MIFI Personal
Numero 161 pag. 46 del 17/8/2013 | Indietro
InScena
La Pop-art non si addice a L'italiana in Algeri
di Giuseppe Pennisi
Al debutto l'accoglienza del
pubblico è stata contrastata. Tanto la drammaturgia quanto la parte musicale
meritano raddrizzamenti di rotta. La regia di Davide Livermore, le scene di
Nicolas Bovey e i costumi di Gianluca Falaschi si ispirano alla PopArt, come
nel Giulio Cesare di Haendel che nel 2012 ha trionfato a Salisburgo. Mentre
l'operazione di Mosher Leiser e Patrice Caurier per Haendel era molto misurata,
non solo in questo allestimento si annega tra folle di comparse e gag a getto
continuo, ma ci si dimentica che il ventenne Rossini caricò l'opera di un forte
elemento erotico e di un'importante componente femminista. La sua musica non
richiede orpelli aggiuntivi per divertire. Scialba sin dall'ouverture la
concertazione di José Ramón Encinar. Eccellente Alex Esposito (in grado di
danzare, mentre canta, scatenati cha-cha-cha), tecnicamente perfetto Yishe Shi
in un ruolo davvero impervio. Anna Goryachova è bella e promettente, ma evita i
registri acuti mentre Rossini ha scritto la parte per una cantante in grado di
scendere a profondità di un contralto. (riproduzione riservata)
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