sabato 2 agosto 2008

DA 30 ANNI A PESARO SI RISCOPRE ROSSINI E FA BENE AI BILANCI, Il Domenicale 2 agosto

Il Rossini Opera Festival, ROF (Pesaro 9-23 agosto) giunge alla XXIX edizione. E’, dunque, è alla soglia dei trenta anni. E’ uno dei quattro Festival estivi (dei circa 35 in calendario in queste settimane in città italiane grandi e piccole) a cui un disegno di legge in preparazione darebbe lo stato speciale di “Festival di interesse nazionale”. E’, come il Festival di Bayreuth dedicato a Wagner e quelli di Torre del Lago e Parma dedicati rispettivamente a Puccini ed a Verdi, un Festival monografico- dedicato quindi ad un unico autore, Gioacchino Rossini. E’ una caratteristica che avevano, alle origini, anche i Festival di Salisburgo, Aix-en-Provence e Glyndebourne: avevano come scopo la riscoperta di Mozart i cui capolavori, tranne pochi (ed in versioni mutilate e rimaneggiate), si erano in gran misura persi nei 150 anni in cui il Romanticismo, prima, ed il Verismo, poi, avevano tenuto il genio salisburghese lontano dai gusti del pubblico e, perciò, dai teatri. Adesso a Salisburgo, Aix-en-Provence e Glyndebourne, Mozart è ancora di casa ma non è l’unico autore rappresentato.

Mentre i Festival dedicati a Puccini ed a Verdi riguardano autori la cui produzione è, in gran misura, in repertorio in tutto il mondo, il ROF (analogamente ai Festival mozartiani nei loro primi lustri) è, da tre decenni, dedicato alle riscoperte per offrire al pubblico un Rossini differente da quello rimasto sulle scene (sovente con rimaneggiamenti per adeguarlo alle convenzioni dell’epoca durante il Romanticismo ed il Verismo).

Gianfranco Mariotti, uno dei creatori del ROF (di cui è Sovrintendente sin dalla nascita della manifestazione) mette in risalto che “l’operazione teatrale, musicologia ed editoriale che il Festival ha portato avanti d’intesa con la Fondazione Rossini e Casa Ricordi, ha fatto sì che buona parte del patrimonio rossiniano sommerso tornasse progressivamente alla luce, ridiventando ricchezza universale”. In effetti, quasi tutto il “Rossini serio” è stato completato (nel corso dei prossimi tre anni si completerà la messa in scena d’edizioni critiche dell’”opera omnia seria” includendo anche titoli di cui non esiste un autografo). “Parallelamente, una scuola di nuovi interpreti vocali, cresciuta attorno all’Accademia Rossiniana del ROF, giunta alla XIX edizione, ha diffuso nel mondo, rendendole nuovamente eseguibili, musiche che per la loro difficoltà erano uscite dai repertori”. Inoltre, “il ROF è una struttura leggera e flessibile, capace però di produrre attorno a sé un forte indotto economico, turistico, commerciale e d’immagine: un’indagine del DAMS di Bologna ha valutato in 14 milioni di euro la portata di questo indotto”. “Il pubblico del ROF ha un alto tasso di fidelizzazione, e riempie ogni anno i teatri pesaresi in tutta la loro capienza. Due spettatori su tre sono stranieri (caso unico in Italia), con tutto quanto ciò significa in termini di ricaduta sul territorio”. Infine, “il ROF è stato tra i primi in Italia a darsi, nel 1994, la struttura di Fondazione, con ampio coinvolgimento di soggetti privati; il Festival è considerato da molti anni un caso di scuola d’investimento culturale produttivo su un bene culturale, e come tale citato e studiato in molteplici sedi accademiche”.

Esaminando i consuntivi degli ultimi tre anni, si nota che i contributi dei privati e la biglietteria coprono un terzo delle spese di bilanci che sono stati sempre chiusi in pareggio, anche grazie ad un’attiva politica di coproduzioni con i maggiori teatri italiani e stranieri e vendita di produzioni del ROF ad altre fondazioni liriche. A Pesaro, si mette in risalto che al quadro finanziario manca un tassello importante: il 13 agosto 1993 il Parlamento approvò all’unanimità la Legge 319 “Norme a sostegno del Rossini Opera Festival” - un riconoscimento importante della restituzione rossiniana come intervento di tutela della ricchezza del Paese. Per una serie di circostanze, alla scadenza del primo triennio, il programmato rifinanziamento della legge non venne varato; nel 1999 venne ripristinato nel quadro della Legge 237 dedicata alla valorizzazione delle arti contemporanee e di soggetti culturali diversi, ma la cifra è stata ridotta nel corso degli anni, spesso all’improvviso”con conseguenze devastanti – afferma Mariotti - sul bilancio della manifestazione”.

L’ingrediente per assicurare spessore alla manifestazione (nonostante incertezze sui finanziamenti pubblici) è puntare su voci nuove e giovani che spesso (come Juan Diego Flòrez) sono scoperte a Pesaro e su “teatro di regia” tale da avvicinare al pubblico anche il Rossini più ardito. Oltre a numerosi concerti, il Festival 2008 propone due capolavori seri del periodo napoletano (“Ermione” e “Maometto II”) in nuovi allestimenti, coprodotti con i teatri di Bari e di Bremen, e la ripresa di un divertente “dramma giocoso” (“L’equivoco stravagante”):

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