InScena
Tosca si divide tra Roma e Torre del Lago
di Giuseppe
Pennisi
Anche se concepita per teatri al
chiuso, dove si possono meglio apprezzare la raffinatezza e l'innovazione
dell'orchestrazione, Tosca di Puccini è l'opera favorita dai festival estivi in
spazi all'aperto. Delle numerose edizioni in programmazione in Italia, due
meritano speciale attenzione.
La prima è la grande coproduzione con il Palau de les Arts Reina Sofia di
Valencia, l'Opéra di Montecarlo, il Teatro Regio di Torino e il nuovo lirico di
Tianjin in Cina. Si replica fino al 22 agosto al Festival Puccini di Torre del
Lago. Particolarmente interessante la regia e la scenografia di Jean-Louis
Grinda e Isabelle Patriot-Perri: poche strutture fisse e un grande gioco di
proiezioni e luci si possono adattare a palcoscenici molto differenti. Spiccano
il timbro chiaro e il volume generoso di Marco Berti e l'abilità con cui Norma
Frantini passa da mezze voci a drammatici acuti. Promettente il giovane
Gabriele Viviani nel ruolo di Scarpia. Puntuale la bacchetta di Alberto
Veronesi, veterano della partitura (al pari dell'orchestra di Torre del Lago).
A Roma, fino al 6 agosto, ha, invece luogo una Tosca, doppiamente autarchica
sia perché fatta in casa da Pierlugi Pizzi e Massimo Gasparon, sia perché
ambientata in epoca fascista (ma l'idea non è nuova). Drammatica e sensuale
Martina Serafin che si alterna con Raffaella Angeletti. Di buon livello gli
altri. Renato Palumbo e l'orchestra del Teatro dell'Opera scavano con perizia
nella complessa partitura; meriterebbero di essere ascoltati e apprezzati al
chiuso perché alle Terme di Caracalla le raffinatezze si colgono solo nelle
prime file. (riproduzione riservata)
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