venerdì 13 dicembre 2013

Pensioni, ecco la trappola che può incastrare Renziin Formiche 13 dicembre



Pensioni, ecco la trappola che può incastrare Renzi

13 - 12 - 2013Giuseppe Pennisi Pensioni, ecco la trappola che può incastrare Renzi
Tutti coloro che hanno fatto il liceo conoscono le pagine manzoniane sui polli di Renzo. Passando un paio di secoli, i polli si sono fatti astuti: non litigano prima di finire sul braciere, ma fanno finta di beccarsi per preparare al neo segretario del PD un trappolone. Danno anche a credere che le differenti “scuole di pensiero” del PD – chiamiamole così – gli facciano segnare qualche gol, come il trasferimento del “dossier” sulla riforma elettorale dal Senato alla Camera (e di converso quello della riforma del Senato alla Camera). Se si trattasse di una “vittoria di Pirro” che, ottenuta grazie ad una convergenza con il M5S e il SEL, preparasse un trappolone? In effetti, i polli di Largo del Nazareno sono vecchie volpi.
LA TRAPPOLA DELL’EMENDAMENTO
La trappola è in un emendamento presentato da alcuni deputati del PD con colleghi del M5S e del SEL. Riguarda un tema che lo stesso Silvio Berlusconi ha preferito non trattare più, ricordando agli amici che comincia con la stessa lettera che Jean-Paul Sartre non aveva osato scrivere per intero nel titolare una delle sue pièce più belle drammaturgicamente ed al tempo stesso più filosofiche, “La P… Respectueuse”. La parola è “Pensioni“, un termine che fa paura a tanti italiani. In breve, il relatore della Legge di stabilità era giunto a un compromesso, in Commissione Bilancio, in base al quale i “pensionati di latta”, quelli con un trattamento lordo di 90mila euro, avrebbero subìto non solo il congelamento (per il terzo anno consecutivo) della perequazione (per l’aumento del costo della vita) ma anche un “contributo di solidarietà” che sarebbe stato esteso ai trattamenti degli ex dipendenti degli organi costituzionali ed ai vitalizi dei parlamentari.
LE PENSIONI D’ORO
La partita sembrava chiusa quando sono apparsi altri due emendamenti. Il primo è chiaramente diretto a Giuliano Amato e pochi altri per ridurre sino quasi ad azzerare il trattamento di “pensionati d’oro” delle pubbliche amministrazioni (da 150mila euro in su) che ricoprano altri incarichi pubblici. Riguarda poche persone e si basa su norme vigenti anche in altri Paesi. Il secondo introduce, retroattivamente, un limite di reddito – 150mila euro lordi – entro il quale è possibile cumulare la pensione e un eventuale reddito da lavoro dipendente o autonomo. All’apparenza è una norma tecnica, ma come hanno scritto Massimo Fracaro e Nicola Saldutti sul Corriere della Sera del 12 dicembre, in realtà romperebbe ancora una volta il patto tra cittadini e Stato. Come? Molti dei pensionati presi di mira hanno, probabilmente, lasciato il lavoro anche con l’idea di proseguire l’attività professionale, magari con un impegno meno gravoso. Mettendo così a servizio del mondo produttivo, e della società, la competenza e l’esperienza acquisite. La logica apparente dietro queste misure è quella di creare maggiori opportunità per i giovani, ma i divieti a una categoria difficilmente hanno effetti positivi per le altre. I pensionati che svolgono attività di consulenza difficilmente verrebbero sostituiti nella loro attività solo per ragioni anagrafiche. Se sul mercato c’è una domanda per quel tipo di competenze, evidentemente servono.
UN DIRITTO ACQUISITO
Ciò avviene pochi mesi dopo che la Corte costituzionale ha ribadito indirettamente i principi di incostituzionalità dei tagli delle pensioni attraverso la definizione del concetto di tributo (che, come tale, è universale). “La giurisprudenza di questa Corte ha costantemente precisato che gli elementi indefettibili della fattispecie tributaria sono tre: la disciplina legale deve essere diretta, in via prevalente, a procurare una (definitiva) decurtazione patrimoniale a carico del soggetto passivo; la decurtazione non deve integrare una modifica di un rapporto sinallagmatico (che produce obblighi, ndr); le risorse, connesse ad un presupposto economicamente rilevante e derivanti dalla suddetta decurtazione, debbono essere destinate a sovvenire pubbliche spese. Un tributo consiste in un «prelievo coattivo che è finalizzato al concorso alle pubbliche spese ed è posto a carico di un soggetto passivo in base ad uno specifico indice di capacità contributiva»; indice che deve esprimere l’idoneità di tale soggetto all’obbligazione tributaria”. In breve, il prelievo previsto dalla Legge di stabilità 2014 sulle pensioni superiori a 90mila euro ha natura tributaria per la sua destinazione a “pubbliche spese” e non può ricadere su una parte dei cittadini (i pensionati), mentre i cittadini lavoratori a parità di reddito ne sono esenti. Ancor più discutibile il divieto di cumulo retroattivo. Basta scorrere il sito di uno specialista di diritto previdenziale per i giornalisti come Franco Abruzzo per toccare con mano come si stanno predisponendo legioni di giuristi pronti a dare battaglia.
DIMOSTRAZIONI IN VISTA
Chi è stato l’11 dicembre all’assemblea straordinaria tenuta dalla CIDA al Teatro Eliseo a Roma sa che si stanno preparando dimostrazioni a Roma e a Firenze, ove il secondo dei due emendamenti sia approvato, nelle more di ricorsi giudiziari in varie sedi. Le more saranno lunghe anche in quanto lo stesso Ministro del Lavoro (che deve definire il regolamento attuativo) ha fatto sapere che, in caso di approvazione degli emendamenti, prenderà tutto il tempo necessario per fare studiare la materia.
ASPETTI DA MEDITARE
È possibile che i deputati di PD, M5S e SEL firmatari di questi emendamenti siano così zingarellianamente ignoranti in materia di diritto previdenziale? Che non sappiano che il risparmio previdenziale sarebbe meno di un milione di euro l’anno? Che non si rendano conto che il cambiamento di regole induce i capitali stranieri a non venire in Italia e gli italiani che possono a scappare?
IL RISCHIO PER RENZI
A pensar male – diceva Giulio Andreotti – si fa peccato ma spesso ci si azzecca. Il trappolone sarebbe per il neo-segretario. Su un tema come le pensioni che suscita tante emotività, il PD non sarebbe più “a vocazione maggioritaria” ma apparirebbe ridotto a fanalino di coda del M5S e di SEL. Arma essenziale per far sì che nei corridoi di Via del Nazareno, il neo-Segretario si aggiri presto come l’ombra di Banco. Soltanto Lady Macbeth avrebbe potuto pensare ad una trappola così diabolica.

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