giovedì 28 novembre 2013

Una Scuola degli amanti biligue a Berlino in Musica 27 novembre



MOZART Cosi Fan Tutte N. Chevalier, A. Briscein, T. Konthaler, T. E. Lie, G. Papendell, M. Wagner; Orchestra e Coro della Komische Oper, direttore Henrik Nanasi. Regia, Alvis Hernanis. Scene, Uta Gruber-Ballher. Costumi, Eva Dessecker.
Berlino, Komische Oper, 15 novembre 2013
Dei tre maggiori teatri d’opera di Berlino, la Komische Oper, un involucro a scatola anni sessanta che racchiude una deliziosa sala rococò, è nota per avare trovato nuovo pubblico facendo leva non solamente su opere comiche e drammi gioiosi ma anche e soprattutto su allestimenti trasgressivi e sessualmente molto espliciti.
A novembre ha debuttato una nuova produzione di Così fan tutte che verosimilmente entrerà in repertorio e resterà in programma per diversi anni. La vicenda è attualizzata ai giorni nostri e si svolge nello studio-loft di un pittore in cui sia il «maestro» Don Alfonso (Tom Erik Lie) che le due coppie di innamorati (la Fiordiligi di Nicole Chevalier, la Dorabella di Theresa Konthaler, il Guglielmo di Günter Papandell e il Ferrando di Alei Briscein) sono alle prese con il restauro di dipinti francesi del Settecento (sessualmente piuttosto espliciti e tutti meticolosamente catalogati nel programma di sala), mentre Mirka Wagner delinea una Despina tuttofare. La drammaturgia regge bene perché sono tutti giovani, tutti attraenti, tutti bravi attori. Le due coppie sembrano avere tra i venticinque e i trent’anni -- età ideale per un gioco di amore e inganni a sfondo sia sentimentale che sessuale. Nello studio si parla tedesco (il testo è in traduzione ritmica) ma si torna al libretto originale di Da Ponte (in italiano) quando le due coppie si travestono negli abiti settecenteschi delle tele che stanno restaurando. Il doppio uso di tedesco (in gran misura) ed italiano, nonché l’impiego di efficaci sovra titoli, rende la spigliata azione scenica ancora più divertente.
Interessante l’esecuzione musicale. Henrik Nanasi concerta con efficacia un’orchestra con un organico piccolo, come ai tempi di Mozart, più o meno trenta strumentisti, non con i circa sessanta che spesso si impiegano oggi, e questa scelta ha permesso un ideale equilibrio sonoro tra buca e palcoscenico. Le voci non sono eccezionali, ma spiccano la Chevalier nell’impervio «Come Scoglio» e Papendell, un Gugliemo dalla timbro gradevolmente scuro. La sera al 15 novembre (la terza replica) il teatro era gremito e un terzo del pubblico era giovane. Tutti si divertivano nelle tre ore e mezzo di spettacolo.
Giuseppe Pennisi

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