MANOVRA/ La "fiera delle tasse" che mette in crisi l'Italia
Pubblicazione:
lunedì 18 novembre 2013
Infophoto
Approfondisci
MANOVRA/ Boccia (Pd): con web tax e tasse redistributive possiamo migliorarla
ITALIA BOCCIATA/ Forte: due "buchi" fanno affondare i nostri conti
NEWS
Economia e Finanza
Borsa: Piazza Affari apre in flessione, Ftse Mib -0,25%
Borsa: Tokyo chiude invariata, Nikkei -0,01%
MANOVRA/ La "fiera delle tasse" che mette in crisi l'Italia
FINANZA/ Italia-Ue, una "guerra" che può costarci altre tasse
Emirates: annuncia acquisto di 150 Boeing 777X e 50 Airbus A380
Cisl: pensionati, domani il segretario nazionale Bonfanti a Firenze
Il dibattito sulla Legge di stabilità ha preso una brutta piega: la
lettura delle cronache sui giornali, e ancora di più quella dei resoconti
sommari parlamentari, danno l’impressione che in Senato sia in atto una vera e
propria “fiera delle tasse” con scambi tra favori e penalizzazioni fiscali (per
tassa si intendono anche imposte, accise, canoni e quant’altro). Destinata a
ripetersi alla Camera dei Deputati. Tanto più che nessuno pare temere
l’esercizio provvisorio, che potrebbe anzi essere il pretesto per prorogare
equilibri fragili e ostacoli. Si può controbattere che la “fiera delle tasse” è
sempre esistita: ne parla Cicerone nella Catilinarie e i Founding
Fathers (Padri Fondatori) degli Stati Uniti coniarono il termine pork
barrel per indicare la quantità di carne di maiale che nel New
England rurale si usava dare al parlamentare che perorava una causa vicina agli
interessi (anche legittimi) dell’offerente.
Tuttavia, questa volta, lo spettacolo è davvero brutto:
con e-mail riprodotte sui giornali, legioni di lobbysti che bivaccano
nei dintorni di Palazzo Madama, proposte monetarie che paiono circolare nei
corridoi del potere, altri burocrati che sarebbero pure loro coinvolti nella
“fiera”. Lo spettacolo è desolante. Incoraggia l’anti-politica, i movimenti e i
partiti anti-sistema, deprime le persone oneste e, soprattutto, spinge le fasce
migliori dei giovani (in termini di professionalità e di entusiasmo) a cercare
la strada per l’estero.
C’è, però, un aspetto forse ancora più grave: la “fiera delle
tasse” in Parlamento si sta svolgendo senza tenere conto che a livello mondiale
è in atto, da circa trent’anni, un’altra ben più profonda “fiera delle tasse”.
Mentre gli Stati nazionali (o aree come l’Unione europea) si illudono di essere
i depositari della “potestà fiscale” (com’è stato dalla “pace di Westfalia”
alla fine del secolo scorso), l’integrazione economica internazionale ha
drasticamente indebolito proprio questo loro aspetto e funzione.
Nel 1991, Giulio Tremonti (allora non ancora entrato in
politica) e Giuseppe Vitaletti lo dimostrarono in un libro edito da Il Mulino e
intitolato, per l’appunto, “La Fiera delle Tasse”: sempre di più i soggetti
individuali e collettivi (ossia le persone e le imprese) possono scegliere il
sistema tributario a loro più confacente; tutti sappiamo di persone e individui
che si “delocalizzano” per avere un regime tributario più favorevole. Il libro
di Tremonti e Vitaletti indicava anche una strada: spostare l’imposizione dai
soggetti (persone e imprese) alle cose. Ne articolavano la strategia.
Si possono accusare i due autori, a torto o a ragione, di
essere, o essere stati, contigui al centrodestra. Nello stesso periodo, però,
Pierluigi Ciocca, mai vicino al centrodestra, nella prefazione alla raccolta di
saggi “Disoccupazione di Fine Secolo” (Bollati Boringhieri) documentava che in
un mondo in cui il Nord America ha un carico tributario attorno al 30% del Pil
e i Paesi asiatici emergenti del 20%, con il nostro 46% rischiamo di andare verso
il declino sempre più grave e la disoccupazione di massa sempre più lunga.
Thomas Friedman, idolo di varie sinistre, chiama l’integrazione economica
internazionale “una camicia di forza tutto d’oro” dove chi non si adegua a
bassa pressione tributaria, regole semplici e fisse, non può non soccombere.
Le vicende della vertenza dell’imposizione tributaria relativa a
Google, Facebook e altri colossi internet mostrano come sia vasta la “fiera
delle tasse”. Voglio però ricordare che già nel 1992, nella centralissima Via
Lagrange a Torino, faceva bella mostra un Hotel Particulier della
Regione (francese) Rhône-Alpes in cui si mostravano gli incentivi (in termini
di minor imposizione) di cui avrebbero fruito imprese, professionisti e
lavoratori che avessero deciso di varcare il confine. La “fiera” era già
iniziata. Ne scrissi sulle testate a cui collaboravo e ne parlai con leader
politici. Risultati nulli.
È di questa “fiera delle tasse” che si dovrebbe parlare a
Palazzo Madama e Montecitorio, non di ritocchi al margine di un sistema
soffocante e tale da lasciare i nostri figli in un cumulo di macerie. Come
quello immortalato da Roberto Rossellini in Germania Anno Zero.
© Riproduzione Riservata.
Nessun commento:
Posta un commento