mercoledì 5 marzo 2008

IL COSTO DELLE NUOVE REGOLE INTERNAZIONALI

Dopo la crisi finanziaria della scorsa estate di cui si avvertono ancora gli strascichi (vedi gli articoli di Stefano Maiolo e Giuseppe Pennisi in “Formiche” n. 22), il 2008 si presenta come anno in cui si cercherà di dare corpo, da un lato, ad una strategia coordinate delle politiche della moneta e, dall’altro a nuove regole di vigilanza del funzionamento dei mercati internazionali. Le banche centrali europee e nord-americane hanno lanciato un segnale forte già a metà dicembre (da cui sono rimaste assenti le autorità monetarie del Giappone e – quel che più conta – della Cina) mettendo a disposizione liquidità a intermediari finanziari che si sentissero in difficoltà. Non è stato, però, sufficiente a galvanizzare (come si sperava) le Borse. Lo stesso ribasso di 25 punti di base del tasso di riferimento dei mercati americani (l’interbancario) deciso l’11 dicembre dalla Federal Reserve nell’ultima seduta del 2007 del Comitato per le Operazioni sul Mercato Aperto non ha avuto effetti di rilievo (nonostante il ribasso complessivo da settembre sia stato ben di un punto percentuale). Ciò è indicativo non tanto di una crescente avversione al rischio quanto di un fenomeno relativamente nuovo: l’avversione all’ambiguità istituzionale ossia a regole poco chiare o nella loro definizione o nella loro applicazione, oppure in ambedue i casi. Un lavoro recente del servizio studi del Fondo monetario (Fmi) esamina, con indicatori appropriati, l’andamento dell’”equity premium” (ossia dei rendimenti che ci si aspettano da investimenti, quali gli azionari, esposti ad intemperie rispetto a quelli a reddito fisso, come gli obbligazionari) in 53 mercati, sia sviluppati sia emergenti. Giunge alla conclusione che il “premio” non riflette solamente l’avversione al rischio (come si ritiene, e si insegna, normalmente) ma soprattutto l’avversione all’”ambiguità” dei singoli mercati (o, nelle piazze più avanzate e meglio integrate a livello internazionale, di segmenti di mercati, come potrebbe essere quello connesso all’immobiliare). L’analisi Fmi utilizza indicatori statistici della Banca mondiale per classificare l’”ambiguità istituzionale” (ossia assetti istituzionali poco chiari dei mercati finanziari). Lo studio empirico è stato concluso alcuni mesi fa, dunque, non esamina “l’ambiguità” delle regole che ha caratterizzato la finanza strutturata con alti elementi di subprime. Tuttavia, già nell’ultima seduta del G7 dei Ministri Economici e Finanziari dei maggiori Paesi ad alto reddito è stata sottolineata, proprio a ragione della crisi subprime, la necessità di definire nuove regole internazionali di vigilanza (e probabilmente di affidarne l’attuazione allo Fmi, una volta riformato e snellito).

Gli annunci di una maggiore e migliore vigilanza internazionale sui mercati vengono di solito accompagnate da applausi (anche in quanto significa scaricare su Fmi o simili compiti che dovrebbero essere svolti, in prima battuta, dalle autorità nazionali di vigilanza). Poco si riflette, però, sui costi delle nuove regole, soprattutto se si accavallano su quelle (nazionali) già in vigore. Sarebbe necessaria un’Analisi dell’impatto della regolazione (Air) analoga a quella che l’Ocse sta promuovendo (per i mercati interni) dalla metà degli Anni 90, non per scopi accademici o scientifici ma per trarne indicazioni operative. In Italia, purtroppo, si sono succedute schiere di consulenti ma ci si occupati della regolamentazione in materia di frantoi, vivai e biscotti, tralasciando temi davvero critici come le banche ed i trasporti. In circa due lustri, inoltre, non si è pubblicata alcuna analisi empirica Lo si è toccato con mano all’Internazional Regulatory Reform Conference (IRRC) organizzata dalla Bertelsmann Stiftung con specialisti di 56 Paesi, tenuta a Berlino a metà dicembre:: uno dei temi all’attenzione dell’IRRC è il ritardo relativo dell’Italia, tra i Paesi sia Ocse sia Ue, in termini di modernizzazione della regolazione. Il ritardo è schiacciante se si raffronta con quanto realizzato in pochi mesi dall’amministrazione federale tedesca. Siamo, quindi, i meno credibile nel chiedere (come sarebbe logico e doveroso) un’Air delle regole di vigilanza internazionale attualmente in gestazione ( tanto nei dicasteri economici e finanziari dei maggiori Paesi ad alto reddito quanto in sede Fmi, Ocse e Ue).


Riferimenti

Erbas N., Mirakhor A. "The Equity Premium Puzzle, Ambiguity Aversion, and Institutional Quality" IMF Working Paper No. 07/230

Fisher E. “Risk Regulation and Administrative Costitutionalism” Hart Publishing, 2007

King T., Levin A. Perli R. Financial Market Perceptions of Recession Risk" FEDS Working Paper No. 2007-57
Nationaler Normenkontrollat Strengthening Cost Consciuosness for Better Regulation- Annual Report of the National Regulatory Control Council, Federal Republic of Germany

Nijsen A., Hudson J., Mueller Ch., Van Paridon K., Thurik R.“Business Regulations and Public Policy: the Costs and Benefits of Compliance“ Springer, 2007

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