WV (Walter Veltroni) ama prendere slogan in prestito. Persevera pure se in passato le vesti kennediane e lo “I Care” clintoniano non gli portarono bene. Adesso, ha adottato la traduzione italiana dello “Yes, We Can” di Barack Obama. Nulla di meno appropriato, in materia di politica economica. Purtroppo, nessuno dei suoi tanti famigli (affaccendati nel collocarsi in seggi blindati per la XVI Legislatura) ha consultato www.barackobama/issues/economy. Si sarebbero accorti che tanto come metodo per confezionare il programma quanto, soprattutto, in termini di contenuti assomiglia più alle “sette missioni” del PdL che al dodecalogo del PD.
In primo luogo, il metodo. Il programma economico di Obama è stato costruito tramite una vasta consultazione elettronica (tramite il link “present your ideas”) ; circa 6 milioni di mail. Qualcosa di analogo ai gazebo per la scelta, prima, del nome e, poi, delle priorità del PdL. Forse è stato proprio il PdL a copiare il metodo Obama (e a celarlo). Il PD, invece, fornisce alcune idee formulate nel loft con vista sul foro, dirette agli elettori di centro ed affidate alla penna del buon Giorgio Tonini e di alcuni comunicatori. Dalla vasta consultazione telematica, Obama ed i suoi hanno distillato un programma economico costituito da una premessa concettuale e otto punti operativi. La premessa concettuale è quanto mai distante dalla cultura di WV: un vero e proprio “Credo” nella libertà del mercato come base della prosperità che dagli Usa si estende al resto del mondo – prosperità a cui contribuiscono ed in cui partecipano tutti (dai capi d’impresa agli operai). Libertà di mercato e prosperità visti come i beni primari da esaltare.
Pure i punti operativi specifici di Obama si pongono agli antipodi di quelli del PD: a) detrazioni d’imposta sul reddito (non sussidi, il termine esatto dei bonus partoriti nel loft) per ciascun componente-lavoratore di una famiglia; b) detrazioni d’imposta forfettarie per i proprietari di casa c) semplificazione degli adempimenti (non più di 5 minuti per completare la dichiarazione dei redditi di una famiglia del ceto medio) ; d) difesa del “made in Usa”, analogo al colbertismo di cui viene imputato Giulio Tremonti, rispetto all’import da Paesi a bassa tutela sociale; e) un aumento della spesa per istruzione e formazione (non il crollo verificatisi nei 20 mesi del Governo Prodi); f) promozione dei sindacati autonomi (rispetto alle grandi confederazioni) ; g) riforma del diritto fallimentare e h) una gamma di misure puntuali per la famiglia mirate principalmente ad un equilibrio tra lavoro e vita nelle pareti domestiche.
Si può essere d’accordo o meno su altri punti (in particolare di politica estera) di Obama. Tuttavia, se il Senatore dell’Illinois alloggerà alla Casa Bianca sarà stato il programma economico liberal-liberista (con attenzione alla famiglia) a portarcelo. “Yes, He Can”. Non WV.
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2 commenti:
Articolo molto interessante.
Quanto al paragone con il uolter, siamo alle solite: la sinistra cerca di far sognare gli ultimi fessi idolatrando il leader esteri... ma quanto ai contenuti... non ci siamo nemmeno per un po', tra uno zapatero che costruisce la sua tav e cannoneggia i clandestini, e un blair che tratta come si deve gli zingari
figurarsi quando il paragone vola al di là dell'oceano, dove sulle materie fondamentali costituzionali, nemmeno in casa democratica ci si azzarda a mettere in discussione materie che irritano le sensibili pelli dei sinistrati nostrani, dalla pena di morte, alla libera circolazione delle armi (che in italia, per i delinquenti, c'è già da un pezzo), ad un vero liberismo, diverso dalle chiacchiere di cui la sinistra si riempie la bocca per farsi supportare dai "professoroni" del Corrierone
pienamente d'accordo G.P.
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