giovedì 8 agosto 2013

Quel rating di Moody's che pende su Telecom in Avvenire 8 agosto


Quel rating Moody’s che pende su Telecom



DI GIUSEPPE PENNISI A Telecom si attende con an­sia il nuovo rating di Moody’s (che potrebbe arrivare il 15 agosto, giorno feriale negli Stati Uni­ti, a pochi mesi di distanza da quel 22 maggio in cui l’agenzia portò a Baa3, da Baa2, la classificazione dei titoli della principale azienda italiana di te­lecomunicazioni). Allora, Moody’s in­dicò che Telecom avrebbe dovuto lo stock di debito al di sotto dei 27 mi­liardi di euro entro la fine del 2013.Il primo semestre, però, si è chiuso con un risultato di meno 1,4 miliardi ri­spetto all’1,2 miliardi dei primi sei mesi del 2012.

Fa tremare un’analisi apparsa la mat­tina del 7 agosto sul giornale on line «Microeconomics- Asymmetric and Private Information». Una pubblica­zione quotidiana per iniziati che tut­ti gli analisti finanziari leggono con attenzione sulla quale è apparso il la­voro «Are Credit Rating Agencies Still Relevant Information Inrtermedia­ries? » («Le agenzie di rating sono an­cora un pertinente intermediario di informazioni?») di Jess Cornaggia (Georgetown University), Kimberly Rodgers Cornaggia (Kogod School of Business dell’American University), e Ryand D. Israelsen (Indiana Uni­versity).

In base ad un’analisi empirica, corre­data da una verifica econometrica, viene confutata l’ipotesi secondo cui il proliferare di agenzie di rating a­vrebbe scalfito il ruolo della triade (Moody’s Investors Service, Standards & Poor’s, e Fitch Ratings). Al contra­rio lo ha rafforzato perché le altre – ad esempio, la cinese Dagong, le am­ricane Dbrs, Morningstar, A.M. Best, Public Service Credit Solutions, in Au­stralia la Baycorn Advantage o la giap­ponese Credit Rating Agency – se­guono tutte le indicazioni delle major . Il lavoro chiude implicitamente la porta alla proposta secondo cui l’Oc­se e la Banca dei Regolamenti Inter­nazionali dovrebbero rimpiazzare le agenzie.

Dall’analisi si ricava che Moody’s ha la reputazione di essere la più seve­ra e che Fitch spesso anticipa o segue di qualche giorno le valutazioni del­la «sorella maggiore». Il 5 agosto, Fit­ch ha tagliato da BBB a BBB - . Nel lessico Fitch BBB- vuol dire un gradi­no superiore a «titolo spazzatura». In quello Moody’s si scende a «spazza­tura » se si va più in basso di Baa3. In mancanza di una ricapitalizzazione, si rischia un circolo vizioso. A rende­re ancora meno tranquilli, nel pome­riggio del 7 agosto, Jing-Zhi Huang (University of Pennsylvania), Marco Rossi (Notre DameUniversity) e Yuan Wang hanno messo on line (per gli abbonati) un’analisi dei sentimenti dei mercati azionari e obbligaziona­ri «prima» e «dopo» la crisi iniziata nel 2007: mentre «prima», se spirava aria buona, i capitali andavano dall’ob­bligazionario all’azionario (e vicever­sa), adesso il cattivo andamento del­l’obbligazionario tracima nell’azio­nario. Rendendo più difficili le rica­pitolalizzazioni. Non è un mistero che Telecom guarda alla Cassa Depositi e Prestiti – e in particolare al Fondo stra­tegico italiano creato dalla Cdp – co­me ancòra di salvataggio. Sinora, però, la Cdp ha mostrato interesse u­nicamente per la rete di accesso.

© RIPRODUZIONE RISERVATA Il taglio dell’agenzia renderebbe complicata la ricapitalizzazione della compagnia. E la Cdp sta alla finestra guardando all’infrastruttura

 




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