Chi era don Giuseppe Fini,
compositore ed organista
giugno 13, 2015 Giuseppe
Pennisi
È un libro che per i cattolici è importante in quanto ricostruzione della
vita cultura in una provincia dell’Italia centrale dalla fine dell’Ottocento
alla Seconda guerra mondiale
È uscito da poche
settimane Don Giuseppe Fini. Compositore ed Organista. Maestro di Cappella
delle Cattedrali di Urbania ed Urbino di Lorenzo Antinori (Zecchini
Editore, 320 pagine, € 25). Giuseppe Fini (1877-1944, morì a causa di un
bombardamento) ha vissuto quasi nello stesso periodo di Lorenzo Perosi
(1872-1956); appartengono all’esperienza musicale dell’Italia da post unitaria
al “Novecento Storico” ed ad un contesto da vagamente anti-clericale
(nell’Italia post-unitaria) a concordatario. A differenza di Perosi, però, la
sua esistenza umana è stata, in gran misura, confinata alle Marche; è stato
quasi completamente obliato. Il meticoloso lavoro di Antinori riscopre non solo
le sue qualità di compositore fecondo (anche di due opere liriche, oltre che di
musica sacra) ed organizzatore musicale attivo, ma scava il contesto culturale
delle musica cattolica in quel lungo periodo dal punto di vista della provincia
marchigiana. Un’ottica nuova e interessante anche per non specialisti dato che
spesso studiando la singola foglia, si comprende meglio il bosco.
È un libro che per i cattolici è importante in quanto ricostruzione
della vita cultura in una provincia dell’Italia centrale dalla fine
dell’Ottocento alla Seconda guerra mondiale. Mostra un quadro sociale
differente da quello di gran parte delle ricostruzioni. Mentre a livello
nazionale, la cultura era laica ove non laicista e le varie “correnti musicali”
(tradizionalisti, innovatori) che ambivano ad avere un ruolo nell’orchestra del
Duce, si tenevano (tranne poche eccezioni) distanti dal “sacro”, nei capoluoghi
di provincia e nelle piccole città, già molti anni prima dei “Patti
Lateranensi” erano la Chiesa, la Parrocchia e la Diocesi a fare da motore alla
vita culturale in generale ed a quella musicale in particolare.
Era un’”Italietta” che, tramite la rete internazionale della cultura cattolica, si incorporavano lezioni, come quelle del “Gruppo dei Sei” francese, che nel resto del panorama musicale italiano venivano recepite solo da pochissimi (ad esempio, da Franco Alfano). Il lavoro di Antinori, quindi, non è solo per musicologi o per specialisti di storia della musica ma per tutti coloro che sono interessati a riscoprire aspetti poco noti della società italiana nel periodo tra l’età giolittiana e la metà del secolo scorso.
Era un’”Italietta” che, tramite la rete internazionale della cultura cattolica, si incorporavano lezioni, come quelle del “Gruppo dei Sei” francese, che nel resto del panorama musicale italiano venivano recepite solo da pochissimi (ad esempio, da Franco Alfano). Il lavoro di Antinori, quindi, non è solo per musicologi o per specialisti di storia della musica ma per tutti coloro che sono interessati a riscoprire aspetti poco noti della società italiana nel periodo tra l’età giolittiana e la metà del secolo scorso.
Leggi di Più: Chi era don Giuseppe Fini, compositore | Tempi.it
Follow us: @Tempi_it on Twitter | tempi.it on Facebo
Nessun commento:
Posta un commento