InScena
Ernani, Roma
si scorda del dramma intimista
di Giuseppe
Pennisi
Dopo l'incertezza per rischio di sciopero, la stagione
del Teatro dell'Opera di Roma è decollata con Ernani di Giuseppe Verdi, in
scena fino al 14 dicembre prima di andare a Sydney e San Paolo (i cui teatri
co-producono lo spettacolo). Tratta dal dramma di Hugo, l'opera è stata
concepita per un teatro relativamente piccolo, ossia La Fenice, da un trentenne
con la testa calda per il quale la vicenda è la sfida del giovane Ernani nei
confronti di un maturo Don Carlo e di un anziano Don Ruy Gomez de Silva che gli
contendono l'amata Elvira.
Sarebbe stata preferibile una regia innovativa
rispetto ai tableaux vivent di Hugo de Ana, che sono piaciuti al pubblico
romano ma non colgono il nucleo centrale di un dramma essenzialmente intimista.
L'opera è molto amata da Riccardo Muti, che ne diresse un'edizione strepitosa
nel 1982 alla Scala. Alla baldanza di allora corrispondono oggi concertazione
cesellata, attenzione alle voci e tempi dilatati (specialmente nel secondo
atto). L'entusiasmo giovanile ritorna nel coro diretto da Roberto Gabbiani, specialmente
in Si ridesti il Leon di Castiglia, bissato a grande richiesta. Spiccano i tre
protagonisti maschili. Dall'aria di introduzione Mercé, diletti amici si
avverte che Francesco Meli ha la vocalità esatta per un ruolo spesso affidato a
tenori spinti. Ottimo Luca Salsi (Don Carlo) il cui Oh de' verd'anni miei,
intriso di melanconia, ha suscitato lunghi applausi a scena aperta. Di grande
livello Ildar Abrazakov nell'impervio ruolo di de Silva. Tatiana Serjan
(Elvira) è un grande soprano drammatico ma il ruolo richiede un soprano di
maggior agilità. (riproduzione riservata)
Nessun commento:
Posta un commento