Salisburgo
abbraccia i nostri talenti in fuga
DA SALISBURGO
GIUSEPPE PENNISI
U na delle caratteristiche del festival in corso a Salisburgo è il gran numero di italiani sia tra gli spettatori (si dice circa il 25% del totale) sia tra i protagonisti sui palcoscenici sia nelle sale da concerto. Molti sono nomi noti, come i complessi dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e del Teatro dell’Opera di Roma o direttori d’orchestra come Riccardo Muti, Antonio Pappano, Daniele Gatti oppure registi come Damiano Michieletto, oppure un lungo elenco di cantanti che sono spesso nei 'templi della lirica' o comunque rappresentanti della 'musica alta' nostrana.
Altri sono conosciutissimi nel mondo di lingua tedesca, ed anche negli Stati Uniti, ma raramente chiamati dai teatri italiani. Due di coloro che hanno maggior successo in questo festival sono l’espressione di una 'fuga di cervelli' dalla Penisola che riguarda non solo ingegneri e specialisti della finanza, ma anche gli artisti. Come avvenne nel Settecento quando l’Italia era divisa in statarelli quasi sempre in conflitto tra di loro e terreno di guerre europee (quale quella dei Trent’Anni) , ed i nostri artisti migliori, specialmente nella musica, nel visivo e nell’architettura, emigravano altrove. Dei due il meno giovane è Roberto Saccà (protagonista da 'tenore eroico' dell’edizione de I Maestri Cantori di Norimberga coprodotta da Salisburgo con l’Opéra, ma che si vedrà anche al Metropolitan e probabilmente alla Scala). Ricordo Saccà ne I Maestri Cantori a Trieste nel 1992 (nel ruolo di David, poiché allora cantava da tenore lirico) ed alla fine degli Anni Novanta a Firenze in Gianni Schicchi ; poche e molto distanti le sue apparizioni sui nostri palcoscenico.
Altro vincitore all’applausometro di questo festival, è il più giovane baritonobasso Luca Pisaroni. Cresciuto a Busseto, formato in Italia, vincitore di numerosi concorsi, in Patria è stato chiamato solo tre volte (ha 38 anni e 25 di carriera internazionale): ad un concerto di Capodanno a Venezia, ad un altro per l’Accademia di Santa Cecilia ed ad un terzo a Firenze chiamato da Muti, che risiede nei pressi di Salisburgo.
Quale la determinante principale? La difficoltà del management dei nostri teatri di programmare su base pluriennale dato che i finanziamenti sono su base annuale e gli accrediti incerti sino all’ultim’ora. Pisaroni ha scritture con la Staatsoper di Vienna sino a tutto il 2018. Saccà è nella stessa situazione.
Si potrebbero aggiungere il toscanissimo Duccio dal Monte (da alcuni anni uno dei più richiesti Wotan nei teatri tedeschi) e la giovane Elena Comotti d’Adda (da dieci anni una delle Brunilde più gettonate, l’unica in grado di cantare il ruolo in Valchiria , Sigfrido e Crepuscolo degli Dei in tre sere di seguito senza prenderne una di riposo).
© RIPRODUZIONE RISERVATA Il Festival austriaco in questi giorni pullula di artisti italiani celebri come Muti, Pappano, Gatti, Michieletto, ma anche di giovanti cantanti richiestissimi all’estero e da noi sconosciuti
Il maestro Riccardo Muti
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