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venerdì 12 giugno 2015
Il suono giallo” di Alessandro Solbiati debutta a Bologna in Formiche 12 giugno
“Il suono giallo” di Alessandro Solbiati debutta a Bologna
12 - 06 - 2015
Giuseppe Pennisi
La nuova opera di Alessandro Solbiati
Il Suono Giallo
che debutta a Bologna il 13 giugno, è un omaggio esplicito al pittore Vassilij Kandinskij e alla sua poetica , Nelk lavoro, commissionato dal Teatro Comunale di Bologna, Alessandro Solbiati, confrontandosi e ispirandosi all’omonimo testo originale del pittore russo (
Der Gelbe Klang
) , cerca di restituirne in musica lo stile originalissimo, fatto di aforismi e calato in un contesto estremamente meditativo e rarefatto. Il testo di Kandiskij è già stato messo in musica da altri compositori- ad esempio, Gunther Schuller e da Alfred Schnittke (il cui lavoro è stato presentato anche in Italia, al festival ‘Verona Contemporanea’ nel 2012.
“La commissione ad Alessandro Solbiati per la realizzazione del
Suono
giallo
– sottolinea il sovrintendente Nicola Sani – rientra nella politica del Teatro Comunale di Bologna di sostegno, promozione e diffusione del teatro musicale contemporaneo, con particolare riferimento alla generazione attuale dei compositori italiani. Solbiati, che trae il soggetto della sua nuova opera dal grande pittore russo Vassilij Kandinskij, è uno degli autori più interessanti nel panorama della nuova musica. La sua scrittura innovativa riesce a coniugare il piano narrativo e l’espressività ed unisce al portato dell’avanguardia la grande lezione della tradizione melodrammatica italiana. La messa in scena presenta una ‘visione’ originale in cui musica e drammaturgia, immagine sonora e visiva, si intrecciano coerentemente raggiungendo momenti di grande forza emotiva e spettacolare, sotto la direzione attenta e particolarmente vocata alla drammaturgia contemporanea di Franco Ripa di Meana, che si avvale della collaborazione dell’artista Gianni Dessì, autore di un singolare intreccio tra opere d’arte e narrazione scenica”.
“Il mio impegno nel teatro musicale – dice Solbiati – è stato via via sempre più intenso dal 2007 (
Il carro e i canti
, Trieste 2009;
Leggenda
, Torino 2011); adesso desidero indagare una drammaturgia più astratta.
Il suono giallo
parte anche da Kandinskij, dal suo concetto di opera d’arte totale, fatta di luci, movimenti, suoni, parole…”
La direzione è affidata a uno specialista del repertorio contemporaneo come Marco Angius, che torna a dirigere l’Orchestra del Teatro Comunale dopo il successo ottenuto con
Jakob Lenz
nel 2012. “La drammaturgia utopistica del
Suono
giallo
di Kandinskij – sottolinea Angius – si presenta come un soggetto arduo da mettere in musica: poco testo, assenza d’azione effettiva, mancanza di un reale protagonista, incarnato semmai dall’inquietudine dell’artista e dal suo inconscio. La musica di Solbiati accetta la sfida offerta da una struttura espressiva così visionaria e la introietta in una partitura sontuosa, millimetrica, perfino ossessiva nella ricerca dei timbri e dei rapporti tra suono e segno, tra parola e colore.
Tre livelli principali – continua Angius – sostengono la struttura drammaturgica: il coro grande, presente praticamente nell’arco di tutta l’opera, si confonde ed emerge dalle rigogliose efflorescenze orchestrali come un’entità metafisica, una sorta di coscienza collettiva. Un secondo piano è rappresentato dal coro piccolo, artefice di rituali misteriosi e danzanti: in esso prevale una componente ritmica, più aderente alle allusioni coreografiche dell’insieme. Infine i cinque Giganti, figure indefinibili e a-soggettive, sebbene dotate ciascuna di un proprio momento solistico”.
Ognuno dei sei pannelli scenici che formano l’opera viene accompagnato da un breve intermezzo orchestrale, cioè da un commentario che sigla l’ambiente sonoro precedente e stacca sul successivo, come spiega il compositore stesso nelle note alla partitura. Si tratta dunque di un teatro musicale dalle illimitate derive di senso: una galleria sonora e visiva di forme mobili e stratificate in flussi discorsivi. Lo spettatore, parte integrante di questo ingranaggio, è invitato ad addentrarsi in un labirinto onirico fatto di elementi simbolici, quando non animisti, dove nulla sembra veramente immobile, anche nei momenti di sospensione timbrica e temporale più evidenti.
La regia è firmata da Franco Ripa di Meana, le scene e i costumi da Gianni Dessì – entrambi autori del progetto scenico – mentre il Coro del Teatro Comunale di Bologna è istruito da Andrea Faidutti.
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