IL DOPPIO
‘GRANDE NEGOZIATO’ DEL 2014
Giuseppe Pennisi
Il 2014 , che sta
per iniziare, potrebbe essere quello del doppio ‘grande’ negoziato:a) uno
all’interno degli Stati dell’Unione Europea (UE), ed in particolare
dell’’eurozona’; b) ed uno attraverso l’Atlantico. Le due trattative sono strettamente
intercosse il successo di quella per aggiornare (a vent’anni dalla loro
stipula) i trattati sull’unione monetaria europea dipendono in gran misura di
quella per dare vita, a cinquant’anni dall’iniziale formulazione, alla
Transatlantic Partnership
Un’indicazione si
ha nel ‘rapporto semestrale sull’economia internazionale’ di novembre del
Tesoro Usa secondo cui il surplus dei conti con l’estero della Germania (7% del
Pil) starebbero facendo da freno al resto d’Europa e, quindi, al resto del
mondo. Rapporto, alcuni passaggi del quale, hanno avuto un’eco immeritata sulla
stampa europea.
E’ utile, a
riguardo, rilevare che critiche analoghe
alla politica economica tedesca, ed alla sua enfasi sull’export, si sentono da
tempo nella letteratura che può essere definita ‘accademica’. Ad esempio, al
Levy Economics Institute (i ‘custodi’, per così dire, della scuola di Hyman
Minsky sulle crisi finanziarie ) , due economisti tedeschi di rango, Eckhard
Hein e Achim Truger, ambedue dell’università di Berlino, hanno prodotto
un’analisi ("Fiscal Policy and Rebalancing in the Euro Area: A Critique
of the German Debt Brake from a Post-Keynesian Perspective" Levy Economics Institute No. 776) in cui criticano
severamente la politica fisco-moneteria della Repubblica Federal dai tempi del
Cancellierato Schödrer e propongono alternative. Rilievi ancora più netti
vengono dal servizio studi della banca centrale spagnola: ad esempio, il lavoro
‘Patterns of Convergence and Divergence
in the Euro Area’ (CEPR Discussion Paper No DP9685) di Ángel Estrada, Jordi
Gali, e David Lopez Salido. Se critiche spagnole e di tedeschi ‘mynskaniani’
non giungono inaspettate, può sorprendere che uno dei ‘padri nobili’ dell’euro, Paul De Grawe, considerato l’inventore dei
parametri su debito ed indebitamento con cui da sempre ci si arrovella, ora
alla London School of Economics, abbia scelto la Banca Nazionale del Belgio per
pubblicare con Yuemei Ji una requisitoria sui difetti dell’unione monetaria (‘The Fragility of Two Monetary Regimes: the
European Monetary System and the Eurozone’ National Bank of Belgium Working
Paper No. 243) .
In breve, è
generalmente condivisa la necessità di
‘rivisitare’ il Trattato di Maastricht (se del caso tramite un protocollo
interpretativo che non richieda una complessa procedura di ratifiche in una fase
in cui circa un quarto degli elettori dell’eurozona viene considerato
contrario, per una ragione o per l’altra, alla moneta unica). L’Italia sarà
alla guida del Consiglio Europeo nel semestre luglio-dicembre 2014 in cui, dopo
le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, la trattativa vera e propria
potrà iniziare od entrare nel vivo.
Una trattativa
parallela sulla Transatlantic Partnership non può che facilitare la
‘rivisitazione’ dell’eurozona in quanto comporta non tanto un passo importante
verso un’area di libero scambio (ove non un’unione doganale) atlantica ma
soprattutto una liberalizzazione dei servizi (altamente protetti in Germania al
livello dei singoli Länder e, quindi, elemento delle disfunzioni che portano al
forte attivo dei conti con l’estero) ed una drastica modifica di quella
politica agricola comune (che assorbe quasi il 90% del bilancio comunitario a
beneficio di pochi settori e pochissimi Paesi).
Chi, in nome di
questa o quella ‘eccezione’, sta bloccando il negoziato, ha sulle proprie
spalle una grave responsabilità.
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