Teatro
L'opera diretta da Michele Mariotti entusiasma al Rossini Opera Festival
Tell trionfa a Pesaro
Convincente
anche la regia di Vick e i protagonisti, a partire dal coro
di Giuseppe
Pennisi
Dieci minuti di standing ovation
dopo oltre cinque ore di spettacolo nelle scomode poltrone dell'Adriatic Arena di Pesaro (concepita per il basket ed
adattata a teatro). Questo riassume il grande successo della nuova edizione di
Guillaume Tell al Rossini Opera Festival (ROF) sino al 20 agosto e in programma
nelle stagioni del Teatro Regio di Torino e del Teatro Comunale di Bologna.
Viene presentata un'edizione il più vicino possibile a
quella integrale in quattro atti che Rossini modificò sino a pochi minuti dalla
prima e che, lui vivente, ha avuto circa 700 repliche a Parigi mentre nel resto
d'Europa circolavano riduzioni in tre atti fortemente tagliate.
Il regista Graham Vick e il
direttore musicale Michele Mariotti hanno lavorato di stretta intesa con l'intero cast (Nicola Alaimo,
Juan-Diego Flórez, Simon Orfila, Celso Albelo, Marina Rebeka, Amanda Forsythe e
Veronica Simeoni) nell'allestire un Guillaume Tell davvero differente dalla tradizione.
Le montagne e i laghi svizzeri sono soltanto accennati: da un lato, ciò
de-enfatizza il ruolo che la natura ha in questa partitura rossiniana,
dall'altro ciò permette di fare meglio risaltare il dramma personale e sociale
al centro dell'ultima opera di Rossini. Di grande rilievo il coro, a cui
nell'allestimento è richiesto anche di danzare cantando (nel primo atto).
L'azione è spostata all'inizio del
Novecento, periodo di lotte tra contadini e pescatori da un lato, e
aristocratici e borghesia industriale nascente dall'altro. Non mancano cenni ai
primi movimenti socialisti del periodo che precedette il conflitto 1914-18. Ciò
poco corrisponde alle intenzioni di Rossini, notoriamente reazionario, ma rende
attuale il dramma. Tell non è un eroe tutto d'un pezzo, ma un contadino pieno
di dubbi e fortemente legato alla propria famiglia e terra: è costretto a
scendere in campo, alla guida dei suoi simili, contro i soprusi nei confronti
dei suoi stessi cari.
Un ambiente unico, con pannelli in
cui i vari luoghi dell'azione sono mostrati con l'uso di scene dipinte e
proiezioni, rende lo spettacolo facilmente adattabile a palcoscenici
differenti. I balletti sono strettamente integrati al dramma, specialmente nel
terzo atto. In questa concezione anti-eroica, la concertazione di Mariotti
evidenzia il velo di melanconia intriso anche nei momenti più lieti (quali il
grandioso finale) di questo lavoro, con cui a 37 anni Gioacchino Rossini si
congedò dalle scene ottenendo, dopo cinque anni di battaglie legali, la lauta
pensione con cui visse sino all'età di 76 anni. La melanconia di quello che il
compositore, in grave depressione, sapeva essere il suo addio alle scene.
La versione del ROF è più
introspettiva e più emozionante di quella, in chiave epica, che Antonio Pappano
ha presentato a Roma (nel 2007 e nel 2010) e a Londra (2010) in forma di
concerto e registrato per la Emi. Il lavoro verrà riprodotto in dvd e mostrato
sui principali canali specializzati italiani e stranieri. (riproduzione
riservata)
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