Lucio Dalla in un veste non del tutto nuova – quella di regista di un’opera lirica. L’anno scorso ha curato la regia di una chicca di Ferruccio Busoni “Arlecchino”- un atto unico raffinato, con pochi personaggi, applaudito al Festival di Westford, nonché apparso alcune sere fa in anche televisione. In precedenza, oltre all’adattamento di “Tosca”, aveva al suo attivo un elegante “Pierino e il lupo” di Prokofief – sempre a Bologna. Questa volta si cimenta, però, con la “Beggar’s Opera” (L’opera del mendicante) di John Gay, un’opera andata in scena nel 1728 a Londra ed in cui si alternano parti recitate e parti cantate (in stile barocco). Il lavoro che ispirato per vari adattamenti autori moderni come Kurt Weill, Benjamin Britten e Duke Hellington. Nell’edizione di Frederic Austin del 1920 (quella adottata da Dalla) ha avuto 1473 repliche al Lyric Theatre di Hammerschmidt (a Londra).
“E’ una delle avventure più divertenti e stimolanti in cui mi sia tuffato”- ci dice Dalla, il quale, vale la pena sottolinearlo, fa queste regie liriche per pura passione, ossia senza riceverne un cachet. “ Nonostante l’opera sia stata scritta e composta trecento anni fa, parla un linguaggio assolutamente contemporaneo: siamo alle prese con una folla di ladri e prostitute, di ricettatori e di imbroglioni: Mr. e Mrs. Peachum, (il loro nome è Speja in questa versione, gli interpreti Peppe Servillo e Angela Baraldi), la loro figlia e il marito di lei, Capitan Uccello il bandito rubacuori, e sullo sfondo un’umanità protagonista di uno dei primi esempi di musical della storia del teatro.”
La regia si annuncia provocatoria. Giuseppe Di Leva, che ha curato l’adattamento italiano, trasporta l’azione da Londra a Bologna senza cambiare una virgola alla vicenda, ma riducendo i numeri musicali da 70 a circa 50 (come già fatto da Austin e Britten) per rendere la durata dello spettacolo compatibile con le abitudini del pubblico d’oggi; nel 1728 al Lincoln’s Inn Field (dove il lavoro debuttò) si restava l’intera giornata a teatro, vi si pranzava, vi si intrecciavano affari di pecunia e di cuore.
Situarla, però. in una città del Nord in cui negli ultimi lustri c’è stata una forte immigrazione vuol dire una situazione analoga a quella della Londra del 1728: i personaggi parlano vari dialetti, tra cui il bolognese, il romanesco, il napoletano. Quindi, si fa ricorso ai sovrattitoli per una migliore apprezzamento dei dialoghi da parte del pubblico
“Il mendicante, che nella rappresentazione è lo stesso autore dell’opera, entra in scena. Incontra il direttore del teatro:
. Comincerà così – anticipa Dalla - la mia “Beggar’s Opera”: mentre un pusher si aggira in sala offrendo della droga, il mendicante fa capire al pubblico il perché la recita si svolge nel secondo teatro cittadino, quello più popolare, il “Duse” non nella Sala del Bibiena, tempio della musica colta. E’ una scelta obbligata: questa commedia melo-satirica è una storia popolare nata da arie popolari” (tra cui una , scritta e composta per l’occasione, da Dalla in persona). “L’intenzione è di portare l’opera in spazi e un pubblico più vasto, a prezzi più contenuti, allo scopo di avvicinare i giovani al mondo del teatro in musica in generale e della lirica in particolare”. I giovani artisti, che studiano nel capoluogo emiliano, sono coinvolti direttamente: l’allestimento (scene, costumi, attrezzeria) è realizzato in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Bologna, in coproduzione con il Teatro Comunale di Modena e con i Teatri di Reggio Emilia. E’ già programmata una tournée in Spagna. Il progetto è di farlo vedere in varie città italiane nella stagione 2008-2009 che inizia il prossimo autunno.
Altre incursioni di Dalla nella musica classica? Nell’immediato, un quintetto su Benvenuto Cellini che verrà presentata a Firenze il 14 ed il 15 maggio nell’ambito del maggio musicale.
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