Iniziato con un concerto di Juan Diego Flòrez che ha fatto discutere (principalmente per le carenze dell’orchestra), il Rossini Opera Festival (ROF) 2008 avrebbe dovuto prendere il volo con “Ermione” (in scena a Pesaro sino al 19 agosto e successivamente al Petruzzelli di Bari). Un elemento importante del nuovo allestimento : per la prima volta idue Abbado – Roberto, direttore d’orchestra, e Daniele, regista- concepiscono ed attuano uno spettacolo insieme. Il volo è stato preso solo in parte
“Ermione” è una delle opere meno note di Rossini . Fu un insuccesso quando venne presentata, con un cast stellare, al San Carlo di Napoli nel 1819. Appena una ventina le riprese in tempi moderni (di cui appena cinque in Italia – l’ultima a Roma nel 1991). Nel 1819 era una “tragédie lyrique” intimista in anticipo sulla sua epoca; aveva, inoltre, un finale tragico mentre il pubblico era uso, dopo la catarsi, ad un lieto rondò della protagonista. Adesso, l’esecusione di “Ermione” si scontra con la difficoltà oggettiva di disporre di due mezzi-soprani (o contralti) e di tre tenori d’agilità (con timbri leggermente differenti). Il confuso di libretto di Andrea Tottola – tratto dalla tragedia “Andromacque” di Racine – non ne agevola la messa in scena: una vicenda, intrisa di sangue, di amori contrastati, nel periodo successivo alla guerra di Troia, con una conclusione degna da grand guignol .
Daniele Abbado sposta l’azione in un luogo e tempo imprecisato: si potrebbe essere nei Balcani o nel Transcaucaso oppure in una Repubblica Sud-americana (ma il corteo nuziale è una visione espressionista e quasi grottesca della Germania nazista). L’impatto sulla recitazione è così fine da non avvertirsi tanto che i cantanti sembrano andare ciascuno per proprio conto. I costumi (di Carla Teti) sono improbabili (da tuniche greche a uniformi da Repubblica delle Banane). E’ bene che la drammaturgia venga rivista prima che lo spettacolo approdi al ricostruito Petruzzelli. Anche in quanto il primo quadro (il coro dei prigionieri troiani) è efficace; promette un’atmosfera cupa (in armonia con la vocalità scura delle due protagoniste) ed un passo serrato (in linea con i rapidi tempi dell’azione scenica).
La direzione musicale di Roberto Abbado, l’orchestra del Teatro Comunale di Bologna, il coro di Praga e l’elevato livello del cast hanno, tuttavia, assicurato il successo e gli applausi. Hanno svettato le due protagoniste: Sonia Ganassi , un’Ermione gelosa che tenuto benissimo un ruolo denso di trabocchetti, e Marianna Pizzolato, un’Andromaca più dolente (madre del piccolo Astaniatte, che i greci vorrebbero uccidere) che innamorata di un potente ma corrucciato Pirro. Di gran livello due dei tre tenori (Antonino Siragusa, Oreste, e Ferdinand von Bothmer, Pilade). Gregory Kunde (Pirro), alle prese con un ruolo terrificante, non ha più l’agilità di un tempo ed è in serie difficoltà quando deve scendere da tonalità alte. Kunde è complessivamente migliorato nel corso dello spettacolo ed è migliore a ciò che sembrava essere diventato due-tre anni fa. E’ ancora distante dalle doti (forse perdute per sempre) che sfoggiava alla metà degli Anni 90. Ottima la concertazione e la prestazione di orchestra e coro alle prese con una delle partiture più inconsuete del Rossini “serio”.
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