Caro Letta, ecco cosa leggere per Ferragosto
15 - 08 -
2013Giuseppe Pennisi
In linea con la sua formazione ed i
suoi interessi, suggeriamo a un vacanziero Enrico Letta due testi che hanno il
vantaggio di essere brevi, molto aggiornati, ricchi di bibliografia e
soprattutto di infondere, nelle conclusioni, due soldi di speranza anche in
questi tempi bui.
Ci auguriamo tutti che Governo
e Parlamento possano prendersi almeno sette giorni di vacanza in vista
delle scadenze che li attendono. Sul piano economico, come risolvere il
“pasticciaccio brutto” di Imu ed Iva e come impostare la Legge di
Stabilità? Sul piano politico, che conclusione dare alle complessa vicenda del
leader del secondo maggior partito e di magistrati che sembrano non conoscere
il film di René Clair Il Silenzio è d’Oro?
Si merita una vacanza, in primo
luogo, il Presidente del Consiglio, Enrico Letta. Probabilmente, la
passerà leggendo qualcosa di più sostanzioso dei quotidiani, degli
approfondimenti web e dei dispacci d’agenzia. In linea con la sua formazione ed
i suoi interessi, gli suggeriamo due testi che hanno il vantaggio di essere
brevi, molto aggiornati, ricchi di bibliografia e soprattutto di infondere,
nelle conclusioni, due soldi di speranza anche in questi tempi bui.
Il primo (ed anche il più
succulento) è un saggio di Enrico Spalaore e Romain Wacziarg – sì
proprio quei due che nel 1997 pubblicarono un libretto sull’euro (allora in
costruzione) con Alberto Alesina provocando l’ira di Carlo Azeglio
Ciampi, le lacrime di Mario Draghi ed il licenziamento in tronco di
Alesina dai consulenti del Direttore Generale del Tesoro.
Il secondo è la lectio magistralis
di Pierluigi Ciocca in occasione dell’accettazione della laurea honoris
causa conferitagli dall’Università di Macerata. Il primo dei due lavori apre
l’ultimo numero del Journal of Economic Literature (pp.325-369), il secondo
è nell’ultimo fascicolo de La Nuova Antologia (pp. 151-161).
Sviluppano tematiche non solo
convergenti ma che si integrano a vicenda, il lavoro di Spalaore e Wacziarg
svicera “quanto sono profonde le radici dello sviluppo economico”. Quello di
Ciocca quali sono “i fattori non economici del progresso economico”. Il primo è
una vastissima rassegna della letteratura (e di pertinenti analisi
econometriche). Il secondo è una sintesi non solo di studi ma anche di “lezioni
dall’esperienza”. I due testi sono importanti per Enrico Letta perché
forniscono il contesto entro cui collocare le misure economiche del “governo di
servizio” se non si vuole che esse siano provvedimenti puntiformi di limitata
portata.
Convergono nell’indicare come
solamente utilizzando le tecniche più aggiornate di storia economica si possano
toccare con mano le dimensioni non strettamente economiche dello sviluppo e
tracciare la strada della ripresa. Spalaore e Wacziarg guardano al mondo
intero. Ciocca soprattutto all’Italia.
Scrivendo durante la più grave recessione mondiale degli ultimi ottanta anni, Spalaore e Wacziarg si mostrano ottimisti, non solo a ragione dell’uscita dalla povertà di circa un miliardi di persone nell’arco di dieci anni (mentre il Continente vecchio dormiva), ma “perché c’è ancora molto spazio per le politiche di sviluppo: ridurre barriere ed accelerare la diffusione di idee ed innovazioni, particolarmente nel contesto di un mondo sempre più globalizzato in cui le barriere allo sviluppo, possono essere abbattute più rapidamente”. Cioccia si sofferma, guardando specificatamente all’Italia, sulle “terre di confine, le intersezioni tra economia e diritto”, “potenzialmente fertilissime; per l’analisi ma anche per la politica del diritto, per la politica economica”. “In Italia il rapporto tra le due discipline fu molto stretto”.
Dalla lettura dei due lavori ci possono essere implicazioni contingenti, ove non immediate. Sta al lettore trarle. Non farsele “pillolare” da chi i due testi li ha già meditati.
Scrivendo durante la più grave recessione mondiale degli ultimi ottanta anni, Spalaore e Wacziarg si mostrano ottimisti, non solo a ragione dell’uscita dalla povertà di circa un miliardi di persone nell’arco di dieci anni (mentre il Continente vecchio dormiva), ma “perché c’è ancora molto spazio per le politiche di sviluppo: ridurre barriere ed accelerare la diffusione di idee ed innovazioni, particolarmente nel contesto di un mondo sempre più globalizzato in cui le barriere allo sviluppo, possono essere abbattute più rapidamente”. Cioccia si sofferma, guardando specificatamente all’Italia, sulle “terre di confine, le intersezioni tra economia e diritto”, “potenzialmente fertilissime; per l’analisi ma anche per la politica del diritto, per la politica economica”. “In Italia il rapporto tra le due discipline fu molto stretto”.
Dalla lettura dei due lavori ci possono essere implicazioni contingenti, ove non immediate. Sta al lettore trarle. Non farsele “pillolare” da chi i due testi li ha già meditati.
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