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Numero 161 pag. 46 del 17/8/2013 |
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InScena
La Pop-art non si addice a L'italiana in Algeri
di Giuseppe Pennisi
Obiettivo del Rossini Opera Festival (Rof) è mettere in scena allestimenti
esemplari basati su edizioni critiche. Il Rof ha contribuito in misura
essenziale a riproporre con successo opere dimenticate, ma sembra avere
difficoltà quando affronta le più note come L'italiana in Algeri che ha
inaugurato la manifestazione il 10 agosto e sarà in scena a Pesaro sino al 22
agosto per poi essere proposta in vari teatri in Italia e all'estero.

Al debutto l'accoglienza del
pubblico è stata contrastata. Tanto la drammaturgia quanto la parte musicale
meritano raddrizzamenti di rotta. La regia di Davide Livermore, le scene di
Nicolas Bovey e i costumi di Gianluca Falaschi si ispirano alla PopArt, come
nel Giulio Cesare di Haendel che nel 2012 ha trionfato a Salisburgo. Mentre
l'operazione di Mosher Leiser e Patrice Caurier per Haendel era molto misurata,
non solo in questo allestimento si annega tra folle di comparse e gag a getto
continuo, ma ci si dimentica che il ventenne Rossini caricò l'opera di un forte
elemento erotico e di un'importante componente femminista. La sua musica non
richiede orpelli aggiuntivi per divertire. Scialba sin dall'ouverture la
concertazione di José Ramón Encinar. Eccellente Alex Esposito (in grado di
danzare, mentre canta, scatenati cha-cha-cha), tecnicamente perfetto Yishe Shi
in un ruolo davvero impervio. Anna Goryachova è bella e promettente, ma evita i
registri acuti mentre Rossini ha scritto la parte per una cantante in grado di
scendere a profondità di un contralto. (riproduzione riservata)
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