InScena
Falstaff a
Berlino si riempie di sensualità
di Giuseppe
Pennisi
A Berlino, per le feste di Natale e Capodanno, la
Deutsche Oper presenta quasi ogni sera (fino al 9 gennaio) la nuova produzione
di Falstaff con la regia di Christoff Loy, le scene a Johannes Lelacker, i
costumi di Ursula Renzebink e la direzione musicale di Donal Runnicles. Loy
prende a prestito l'idea iniziale dell'allestimento presentato l'estate scorsa
da Damiano Michieletto a Salisburgo: l'opera si svolge oggi nella casa di riposo
per musicisti anziani creata da Verdi a Milano.
Mentre però in Michieletto il gioco era poco convincente (come far
sprizzare eros a Fenton e Nannetta se sono due vecchietti?), Loy ha un'idea
geniale: man mano che interpretano l'opera gli anziani della casa di riposo
ringiovaniscono (o credono di ringiovanire). Inoltre, fin dalle prime battute
Nannetta è un'avvenente infermiera e Fenton un aitante portantino Un vero
omaggio alla sempiterna giovinezza della musica. Loy pone l'accento su una
caratteristica poco nota del Falstaff: la sensualità. Il tratto saliente è la
vitalità, l'ingordigia della vita, lo stesso appetito che si ha per il buon
cibo o per le buone bevande. Un appetito che grazie alla musica resta invariato
quale che sia l'età. Di livello la parte musicale, nonostante la sera della
prima la dizione italiana di quasi tutti i cantanti (tranne Joel Prieto nel
ruolo di Fenton) lasciasse un po' a desiderare. Ottimo Donal Runnicles sul
podio dove legge con cura la polifonia e la forme classiche (come la «fuga
finale»). Interessanti le voci di Noel Bouley (Falstaff) e Michael Nagi (Ford),
due baritoni verdiani morbidi. Molto efficace il gruppo femminile (Barbara
Haveman, Elena Tsallagova, Jane Kurukova, Dana Beth Miller). (riproduzione
riservata)
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