Salvate il
Massimo Bellini di Catania
07 - 12 -
2013Giuseppe Pennisi
Dopo il Teatro Valle di Roma (occupato
da mesi) un altro tra i più importanti teatri italiani rischia la chiusura:
il Massimo Bellini di Catania. Alla prima rappresentazione
di Lucia di Lammermor di Gaetano Donizetti, ultima
opera nel cartellone 2013 (non si sa ancora ancora nulla della prossima
stagione), le maestranze del teatro sono sfilate con un corteo funebre per la
musica e per la cultura nella città etnea.
È non solamente una delle sale più belle del Paese ma
quella con la migliore acustica, tanto che per lustri è stata la sala di
registrazione preferita di Joan Sutherland e Richard Bonynge. Il
Teatro Massimo, costruito su progetto dell’architetto milanese Carlo Sada,
fu inaugurato nel 1890. Sada utilizzò il lavoro fatto per il Massimo
Bellini quando emigrato in Argentina, progettò il Colòn di Buenos Aires,
altro prodigio acustico.
Nei cent’anni della sua esistenza questo centro
propulsore della vita musicale catanese ha visto passare sulle tavole del suo
palcoscenico molti tra i maggiori musicisti dei Novecento: da Gino Marinuzzi
a Vittorio Gui, da Antonio Guarnieri a Georg Solti, Lorin Maazel, Riccardo
Muti, Giuseppe Sinopoli, Alain Lombard; da Toti Dal Monte alla Callas alla
Caballé alla Scotto alla Freni; da Schipa a Gigli, a Corelli a Pavarotti a
Pertile a Del Monaco a Di Stefano; da Galeffi a Bechi, a Gobbi, a Nucci, ed
ha rappresentato in pratica tutti i capolavori del teatro musicale, da Mozart a
Berg, nonché opere contemporanee come, ultima in ordine di tempo, la Divara di
Azio Corghi in prima esecuzione assoluta nella versione originale in lingua
italiana.
Il “Bellini” dispone di un’orchestra di 105 elementi,
di un coro di 84 elementi, di un nutrito gruppo di tecnici di palcoscenico, di
laboratori scenografici che negli ultimi anni hanno realizzato allestimenti di Ezio
Frigerio, Pet Halmen, Maurizio Balò, Hugo de Ana, Luciano Ricceri, Dante
Ferretti, Franca Squarciapino. Gli spettacoli sono stati curati da registi
quali Pierre Ponnelle, Werner Herzog, Claude D’Anna, Gilbert Deflo, Giuliano
Montaldo, Denis Krief. Nella sua sala da milleduecento posti, dall’acustica
perfetta, si svolgono ogni anno una stagione d’opera, con sette turni
d’abbonamento, ed una stagione sinfonica e da camera, con due turni
d’abbonamento. Molti concerti vengono replicati in località della Sicilia ed
una intensa attività promozionale viene svolta da piccoli complessi strumentali
e vocali formati da elementi dell’orchestra e del coro. Anche di recente ha
presentato spettacoli innovativi ed a basso costo.
Il Massimo Bellini, sempre in bilico tra
programmazione tradizionale (che piace a molti abbonati) e novità, tra cui
prime assolute mondiali, travagliato da serie difficoltà finanziarie, il teatro
italiano con la migliore acustica (e la sala più elegante) ha varato una
vera e propria campagna di Cina – grande impero dove sono in
costruzione ben 200 sale/teatri per la sinfonica e la lirica occidentale
improvvisi drastici tagli del contributo regionale. Alcuni anni fa il Festival
Puccini a Torre del Lago è stato letteralmente salvato da teatri cinesi e
giapponesi che vi hanno portato le loro produzioni di opere italiane. Nei mesi
scorsi, un protocollo d’intesa è stato concluso tra il Bellini
e l’Oriental Art Center di Shanghai, una delle più
importanti istituzioni teatrali in Cina.
In maggio prossimo il Teatro avrebbe dovuto inaugurare
la stagione artistica 2013-2014 del teatro più importante della megalopoli
cinese (23 milioni di abitanti). La prima sera con la messinscena di Cavalleria
rusticana di Pietro Mascagni e Pagliacci di Ruggero
Leoncavallo, la sera successiva con un grande galà-concerto dedicato alla
musica di Giuseppe Verdi, proprio nell’anno che ne celebra in tutto il mondo i
duecento anni dalla nascita. Il maestro Xu Zhong, nella sua doppia veste di
direttore artistico del “Bellini” e di presidente del comitato artistico
dell’ente teatrale cinese è stato in gran misura l’architetto dell’accordo.“
L’accordo tra Teatro Massimo Bellini e Oriental
Art Center suggella una collaborazione artistica e culturale sempre
più proficua tra le realtà culturali dei due Paesi. In particolare, contribuirà
a potenziare la collaborazione tra Italia e Cina nel campo della musica lirica
e dei concerti sinfonico-corali; la grande tournée in Cina, che segna il
ritorno alle attività internazionali del Teatro Massimo Bellini sette anni dopo
l’ultima tournée in Giappone, dopo Shanghai ha toccato diverse altre importanti
città cinesi.
Ma il Teatro, per esistere, deve contare sull’Italia,
non solo sull’Estremo Oriente. La recentissima “Lucia’’ che
non veniva rappresentata al “Bellini” da dodici anni, è in scena per sette
recite fino all’11 dicembre, in un nuovo allestimento.
La Sicilia è forse lontana e Catania, suo pulso
vitale, non ha il peso politico di Palermo. Né Palazzo dei Normanni né il
Collegio Romano devono consentire che al Massimo Bellini cali
il sipario. Ne soffrirebbero anche le relazioni con la Cina. Palazzo Chigi
sappia che un evento del genere sarebbe il peggior inizio di Destinazione
Italia.
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