OPERA/ La "scuola romana" della musica del Novecento
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Petrassi, ritratto di Francesco Pennisi
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OPERA/ La "scuola romana" della musica del Novecento
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Un’ottima idea quella dell’Associazione Nuova Consonanza e della Filarmonica
Romana di promuovere insieme due concerti dedicata alla ‘scuola romana’ di
musica contemporanea, un fenomeno importante (e molto considerato all’estero)
ma che in Italia rischia di essere coperto di una fitta coltre di oblio (anche
a ragione della scarsità di registrazioni di livello). Quando si fa
riferimento alla musica italiana della seconda metà del Novecento, la mente va
di solito a Venezia, ed a Luigi Nono, che ha giganteggiato ma era strettamente
legato all’esperienza tedesca di Darmstadt. La ‘scuola romana’, forse meno
sostenuta da alcune parti politiche, ha inciso molto più nel ritorno a forme
classica, nel minimalismo e nel calligrafismo che - come abbiamo notato, ad
esempio, in una corrispondenza da Bucarest l’8 settembre scorso (in occasione
del festival internazionale Enescu) – predomina nelle tendenze della musica
contemporanea del ventunesimo secolo.
Nella sede centrale dell’Accademia Filarmonica, si nota un bel
ritratto di Goffedro Petrassi (1904-2003) che può, a ragione, essere
considerato la guida della ‘scuola romana’ fatto da un altro compositore di
livello del gruppo, Francesco Pennisi (1934-2000) che fu anche un grande
pittore e un raffinato poeta. In occasione del decennale della morte di
Petrassi (nonché del festival di Nuova Consonanza), l’omaggio alla ‘scuola
romana’ era non solo doveroso ma anche utile a riscoprire le origini dei nuovi
orientamenti della musica contemporanea.
Il primo dicembre, nella Sala Casella, il Gruppo Strumentale Musica
d’Oggi diretto da Enrico Marocchini e il soprano Marta Vulpi, specializzati nel
repertorio della musica contemporanea ha tenuto due concerti, rispettivamente
alle 18,30 ed alle 21, con il medesimo programma, per cogliere alcuni momenti
essenziali della ‘scuola’.
Figura centrale della composizione contemporanea e punto di
riferimento della scena romana di secondo Novecento, che la Filarmonica ha
avuto come direttore artistico dal 1947 al 1950, Petrassi è stato ricordato con
il suo Sestina d’autunno. “Veni, creator Igor” (1981-82), composto
come omaggio a Stravinskij nel centenario della sua nascita. Il concerto ha
incluso l’esecuzione di opere di alcuni degli i allievi di Petrassi: Mauro
Bortolotti (1926-207) ed Ennio Morricone (1926), nonché di
compositori che hanno assorbito la sua presenza a Roma, come Marcello Panni (1940),
Francesco Pennisi e Alessandro Sbordoni (1948).
Recitativo obbligato per clarinetto e cinque archi è
un brano composto da Bortolotti nel 1985; come suggerisce il titolo,
l’attenzione del compositore si è concentrata sul rapporto tra il clarinetto e
gli archi. Eros: Libra di Sbordoni appartiene a un ciclo di
composizioni degli anni Ottanta, ognuna delle quali segna una ‘tappa’ simbolica
su un percorso che conduce dalle tenebre notturne alla piena luce del
mezzogiorno. Il brano di Panni vede il suo nucleo originario nella musica di
scena per Le supplici di Euripide rappresentate al Teatro Greco di
Siracusa nel 1985, che in quell’edizione venne tradotto come Le Madri
e prende spunto da un’antica melopea del Molise in uso nelle processioni per la
Settimana Santa. Con Medea dixit di Pennisi, brano composto su due
frammenti di Ovidio restiamo in un’ambientazione che ha a che fare con
l’antico. Il brano descrive il percorso della donna, impadronita prima di fuoco
e quindi di furia: le figure sonore incarnano le sue reazioni fino al
raggelarsi della coda finale, presagio di indicibile vendetta. A conclusione
della serata Fluidi, brano per dieci esecutori (1988) di Morricone,
titolo suggerito dalla modalità con la quale i dieci strumenti entrano in
relazione tra di loro
Venerdì 6 dicembre viene presentato, sempre alla Sala Casella, un
programma contiguo alla ‘scuola romana’: Paolo Renosto (1935-1988). Compositore
fecondo es Autore di numerose composizioni sinfoniche, cameristiche e di opere
teatrali, nonché didatta Interessato inizialmente alla dodecafonia
ed allo strutturalismo, ben presto Renosto spostò i suoi interessi verso
un linguaggio denso di coinvolgimenti materici, con meno restrizioni dei
procedimenti seriali che usò nei suoi primi lavori. Il suo interesse verso l’improvvisazione
è sintomatico di una notevole apertura mentale, nonché di una certa
irrequietezza nei riguardi di strutture formali particolarmente coercitive.
L'autore è famoso nell'ambiente del commento sonoro (film, music library,
score) con lo pseudonimo di Lesiman. Dalle17 a notte alta, verranno mostrati
due brevi musicali a cui seguirà l’esecuzione di musiche, oltre che di Renosto,
di Maderna, di Scelsi e di Trovalusci.
Il 9 dicembre alle 18, infine, presso l'Auditorium E.
Morricone dell'Università di Roma Tor Vergataper la serie "Incontri con
l'autore" lo scrittore e regista Roberto Andò e il compositore Matteo
D'Amico ricordano Francesco Pennisi.Artista colto e raffinato, spentosi
prematuramente, Francesco Pennisi è stato non solo musicista ma anche pittore,
disegnatore e creatore di scenografie per le proprie opere.Saranno eseguite
musiche di Debussy e Pennisi dall'Ensemble Musica d'Oggi (Damiana Mizzi
soprano, Antonello Maio pianoforte, Monica Berni flauto, Augusta Giraldi arpa).
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