Come preannunciato da Il Tempo dell’11 agosto, per la prima volta dall’introduzione della moneta unica, l’area dell’euro è entrata in recessione. Gran parte della stampa ha dato risalto al Bollettino Bce: una contrazione dell’attività economica dello 0,2% nel secondo semestre rispetto all’incremento dello 0,7% nel primo. Pochi hanno messo l’accento sul fatto che i quattro maggiori Paesi dell’area- Francia, Germania, Italia, Spagna – stanno simultaneamente perdendo colpi. Solo l’Austria ed il Portogallo segnano un tasso di crescita (+ 0,4%). Per far fronte alla situazione, il Presidente del Consiglio spagnolo è rientrato dalla vacanze (il Cancelliere tedesco non è in pratica mai partito) ed il Capo dello Stato Presidente francese ha convocato , per il 18 agosto, un Consiglio dei Ministri straordinario. L’area dell’euro è alle prese non solo con lo spettro della recessione ma anche con quello dell’inflazione: i prezzi aumentano ad un tasso del 4% (il doppio dell’obiettivo della Bce). La crescita dei prezzi è specialmente sostenuta nei comparti dei trasporti (7,2%) e dell’alimentazione ed alloggi (6,7%), mentre, per ragioni tecnologiche, c’è un calo (- 2,2%) in quello delle comunicazioni e, a causa della flessione della domanda, una contrazione anche in quello dell’abbigliamento (-0,5). I due spettri, insieme, hanno la sagoma del fantasma della stagflazione – una brutta bestia poiché tanto la teoria quanto l’esperienza del passato ci dicono che i tradizionali rimedi della politica macro-economica (ossia gli strumenti della moneta e del bilancio) rischiano di aggravare il male invece di lenirlo.
Su Il Tempo dell’11 agosto abbiamo indicato alcuni rimedi possibili. I dati degli ultimi giorni consentono di precisarli. Il Bollettino Bce prevede una caduta di breve durata; per l’intero 2008, l’aumento del pil dell’area dovrebbe essere attorno all’1,7%. Leggermente meno ottimisti la Survey mensile of Professional Forecasters (principalmente europei) ed il sondaggio settimanale dell’Economist tra 20 istituti privati di previsione: 1,3%-1,2% . Nelle varie stime, l’Italia resta fanalino di coda – un aumento del pil dello 0,4% nel 2008 e dello 0,9% nel 2009- in quanto oltre al ciclo internazionale si deve assorbire il forte aumento della pressione fiscale attuato nei due anni del Governo Prodi. Complessivamente, però, la ripesa è all’orizzonte, anche se debole. Lo confermano i dati trimestrali delle maggiori banche internazionale ed il rilancio di Opa transnazionali e transcontinentali. Sul fronte dei prezzi, poi, petrolio e materie paiono avere messo la retromarcia ed il rapporto di cambio euro-dollaro Usa sembra in fase di riequilibrio. C’è, quindi, spazio per crediti d’imposta per certe categorie di redditi da lavoro e per un maggiore accento sulla contrattazione integrativa decentrata al fine di dare uno stimolo alla domanda interna (e migliorare i tenori di vita delle famiglie a reddito basso).
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