OPERA/ Peppe Barra all'Università La Sapienza: la riscoperta della musica
napoletana
Pubblicazione: martedì 2 giugno 2015
Peppe Barra, foto di Damiano Rosa
NEWS Musica
L’Istituzione Universitaria dei
Concerti (IUC) dell’Università la Sapienza di Roma è una dei principali
istituti musicali della capitale. Non è antica come l’Accademia Nazionale di
Santa Cecilia o frutto di un cenacolo nobile della prima metà dell’ottocento
come l’Accademia Filarmonica Roma, ma nasce nel fervore del secondo dopoguerra
con l’obiettivo di portare ad un pubblico ‘colto’ – docenti e studenti universitari
- musica ‘colta’ italiana e straniera nella bellissima aula magna
dell’ateneo dove sfoggia uno dei migliori ‘murales’ di Sironi.
Dopo una prima, breve stagione
"di assaggio", nel 1945-46 l’IUC aveva già una struttura basata su
tre piloni solidissimi, tre pianisti: Magaloff, Backhaus, Fischer. Negli anni
successivi tornano Magaloff, Backhaus, Fischer, arrivò Cortot, arrivarono
Kulenkampff, Menuhin, la De Vito, Busch, Fournier, Kempff nonché concertisti
"nuovi" ma destinati a grandi carriere, come Géza Anda o Ciccolini.
Con un bilancio molto modesto (e con prezzi dei biglietti alla portata di
docenti e studenti) presenta ogni anno un cartellone ricco principalmente di
cameristica internazionale.
Tra le anticipazioni per la stagione
2015-16, ci sono complessi ed artisti come l’Akademie für Alte Musik di Berlino
, Jordi Sarvall & Hespérion XXI, Sara Mingardo con l’Accademia degli
Astrusi, i London Brass, Ian Bostridge, Julius Drake, Yundi Li, l’Estonian
Philarmonic Chamber Chorus. L’elenco potrebbe continuare, questa è solo
un’indicazione dell’alta qualità dello IUC.
E’ in questo quadro, in un’Aula
Magna occupata in ogni ordine di posti che la stagione 2014-15 è terminata il
26 maggio con un concerto/spettacolo di Peppe Barra e del complesso che dirige.
Per molti aspetti Vurria Addeventare è una ripresa di uno spettacolo
presentato a La Fenice di Venezia che Barra porta in tournée in numerosi teatri
italiani e stranieri. Figlio d’arte, cresciuto sui palcoscenici, Barra
appartiene a pieno titolo alla musica ‘colta’ per le sue attività, con Roberto
De Simone e con la Compagnia di Canto Popolare, di riscoperta della ‘vera’
opera napoletana del Seicento e del Settecento. Un’opera napoletana molto
differente dalla ‘scuola napoletana’ del settecento (ed inizio ottocento)
quella presentata dal 2007 al 2012 da Riccardo Muti a Salisburgo dl Festival di
Pentecoste (e successivamente proposta in circuiti italiani di ‘teatri di
tradizione’.
La ‘scuola’ proposta da Muti era
composta principalmente da compositori pugliesi e calabresi, accumunati dal
fatto di avere studiato nel maggior conservatorio napoletano; seguivano gli
stilemi dei ‘drammi giocosi’ o delle ‘opere semiserie’ dell’epoca e guardavano
alle opportunità fuori da Napoli e dall’Italia.
Le riscoperte di De Simone e Barra
riguardano l’opera per il grande pubblico che frequentava non il San Carla ma
l’equivalente del viennese Theater am der Wien e voleva al temo stesso
divertirsi e riflettere. Si pensi a La Gatta Cenerentola.Teatro in
musica modernissimo tanto che un regista americano di grande raffinatezza come
Lorenzo Mariani ed un direttore d’orchestra di spessore come Heinz Karl Gruber
lo scelsero tra i protagonisti de L’Opera da Tre Soldi di
Bertold Brecht e Kurt Weill quando ne allestì una produzione per la
paludatissima Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
Ma veniamo a Vurria
Addeventare. E’ un concerto in cui Peppe Barra e il suo complesso
spaziano dallapulcinellate, a Cimarosa, a intermezzi di Cimarosa e
di Piccini, a filastrocche popolari ed anche a songs di Bob
Marley ed omaggi a Fabrizio dè Andre e a Peter Gabriel, nonché al Cunto
de li Cunti di Giambattista Basile. Musica molto più sanguigna e molto
più appassionante di quella della ‘scuola napoletana’ di Muti.
Ciò spiega l’entusiasmo, gli
applausi e le vere e proprie ovazioni durante lo spettacolo ed al suo
termine.
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