Neanche durante le Feste per la Pasqua, l’”affaire Alitalia” cessa di tenere banco. Tramite l’archivio elettronico de L’Occidentale si può ricostruire l’evoluzione della vicenda da quando nel dicembre 2006 il Presidente del Consiglio Romano Prodi annunciò la privatizzazione del 49,9% dell’azionariato della compagnia (detenuto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze) tramite “un’asta internazionale”, peraltro neanche mai predisposta nei propri documenti di base (bando, capitolato). Risparmiamo, quindi, di fare un riassunto delle complicate puntate precedenti.
Riprendiamo la vicenda dall’offerta “finale e definitiva” presentata da AirFrance-Klm dopo otto settimane di serrate trattative con Alitalia, autorizzato tanto dal CdA della nostra compagnia di bandiera quanto dal Governo Prodi. E’ un’offerta notevolmente inferiore a quella preliminare presentata a fine 2007 e sulla quale cui si sono pronunciati favorevolmente tanto il CdA dell’azienda quanto il Presidente del Consiglio ed il Ministro dell’Economia e delle Finanze (MEF), Tommaso Padoa-Schioppa (TPS), il quale è doppiamente competente per la materia poiché le privatizzazioni rientrano nelle funzioni del MEF ed in ogni caso il MEF è titolare del 49,9% dell’azienda che si cerca di vendere.
L’offerta “finale e definitiva” è stata accettata dal CdA di Alitalia ed ha avuto la benedizione di TPS; il Governo nella sua collegialità si è limitato “a prenderne atto” in una seduta del Consiglio dei Ministri in cui peraltro numerosi erano gli assenti. L’offerta ha innescato reazioni furiose da parte di sindacati, d’elementi di quella che era la maggioranza parlamentare del Governo Prodi, del mondo imprenditoriale e, naturalmente, delle forze politiche oggi all’opposizione ma domani molto probabilmente in maggioranza e con la responsabilità, dunque, di guidare il Paese. Il leader del PdL Silvio Berlusconi si è impegnato in prima persona a cercare di mettere insieme una cordata finanziaria ed industriale in grado di rilevare Alitalia a condizioni migliori di quelle proposte da AirFrance-Klm. Il Presidente di Promos (l’azienda speciale della Camera di Commercio di Milano), il superconsulente di management Bruno Ermolli, sta lavorando intensamente a questo scopo.
La presa di posizione del leader del Pdl ha già ottenuto un risultato immediato: AirFrance-Klm ha fatto comprendere che, nell’incontro con i sindacati in programma per il 25 aprile, verrà presentata una versione ritoccata dell’offerta “finale e definitiva”. Naturalmente, l’obiettivo è più vasto: non ci si illude che si possa attuare l’asta internazionale (mancano i tempi poiché la redazione dei documenti, il bando e la loro valutazione richiedono almeno 12 mesi) ma la discesa in campo di una nuova cordata avrebbe quando meno l’effetto di innescare un processo concorsuale e competitivo di valutazione comparata di almeno due proposte prima di denazionalizzare completamente la compagnia di bandiera.
Dopo avere perso circa 18 mesi cincischiando in procedure anomale e frequentemente cambiate da Prodi e TPS, oggi l’elemento tempo è la chiave essenziale. A sua volta, questo elemento dipende dalla situazione finanziaria di Alitalia, ossia di quanto l’azienda può reggere prima di portare i libri in tribunale, essere commissariata e posta in liquidazione con cessione di singoli rami di azienda. Sull’elemento tempo il Governo è in piena dissonanza: TPS insiste nel dire che i giorni sono contati (quindi o si vende prima del 31 marzo o si chiude baracca), il Ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi afferma che il “programma di sopravvivenza” di Alitalia approvato dall’Esecutivo contiene una provvista di liquidità sino al 31 dicembre 2008 (dunque, si potrebbe formare la cordata alternativa a AirFrance-Klm anche dopo le elezioni e lasciare al nuovo di Esecutivo, chiunque sia il vincitore, il compito della valutazione comparata).
In termini tecnico-musicale, “dissonanza” vuole dire qualità sgradevole di un intervallo o di un accordo. La “dissonanza”, e la sua qualità sgradevole su argomento all’attenzione non solo degli italiani ma dell’economia internazionale in senso lato (severi i commenti dall’estero), è accentuata dall’assordante silenzio del leader del PD, Walter Veltroni (WV per gli amici del panoramico loft). In un passato non lontano, WV non ha celato la sua simpatia per la proposta AirFrance-Klm non tanto perché ne avesse valutato gli aspetti tecnici, finanziari ed economici ma poiché essa comporta che Roma sia il centro indiscusso non solo della direzione ma anche delle operazioni di Alitalia e Fiumicino l’hub dell’eventuale nuova azienda AirFrance-Klm-Alitalia (in ordine di “peso” negli organi di governo e di gestione). Ora intento a cercare il voto del Nord, WV fa da cauto contrappunto al duetto “dissonante” TPS -Bianchi, aggravando la confusione.
A rendere il quadro ancora più complicato (ove mai ce ne fosse bisogno) , numerosi economisti vicini al PD ed a WV scrivono in saggi tecnici ed articoli di giornale che Alitalia è, a tutti gli effetti, fallita da tempo e che nulla si può fare per ridarle vita. Carlo Scarpa ed il gruppo che anima il sito la voce.info lo sostiene da quattro anni e nel 2004 ha richiesto che fosse il Governo dell’epoca a staccare la spina che tiene in vita Alitalia.
Non ci dovrebbe essere nulla di più chiaro e di più trasparente di un libro contabile sulla cui base giudicare se Alitalia ha liquidità per due-tre settimane oppure per circa nove mesi. Gli italiani hanno pieno titolo di chiedere a Prodi, TPS;WV e Bianchi di mostrare le carte. Se Prodi, TPS, WV e Bianchi non vogliono o non possono farlo, è bene che si godano, al più presto, le loro pensioni e lascino ad altri le cure del Paese, con le relative responsabilità.
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