“Il suono giallo” di Alessandro Solbiati debutta a Bologna
La nuova opera di Alessandro Solbiati Il Suono Giallo che
debutta a Bologna il 13 giugno, è un omaggio esplicito al pittore
Vassilij Kandinskij e alla sua poetica , Nelk lavoro, commissionato dal
Teatro Comunale di Bologna, Alessandro Solbiati, confrontandosi e ispirandosi
all’omonimo testo originale del pittore russo (Der Gelbe Klang) , cerca
di restituirne in musica lo stile originalissimo, fatto di aforismi e calato in
un contesto estremamente meditativo e rarefatto. Il testo di Kandiskij è già
stato messo in musica da altri compositori- ad esempio, Gunther Schuller e da
Alfred Schnittke (il cui lavoro è stato presentato anche in Italia, al festival
‘Verona Contemporanea’ nel 2012.
“La commissione ad Alessandro Solbiati per la realizzazione del Suono
giallo – sottolinea il sovrintendente Nicola Sani – rientra nella
politica del Teatro Comunale di Bologna di sostegno, promozione e diffusione
del teatro musicale contemporaneo, con particolare riferimento alla generazione
attuale dei compositori italiani. Solbiati, che trae il soggetto della sua
nuova opera dal grande pittore russo Vassilij Kandinskij, è uno degli autori
più interessanti nel panorama della nuova musica. La sua scrittura innovativa
riesce a coniugare il piano narrativo e l’espressività ed unisce al portato
dell’avanguardia la grande lezione della tradizione melodrammatica italiana. La
messa in scena presenta una ‘visione’ originale in cui musica e drammaturgia,
immagine sonora e visiva, si intrecciano coerentemente raggiungendo momenti di
grande forza emotiva e spettacolare, sotto la direzione attenta e
particolarmente vocata alla drammaturgia contemporanea di Franco Ripa di Meana,
che si avvale della collaborazione dell’artista Gianni Dessì, autore di un
singolare intreccio tra opere d’arte e narrazione scenica”.
“Il mio impegno nel teatro musicale – dice Solbiati – è stato via
via sempre più intenso dal 2007 (Il carro e i canti, Trieste 2009; Leggenda,
Torino 2011); adesso desidero indagare una drammaturgia più astratta. Il
suono giallo parte anche da Kandinskij, dal suo concetto di opera d’arte
totale, fatta di luci, movimenti, suoni, parole…”
La direzione è affidata a uno specialista del repertorio
contemporaneo come Marco Angius, che torna a dirigere l’Orchestra del Teatro
Comunale dopo il successo ottenuto con Jakob Lenz nel 2012. “La
drammaturgia utopistica del Suono giallo di Kandinskij – sottolinea
Angius – si presenta come un soggetto arduo da mettere in musica: poco testo,
assenza d’azione effettiva, mancanza di un reale protagonista, incarnato semmai
dall’inquietudine dell’artista e dal suo inconscio. La musica di Solbiati
accetta la sfida offerta da una struttura espressiva così visionaria e la
introietta in una partitura sontuosa, millimetrica, perfino ossessiva nella
ricerca dei timbri e dei rapporti tra suono e segno, tra parola e colore.
Tre livelli principali – continua Angius – sostengono la struttura
drammaturgica: il coro grande, presente praticamente nell’arco di tutta
l’opera, si confonde ed emerge dalle rigogliose efflorescenze orchestrali come
un’entità metafisica, una sorta di coscienza collettiva. Un secondo piano è
rappresentato dal coro piccolo, artefice di rituali misteriosi e danzanti: in
esso prevale una componente ritmica, più aderente alle allusioni coreografiche
dell’insieme. Infine i cinque Giganti, figure indefinibili e a-soggettive,
sebbene dotate ciascuna di un proprio momento solistico”.
Ognuno dei sei pannelli scenici che formano l’opera viene
accompagnato da un breve intermezzo orchestrale, cioè da un commentario che
sigla l’ambiente sonoro precedente e stacca sul successivo, come spiega il
compositore stesso nelle note alla partitura. Si tratta dunque di un teatro
musicale dalle illimitate derive di senso: una galleria sonora e visiva di
forme mobili e stratificate in flussi discorsivi. Lo spettatore, parte
integrante di questo ingranaggio, è invitato ad addentrarsi in un labirinto
onirico fatto di elementi simbolici, quando non animisti, dove nulla sembra
veramente immobile, anche nei momenti di sospensione timbrica e temporale più
evidenti.
La regia è firmata da Franco Ripa di Meana, le scene e i costumi
da Gianni Dessì – entrambi autori del progetto scenico – mentre il Coro del
Teatro Comunale di Bologna è istruito da Andrea Faidutti.
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