OPERA/ Il ritorno del
Gesamkunstwerk, Il Suono Giallo a Bologna
Pubblicazione: mercoledì 17
giugno 2015
Suono giallo a Bologna
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Musica
La nuova opera di Alessandro Solbiati Il Suono Giallo in scena
solamente per quattro repliche (dal 13 al 17 giugno) al Teatro Comunale di
Bologna (che l’ha commissionata) merita una riflessione che va oltre le
specifiche del lavoro e della ingegnosa e brillante messa in scena di Franco
Ripa di Meana e Gianni Dessì, due artisti oltre che seri professionisti.
Molto differente dalla grandiosa Leggenda di Solbiati, messa in
scena al Teatro Carignano di Torino nell’ambito della stagione del Teatro Regio
di Torino nel settembre 2011, è un’indicazione di come in questo scorcio di
ventunesimo secolo stia tornando il Gesamkunstwerk (ossia l ‘opera
d’arte totale’ che fonde diverse discipline ed utilizza tutte le muse)
che caratterizzò i primi anni del Ventesimo secolo. Leggenda è un
grand-opéra del Ventunesimo secolo, molto spirituale, tratto da un capitolo de I
Fratelli Karamazov di Fedor Dostojevski. Ha quindi un forte impianto
drammaturgico su una trama ben precisa e personaggi con chiari sviluppi
psicologici.
Il Suono Giallo è, invece, un omaggio al pittore
Vassilij Kandinskij (che scrisse il testo nel 1909) e alla poetica del Il
testo di Kandiskij (molto breve e rarefatto) è già stato messo in musica da
altri compositori - ad esempio, Gunther Schuller e Alfred Schnittke (il cui
lavoro è stato presentato anche in Italia al festival Verona Contemporanea nel
2012). L’edizione di Solbiati ha un vantaggio rispetto alle altre: lo scarno
testo è rimpolpato da citazioni di un quaderno di appunti di Kandinskij.
L’opera dura meno di un’ora e mezza e il suo punto centrale è il travaglio
creativo di un artista visionario. In effetti, priva di drammaturgia è, più che
un’opera, una sinfonia per grande orchestra, doppio coro (una grande fuori
scena e uno piccolo in scena), solisti (che non interpretano personaggi dato il
carattere astratto del lavoro, ma visioni), mimi e attori.
Tutto ciò ricorda il Gesamkunstwerk, lavori astratti ove non
assurdi come L’Amour des Trois Oranges di Serghei Prokovief o Il
Naso di Dmitrij Šostakovic che, all’inizio del Novecento trionfarono
rispettivamente a Chicago e a San Pietroburgo; la loro attualità e vivacità ancora
oggi è confermata dalle riprese della prima al Maggio Musicale Fiorentino 2014
e dell’altra al Teatro dell’Opera di Roma nel 2013 e, in una differente
produzione, a Parma ed altri teatro emiliani alcuni anni fa.
Anche in Italia, fu di modo il Gesamkunstwerk. Un vero
gioiello del genere è l’Orfeide di Gian Francesco Malipiero di cui sono
riuscito a recuperare, dopo anni di ricerche, una bella incisione (masterizzata
in CD) basata su tre repliche al Maggio Fiorentino nel 1966. Magda Oliviero è
una dei protagonisti. A mio avviso le Sette Canzoni che compongono il
secondo atto non hanno nulla da invidiare al Pierrot Lunaire di Arnold
Schoenberg.
Torniamo a Il Suono Giallo. E’ diviso in un prologo, sei scene
e un epilogo e, pur non avendo trama, esprime il travaglio creativo
dell’artista che culmina in una danza vorticosa intrisa di eros prima della
grande luce gialla della creazione artistica.
Quindi, la regia, le scene e i costumi (ispirati alla pittura di
Kandinskij) hanno un ruolo cruciale - Franco Ripa di Meana e Gianni
Dessì, rendono visibilmente godibile il singolare intreccio tra opere
d’arte e un’azione scenica che, tranne che in una delle sei scene ( e
solo per pochi minuti) non è narrazione ma pura astrazione. La direzione
musicale è affidata a uno specialista del repertorio contemporaneo come Marco
Angius. Bravissimo il coro del Teatro Comunale di Bologna guidato da
Andrea Faidutti. Di livello i cinque solisti (Alda Caiello, Laura Catrani,
Paolo Antognetti , Maurizio Leoni e Nicholas Isherwood). La partitura non fa
uso, come in altri lavori di Solbiati, di live electronics ma
parte dell’orchestra e del coro sono nei palchi, creando quindi interessanti
effetti stereofonici.
Grande successo alla prima. Ho visto e ascoltato l’opera alla pomeridiana
domenicale; la platea era piena ma i palchi semi-vuoti. Occorrerebbe un programma
per avvicinare il pubblico alla musica contemporanea.
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