lunedì 4 novembre 2013

La piccola Salisburgo romagnola in Formiche mensile novembre

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Palchi
e platee
di Beckmesser
Pochi si sono accorti che sulla
costiera romagnola è nata una
piccola Salisburgo. Il “Ravenna Festival”
iniziato nel 1990 come una
manifestazione estiva, sostenuta
quasi esclusivamente da imprenditori
ed enti locali, ora si estende
tutto l’anno: stagione lirica e di
prosa in inverno-primavera, festival
estivo e festival autunnale. Non ha
né le numerose sale né le folle di
spettatori di Salisburgo ma è stato,
tardivamente, incluso dal legislatore
tra i quattro festival italiani
di rilievo internazionale e utilizza
sapientemente non solo l’elegante
Teatro Alighieri, ma anche il Palazzo
d’André, la Rocca Brancaleone,
le meravigliose basiliche bizantine
e teatri in città vicine. È internazionale
sia in quanto porta in Italia
spettacoli dal resto del mondo sia
perché almeno un terzo del pubblico
è straniero. È interetnico poiché
un suo aspetto di rilievo è la
presenza di compagnie dall’Africa,
dall’estremo Oriente e dall’America
latina. La “sessione autunnale” è
iniziata nel 2012 come anteprima
alle celebrazioni verdiane: le tre
opere della Trilogia Popolare – Rigoletto,
Il Trovatore, La Traviata
– sono state presentate in tre sere
successive (o meglio due serate
e un pomeriggio) dal venerdì alla
domenica affidando la concezione
registico-drammaturgica, le luci,
le scene e i costumi e la direzione
musicale alle stesse mani e scritturando
unicamente giovani cantanti.
L’esperimento – considerato
coraggioso – ha avuto successo: la
Trilogia è stata ripresa tale e quale
dal Teatro municipale di Piacenza.
Occorre sottolineare – notazione
specialmente importante di questi
tempi – che si è trattato di operazioni
a costi contenuti, senza però
fare sconti in tema di qualità.
Questo novembre Ravenna presenta
una Trilogia d’Autunno dedicata
a Giuseppe Verdi & William Shakespeare.
A chiudere le celebrazioni
per il bicentenario verdiano verranno
infatti presentati l’uno dopo
l’altro e a stretto confronto fra loro
– sullo stesso palcoscenico del
Teatro Alighieri e nel giro di una
manciata di giorni – i tre grandi capolavori
nei quali il genio teatrale
del musicista italiano viene esaltato
dall’incontro con le opere del
più grande drammaturgo della storia:
Macbeth (8, 12 e 15 novembre),
Otello (9, 13 e 16 novembre)
e Falstaff (10, 14 e 17 novembre).
Sono ancora lì, sul comodino della
stanza da letto di Verdi a Villa
Sant’Agata a Busseto, i drammi di
Shakespeare. Vicino alle partiture
dei quartetti prediletti: Haydn,
Mozart e Beethoven. E se proprio
questi luoghi – la sua villa, poi
Roncole e Busseto – catturati nelle
immagini scattate dai giovani artisti
di VerdiWeb 2012, saranno lo
scenario per il Falstaff, nel contrasto
di oscurità e luce si scioglierà
quello tra la nera pelle di Otello e il
pallore dell’innocente Desdemona,
così come in bilico tra visione e
realtà si consumerà la folle sete
di potere di Macbeth. Squadra
vincente non si cambia. Il team
creativo ormai consolidato (Vincent
Longuemare light designer, Ezio
Antonelli per le scene, Alessandro
Lai per i costumi e lo Studio Visual
Technology per l’elaborazione delle
immagini) sarà coordinato da
Cristina Muti, che firma regia e
ideazione scenica delle tre opere,
affidate, con la consueta tecnica
“laboratoriale”, alla più innovativa
e vitale delle risorse: i giovani. È
infatti coinvolgendo giovani cantanti,
molti di loro già affermati e
lanciati proprio a Ravenna, che si
affronterà questa nuova sfida. In
buca l’Orchestra Giovanile Luigi
Cherubini diretta da Nicola Paszkowski,
mentre il coro, istruito
da Corrado Casati, sarà quello del
Teatro municipale di Piacenza. Ancora
una volta, la trilogia viaggerà.
Non solo a Piacenza ma (o intera o
per singole opere) a Lucca, Ferrara
e Savona. Se, come speriamo,
l’operazione avrà successo, chiediamo
alla squadra di osare per il
2014 ciò che il Festival Donizetti, e
– credo – nessun teatro italiano ha
fatto: La Trilogia delle Regine Tudor
di Gaetano Donizetti (Anna Bolena,
Maria Stuarda, Roberto Devereux)
che ricordo in quella New York City
Opera, chiamata da Fiorello La
Guardia “Il teatro della gente”, che
dopo 70 anni di gloriosa carriera, a
fine settembre ha chiuso i battenti.
La piccola Salisburgo
romagnola

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