Ieri 25 marzo , “Annunciazione del Signore” (come indicato sui maggiori calendari), il candidato del PD WV (Walter Veltroni) ha rotto quello che sembrava un patto implicito, ovvero un primo segno di “grandi intese”: considerare la materia previdenziale “un tabù” (od una parolaccia) di cui parlare il meno possibile in questa campagna elettorale. Le ragioni del “tabù” sono state illustrate dettagliatamente su L’Occidentale del 17 marzo unitamente alla proposta di sei misure per rimettere in sesto il sistema (nonostante la controriforma varata dalla sinistra con la legge n. 247 del 24 dicembre 2007 – ossia mentre già suonavano i tamburi di chiamata alle urne. Il PdL ha incluso una proposta – adeguare i trattamenti al costo della vita con un effettivo aggancio alla sua evoluzione- ma non ne ha parlato o quasi nelle manifestazioni elettorali. Il PD sfiora appena l’argomento nel “dodecalogo”.
Occorre chiedersi perché WV (che già da due-tre anni fruisce di una pensione di 5000 euro al mese netti in quanto ex-Parlamentare, trattamento che aumenterà considerevolmente se farà, come probabile, altre legislature in Parlamento ed a cui si aggiungerà la pensione da giornalista) abbia inteso scegliere il giorno dell’”Annunciazione del Signore” per porre l’argomento sul tavolo delle due ultime settimane di campagna elettorale. Vale la pena, poi, entrare sul merito economico-finanziario della proposta.
Sotto il profilo politico, la “rupture” di WV, forse provocata dalle polemiche di stampa sulle sue pensioni personali, ha due implicazioni significative : a) un’abiura rispetto alle riforme Amato (1993) e Prodi (1996) che modificando i meccanismi di indicizzazione pre-esistenti (agganciavano le pensioni ai movimenti medi dei salari quali computati dall’Istat) hanno posto gli incrementi dei trattamenti al di sotto dello stesso indice “armonizzato” dell’aumento dei prezzi per le famiglie degli operai e degli impiegati (quale calcolato secondo procedure concordate in Eurostat), erodendo il valore delle pensioni anno dopo anno; b) il tentativo di trovare un’ultima spiaggia tra i pensionati più “arrabbiati” poiché i sondaggi affermano che, consapevoli dei danni loro creati dalle riforme Amato e Prodi, intendono votare PdL e Sinistra Arcobaleno, snobbando il PD. E’ una mossa politica apparentemente astuta se non altro perché distoglie l’attenzione dalle sue pensioni personali. WV dovrebbe, però, spiegare agli italiani chi era Vice Presidente del Consiglio nel 2006 e chi era uno dei maggiori elementi di sostegno del Governo Amato nel 1993 e come mai se il “Dottor Sottile” si è sbagliato tanto in materia di pensioni ai ceti più deboli è tra gli “ottimati” (o simili) del PD e Ministro dell’Interno del defunto Governo Prodi (2006-2008) che tanti danni ha fatto agli italiani. Auguriamoci che queste domande gli vengano poste in confronti pubblici – sin dall’imminente partecipazione del convegno Confagricoltura a Taormina.
Questi aspetti di “politique d’abord” interessano WV più dei conti. Lo sanno le sue insegnanti al Liceo Tasso, dove , anche per questo motivo, non restò molto a lungo. Lo dicono gli esiti del concorso d’ammissione al Centro Sperimentale di Cinematografia. La macchinosa proposta (a WV – è noto- piacciono i film barocchi alla Dario Argento) comporta un complesso di detrazioni e deduzioni tributarie per dare tra i 10 ed i 30 euro in più al mese ai pensionati delle fasce basse e medio-basse. Non solamente comporta forti costi di transazione (per amministrazione e simili) ancora non calcolati (o non presentati al pubblico) ma in termini di perdita di gettito e di incremento dei trattamenti produrrebbe un onere aggiuntivo all’erario di circa 4 (non 2,5) miliardi di euro all’anno, che si sommano ai 10-15 miliardi della legge n. 247 del 24 dicembre 2007. Ove approvata entro il 2010 la previdenza pubblica italiana assorbirebbe sino al 17% del pil (rispetto ad una media Ue del 10%). Ciò vuol dire non solo meno strade, meno scuole, meno sanità ma anche maggiori difficoltà ad onorare il pagamento di debiti ed interessi sul debito pubblico.
Non tutti gli economisti al seguito di WV concordano con l’uscita del leader del PD : la chiamano “proposta kamikaze”, ultimo tentativo , probabilmente, suicida per tentare di racimolare qualche voto al loft si da per inevitabile. E con serie conseguenze per la sopravvivenza dello stesso neonato soggetto politico.
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