L’escamotage: una rata unica per tutto
giugno
La crisi greca sarà senza dubbio il tema che terrà banco al
Consiglio della Banca centrale Europea in programma oggi. Ad Atene le casse
sono vuote ed è improbabile che la Grecia sia in grado di pagare la rata di 303
milioni di euro dovuta al Fondo monetario entro il 5 giugno. Sarebbe di Carlo
Cottarelli, che ha passato circa trent’anni al Fmi e rappresenta, nel Consiglio
dell’istituto, un gruppo di Paesi tra cui la Grecia, l’idea che potrebbe dare
un po’ di respiro ad Atene: combinare tutte le rate dovute in giugno (per un
totale di 1,3 miliardi) e pagarle a fine mese. È una procedura adottata in
alcuni casi in passato per Paesi molto indebitati e a basso reddito: l’ultima
volta fu una quarantina di anni fa per lo Zambia. Forse l’orgoglio di Tsipras e
Varoufakis (e di tanti greci) verrebbe ferito dall’essere trattati come il Paese
dell’Africa australe. Tuttavia, se il sistema funzionasse e se nei prossimi
giorni si arrivasse ad un accordo tanto sul debito quanto su nuovi
finanziamenti, si tranquillizzerebbero anche i contribuenti italiani che hanno
prestato alla Grecia circa 40 miliardi di euro, oltre il doppio di quanto
stimato per la perequazione delle pensioni e un nuovo contratto nel pubblico
impiego.
Tuttavia, la strada è irta e tutta in salita. In primo luogo
si è arrivati al punto che il direttore del Fmi, Christine Lagarde, ha detto di
avere perso la pazienza con le promesse (vaghe e senza esito concreto) di
Tsipras e Varoufakis; per di più, la strumentazione econometrica del Fmi
direbbe che l’uscita della Grecia dall’eurozona sarebbe ininfluente sui mercati
mondiali ed europei. In secondo luogo, sempre al Fmi, la decisione improvvisa
di sostituire il supplentevicario di Cottarelli (incarico spettante alla
Grecia) con Elena Paranitis, una parlamentare del partito socialista ellenico
non rieletta alle ultime elezioni e passata tra le file di Syriza; a rendere il
tutto ancora più complicato, nel giro di 48 ore, proprio su richiesta dei
maggiorenti di Syriza la nomina è stata ritirata, creando costernazione a
Washington. In terzo luogo, in seno all’unione monetaria europea non ha fatto
una buona impressione l’intervista di Tspiras a Le Monde in cui le difficoltà
del negoziato sono state interamente addossate alle istituzioni di Bruxelles e
al Fmi; non solo garbo, ma anche efficienza ed efficacia richiedono di
mantenere il più stretto riserbo su trattative relative ad argomenti così
delicati come debito e flussi finanziari aggiuntivi. In quarto luogo,
all’interno di Syriza è in atto una vera e propria rivolta contro Tspiras,
accusato di concedere troppo ai creditori – ciò spiegherebbe i temi
dell’intervista a Le Monde. In breve, lo spiraglio che s’intravvedeva
all’inizio della settimana scorsa ora sembra molto più stretto.
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