OPERA/ Ci sono teatri che funzionano bene, ecco quali sono
Pubblicazione: domenica 28 giugno 2015
Teatro Pergolesi, foto di Rosalia Filippetti
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NEWS Musica
Grazie ai finanziamenti straordinari
ed alle ristrutturazioni organizzative e finanziarie, previste dalla Legge
Bray, numerosi teatri che sembravano disarcionati si stanno rimettendo in
sella. Il caso più clamoroso è quello del Teatro dell’Opera di Roma alla cui svolta
la Rivista Musica dedica diverse pagine e di cui si è interessata anche la
stampa estera. Un miliardario malese di etnia cinese ha donato un milione di
euro al Teatro dell’Opera come segno tangibile della propria
partecipazione al riassetto. Per la settimana entrante, il Teatro Massimo di
Palermo ha annunciato la presentazione alla stampa delle specifiche del proprio
risanamento in corso.
L’attenzione ai ‘grandi teatri’ in
risanamento non deve , però, distrarci da esaminare i ‘piccoli’ teatri che funzionano
bene grazie ad un oculata strategia manageriale. Uno di questi è il Teatro
Pergolesi di Jesi (che ha ricevuto il ‘Premio Abbiati’) per avere presentato,
in occasione dei trecento anni dalla nascita del compositore jesino, l’opera
omnia del musicista (con la collaborazione dello stesso Claudio Abbado) ; i
lavori sono stati registrati dalla Unitel e si vedono , oltre che su DvD, sulle
maggiori televisioni di tutto il mondo. Da nove anni chiude i bilanci con un
leggero attivo per ciascun esercizio.
Il fulcro della strategia è la
coproduzioni con teatri italiani e stranieri. Ad esempio la prossima stagione
lirica comprende sette titoli (due al Teatro delle Muse di Ancona – ad appena
trentotto chilometri collegati con navette) tutti in coproduzione. La più
importante è il Don Pasquale di Donizetti (con scene costruiti nei
laboratori del Teatro Pergolesi) e co-prodotto con i quattro teatri del
circuito lombardo (Bergamo, Como, Cremona, Pavia) e ben sei teatri francesi
(Clermont-Auvergne, Saint-Etienne,Limoges, Avignon, Massy, Reins, Rouen,
Vichy). Inoltre, Nabucco di Verdi è una joint venture con Tenerife,
Modena e Reggio Emilia, Le nozze di Figaro di Mozart con la ‘Bottega
Maag’ di Pesaro e La vedova allegra di Léhar uno sforzo comune con
Salerno. Un modo intelligente per avare buona qualità a costi contenuti per
ciascun teatro.
La Fondazione Pergolesi Spontini di
Jesin riversa nella sola provincia di Ancona circa il quadruplo di ogni euro di
finanziamento pubblico ricevuto; solo nel 2012, a fronte di finanziamenti
pubblici pari a circa 2,1 milioni di euro, si stima che il complesso delle
attività dell’azienda culturale di produzione e servizi per il territorio ha
generato un impatto di 3,65 volte superiore al valore iniziale, per un impatto
economico generato totale di € 7.702.290. Un risultato che colloca la
Fondazione tra gli esempi più virtuosi in termini di rapporto tra finanziamenti
pubblici e reddito autogenerato.
E’ quanto emerge dal Rapporto di
ricerca “Analisi dell’impatto economico e occupazionale delle attività
della Fondazione Pergolesi Spontini, 2013” curato dal prof.
Guido Guerzoni, docente di economia e management dei beni culturali presso
l’Università “L. Bocconi” di Milano. I dati raccolti (relativi alle attività
nell’anno 2012) sono stati analizzati e rielaborati attraverso un software
appositamente implementato adattando al caso specifico della Fondazione il
modello americano definito Money Generation Money.
La valutazione degli impatti e del
ruolo economico, occupazionale e sociale è al centro inoltre del Bilancio
Sociale una preziosa banca dati che nella sua ottava edizione conferma
lo stile gestionale dell’ente culturale, caratterizzato da un assetto
organizzativo aziendale, sostenibilità economica, concreta attenzione ai
bisogni del territorio, internazionalizzazione.
Il Bilancio Sociale fotografa
12 mesi di attività teatrale ed organizzativa ininterrotta, sia nel territorio
di riferimento che in ambito internazionale, ed un risultato economico per
l’ottavo anno consecutivo in pareggio nonostante la netta contrazione delle
risorse pubbliche e private a disposizione.
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