lunedì 10 marzo 2008

LA CRISI USA SARA’ A BREVE TERMINE MA COLPIRA’ ANCHE L’ITALIA

Dagli Stati Uniti arriva sull’Europa, ed in particolare sull’Italia, un fredde vento di rallentamento economico che nei prossimi mesi potrebbe diventare “recessione”., Questo – occorre spiegarlo data l’informazione superficiale apparsa sulla stampa nostrana, pure su quella economica – è un termine rigorosamente tecnico, definito dal National Bureau of Economic Research (Nber) in “due trimestri con crescita negativa del pil calcolato su base annua”. Non siamo ancora giunti a tanto. Chi, tra gli abbonati al servizio, si è collegato con il sito del “consensus” (i 20 maggiori istituti privati di ricerca econometrica) ha potuto constatare che la crescita media prevista per gli Usa nell’anno in corso è l’1,5%; tuttavia, da un lato, 9 istituti su 20 indicano una crescita non superiore allo 0,8% e, dall’altro, un aumento del pil dell’1,5% è compatibile con una recessione nei due trimestri centrali dell’anno ed una ripresa nel quarto. In effetti, i 20 istituti leggono una forte spinta a partire dell’autunno (la coincidenza delle elezioni non è casuale anche in quanto gli stimoli monetari di questi mesi sarebbero da settembre in piena azione) tale da portare nel 2009 ad un aumento del pil del 2,2%. Sei istituti su 20 (il dato è interessante) vedono addirittura una crescita americana del 3% l’anno prossimo.
E in questo quadro più vasto che vanno letti gli ultimi dati americani ed i timori e tremori che innescano sui mercati finanziari e sulle economie reali. Il più significativo non riguarda la caduta dell’occupazione (fenomeno ben differente dall’aumento della disoccupazione di cui ha parlato molta stampa italiana) ma il tracollo dell’edilizia residenziale: nell’arco di due anni le statistiche sulla costruzione di nuove abitazioni ha subito una contrazione del 18,5% in 24 mesi- la più alta mai registrata da quando il dato viene raccolto, analizzato e pubblicato. E’ una conseguenza non solo del rallentamento economico ma anche del marasma finanziario della crisi dei mutui subprime; dato l’indotto, l’edilizia residenziale può tirarsi dietro numerosi altri settori. Per questo motivo, le misure adottate dalle autorità monetarie accompagnano il marcato ribasso dei tassi (l’interbancario è adesso al 3% l’anno) con provvedimenti puntuali (aste di titoli) dirette ad immettere liquidità nei comparti più colpiti (oltre l’edilizia, anche il settore finanziario a ragione delle insolvenze sui subprime).
E’un quadro di breve periodo (la ripresa Usa .- si è visto – viene data per altamente probabile per l’autunno, magari inoltrato) di cui si deve preoccupare ed occupare chi avrà responsabilità di governo in Italia tra qualche settimana? Credo che sarebbe un grave errore ritenerla una bufera passeggera che non ci toccherebbe: non solo è sintomo di un malessere vasto e profondo dell’economia internazionale ma il tono della politica economica nella prossima legislatura dipenderà in gran misura da ciò che Palazzo Chigi e Via Venti Settembre faranno nei mesi della “recessione” tecnica Usa e del suo impatto sull’Italia (secondo il “consensus” la crescita dell’economia italiana nell’anno in corso sarebbe comunque inferiore all’1%).
Molto dipenderà dalla statura e dalla visione del Ministro dell’Economia e delle Finanze. Il leader del PdL lo ha già indicato in Giulio Tremonti. Il leader del PD, secondo i maligni, avrebbe promesso l’incarico ad una dozzina di personalità (sia politiche sia tecniche); non ha comunque fornito nessuna indicazione.
Il nodo è negli strumenti che è possibile – non solo desiderabile – utilizzare per ripararsi dal vento proveniente d’Oltreatlantico. Abbiamo vincoli in materia di politica di bilancio non solamente a ragione delle regole europee ma soprattutto in quanto una dilatazione della spesa inciderebbe negativamente sullo stock di debito pubblico – il maggior fardello che frena la crescita futura. Futile parlare di politica dei prezzi e dei redditi e di nuovi “patti sociali”.
Il vero nodo è la politica monetaria. La Banca centrale europea (Bce) è intervenuta più frequentemente e più massicciamente della Federal Reserve con provvedimenti puntuali per iniettare liquidità nel settore finanziario ma mantiene il tasso d’interesse di riferimento (il pronto contro termini) al 4% in quanto i suoi statuti prescrivono restrizioni monetarie se, nell’area dell’euro, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo supera il 2% l’anno; ora è al 3,2% l’anno e, anche depurato da voci molto sensibili (petrolio, generi alimentari), e ben al di là del “tetto” auto-impostosi dalla Bce.
Il Presidente della Bce Jean-Claude Trichet non è, di formazione, un economista ma un ingegnere minerario. In quanto ingegnere è stato molto spedito e molto abile, l’autunno scorso a convogliare liquidità verso il settore finanziario. Si è comportato da idraulico (la materia della sua tesi) addirittura virtuoso. E’ meno adatto, però, alla costruzione di scenari che richiedono visione. E’ convinto che l’Europa (degli ingegneri) ha muraglie in grado di resistere al vento da Oltreatlantico. Mentre un numero crescente di economisti – riveltore un lavoro riservato del servizio studi della Duetsche Bank – pensa che il raffreddore americano potrebbe farci prendere la broncopolmonite.
Sta aumentando il numero di Governi europei che insistoo perché, nelle circostanze, la Bce riveda la propria politica. Il Presidente francese, Nicolas Sarkozy, è quello che lo detto con la voce più forte. Molti altri Governi dell’area dell’euro, però, non utilizzano più bisbigli sommessi e mormorii. Il prossimo Governo e ed il prossimo Ministro dell’Economia e delle Finanze dell’Italia potrebbero avere una funzione chiave perché parta dei Ministri Economici e Finanziari dell’Eurogruppo un invito forte alla Bce. Potrebbero essere l’ago della bilancia all’interno di un gruppo tendenzialmente parruccone. Sarebbe l’occasione per Giulio Tremonti di dare corpo ed azione politica concreta al suo saggio Le Paure e la Speranza. E di mostrare che, se necessario, ha denti per mordere. Il caravanserraglio del PD non induce a pensare che l”innominato” (uno dei tanti a cui WV ha promesso un quartino con soffitti istoriati ed ingresso principale sui Via Venti Settembre) abbia la tempra per un compito del genere.

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