martedì 26 novembre 2013

Lo sapete che negli Usa si discute il declino dell’Italia? in Formiche del 25 novembre



Lo sapete che negli Usa si discute il declino dell’Italia?

25 - 11 - 2013Giuseppe Pennisi Lo sapete che negli Usa si discute il declino dell'Italia?
Quotidiani e periodici italiani ci informano quasi ogni giorno che il governo “delle intese sempre più ristrette” presieduto da Enrico Letta ha, in generale, buona stampa all’estero. È un’informazione utile, specialmente dopo una lunga fase in cui venivamo informati che i nostri governi e governanti, ricevevano critiche sulla stampa internazionale ed anche sorrisetti scettici da parte di leader politici stranieri.
IL CASO ITALIANO
Ma allora, perché gli uffici di corrispondenza dei maggiori media negli Stati Uniti non ci hanno detto che in due convegni importanti in gran misura sul libro
Why nations fail: The origins of power, prosperity, and poverty (Perché le nazioni fanno fallimento: Le origini del potere, della prosperità e della povertà) di Daron Acemoglu e James Robinson – hanno trattato dell’Italia come esempio da non seguire e destinato, se non c’è un cambiamento profondo, al fallimento finanziario, economico, politico e sociale? Il libro di Acemoglu (un economista in odore di Nobel) e Robinson (uno dei maggiori scienziati della politica su piazza) è da due anni in testa dei bestseller in America e da alcuni mesi è disponibile in traduzione italiana, curata da un editore i cui prodotti sono molto diffusi.
GLI STATI ESTRATTIVI
Ha una tesi chiara e documentata: gli Stati “estrattivi” vanno al fallimento, quelli “inclusivi” verso la prosperità. Per “estrattivo2 non si intende solamente lo sfruttamento di materie prime ma anche estrarre, con tassazione ed imposizione eccessiva, la volontà di lavorare, innovare, progredire, sfiancando cittadini ed imprese (Samuel Hickey, David Hulme, Lant Pritchett, Kunal Sen, Pablo Yanguas, Michael Clemens), ha trattato il tema mettendo in evidenza il caso dell’Italia, un raro “Stato estrattivo” in Europa occidentale. È questa la determinante principale di stagnazione prima e declino poi di produttività e competitività, come documentato circa un anno fa dall’economista italiano, ma che risiede negli Usa, Pietro Masci in una relazione al CNEL, leggibile sul sito dell’istituto. Lo conferma, con qualche sfumatura il libro Le Cento Italie della Competitività di Stefano Manzocchi e Beniamino Quintieri uscito in questi giorni.
IL PROBLEMA CORRUZIONE
Sempre a Washington, il 21 ed il 22 novembre, il Center for public scholarship della New school of Social research ha puntato sul “caso Italia” come esempio (negativo) di come la corruzione aggravi le caratteristiche di uno “Stato estrattivo” e sia una determinante fondamentale dello scarso afflusso di investimenti esteri.
Non sta certo ai giornalisti, specialmente a chi fa il mestiere di corrispondente dall’estero, entrare nel merito di due convegni (e di tanti altri che hanno come oggetto l’Italia), anche in quanto presi in quei giorni nel cinquantenario della morte di John Kennedy.
Tuttavia darne notizia sarebbe stato utile. È possibile farlo anche oggi. Soprattutto in quanto
dalla Legge di stabilità in discussione al Senato non pare stia uscendo uno Stato meno “estrattivo” di quello, “estrattivissimo”, lasciato dal Governo Monti.

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