Il Festival Enescu sfida Salisburgo
Al termine
del Festival Estivo di Salisburgo, il 3 settembre, dove si sposta la (non più)
piccola folla di melomani erranti che da primavera vaga per festival? È un anno
dispari. La meta è, quindi, certa: Bucarest e se possibile anche qualche altra
città della Romania.
Scritto da Giuseppe
Pennisi | giovedì, 8 agosto 2013 · Lascia un commento
Ateneo Romeno
Non mancano certo offerte di rilievo
altrove. In Italia, ad esempio, MiTo offre 18 giorni di vera e propria
ubriacatura di musica colta di ogni tipo (con prevalenza in settembre per
quella sacra) mentre la Sagra Musicale Umbra (ormai alla 68sima
edizione) propone dieci giorni di “musica dello spirito”. Ma il festival e
concorso internazionale Enescu, a cadenza biennale, è l’unico vero
concorrente di Salisburgo in termini di ampiezza e qualità dell’offerta e per
la presenza delle migliori formazioni sinfoniche, cameristiche internazionali.
Solo la lirica è relativamente meno rappresentata rispetto al festival
austriaco: agli otto titoli che presenta Salisburgo (in gran misura
co-produzione con i maggiori teatri europei e americani), il festival romeno ne
presenta tre nel teatro nazionale d’opera, con la propria compagnia stabile
integrata da ospiti stranieri di rango. In compenso, mentre, durante la
gestione Pereira, Salisburgo ha de-enfatizzato la musica contemporanea,
l’elettronica e l’elettroacustica, il festival e il concorso internazionale
Enescu la privilegiano.
Per questo motivo, durante la XXI edizione del festival (1-28 settembre), non solo i luoghi della manifestazione, ma le calea (i larghi viali), le piazze, i giardini e il laghetto artificiali al centro della città sono affollati di giovani, venuti da tutto il mondo (oltre agli europei, forti le presenze nord-americane, giapponesi, cinesi e coreane): è un’occasione unica per ascoltare le nuove tendenze non solo europee ma anche di Stati Uniti, Canada ed Estremo Oriente. Al teatro dell’opera (di architettura tedesca), nelle sale di concerto (di cui una, l’Atheneum, deliziosamente art déco) accanto a smoking – e pure qualche frac – ci sono jeans e tee-shirt. Una sorta di continuazione (e una sfida) di Salisburgo, ma in un’atmosfera molto casual dove il pubblico romeno e internazionale si mischia con una vera e propria folla di giovani musicisti che considerano il festival e il concorso Enescu una tappa importante nella loro formazione e un’occasione per contatti internazionali. Nato per cementare attorno alla musica il senso di unità nazionale, è diventato un ponte musicale tra più continenti. Oltre all’ampiezza del programma, c’è un’altra caratteristica che accumuna il festival Enescu con la più antica e più nota manifestazione austriaca: la forte componente di finanziamento privato. Oltre ai contributi del Ministero della Cultura romeno e dei Comuni interessati, gli eventi sono finanziati da aziende romene o che operano nel Paese, grazie anche agli sgravi tributari concessi a elargizioni liberali per la cultura.
Per questo motivo, durante la XXI edizione del festival (1-28 settembre), non solo i luoghi della manifestazione, ma le calea (i larghi viali), le piazze, i giardini e il laghetto artificiali al centro della città sono affollati di giovani, venuti da tutto il mondo (oltre agli europei, forti le presenze nord-americane, giapponesi, cinesi e coreane): è un’occasione unica per ascoltare le nuove tendenze non solo europee ma anche di Stati Uniti, Canada ed Estremo Oriente. Al teatro dell’opera (di architettura tedesca), nelle sale di concerto (di cui una, l’Atheneum, deliziosamente art déco) accanto a smoking – e pure qualche frac – ci sono jeans e tee-shirt. Una sorta di continuazione (e una sfida) di Salisburgo, ma in un’atmosfera molto casual dove il pubblico romeno e internazionale si mischia con una vera e propria folla di giovani musicisti che considerano il festival e il concorso Enescu una tappa importante nella loro formazione e un’occasione per contatti internazionali. Nato per cementare attorno alla musica il senso di unità nazionale, è diventato un ponte musicale tra più continenti. Oltre all’ampiezza del programma, c’è un’altra caratteristica che accumuna il festival Enescu con la più antica e più nota manifestazione austriaca: la forte componente di finanziamento privato. Oltre ai contributi del Ministero della Cultura romeno e dei Comuni interessati, gli eventi sono finanziati da aziende romene o che operano nel Paese, grazie anche agli sgravi tributari concessi a elargizioni liberali per la cultura.
Daniel Barenboim al Festival Enescu
Il festival 2013 ospita oltre 150
appuntamenti di cui sei dedicati alla musica romena, otto alla sezione Enescu
e i suoi contemporanei, quattordici alla musica da camera, tre all’opera e
due al balletto, con 35 formazioni orchestrali e cameristiche e oltre 40
solisti. Faranno da cornice le principali sale da concerto di Bucarest (Opera
Nazionale, Sala Palatului, Sala “Mihail Jora” della Società Romena di
Radiodiffusione, Ateneo Romeno, Università Nazionale di Musica di Bucarest,
Museo Nazionale d’Arte di Romania), la Piazza del Festival e diverse cittadine
romene d’interesse storico, alcune delle quali significative per la biografia e
l’attività di Enescu (Arad, Cluj, Iaşi, Sibiu, Timişoara, Bacau, Braşov,
Craiova e Oradea).
A nomi di prestigio internazionale è affidato il concerto inaugurale dell’1 settembre: Daniel Borenboim dirigerà la Staatskapelle Berlin nella Rapsodia n. 2 in re maggiore op. 11 di Enescu, nel Concerto per pianoforte n. 4 di Beethoven e nella Sinfonia n. 1 in la bemolle maggiore op. 55 di Elgar. E, fiore all’occhiello, ci sarà il solista romeno Radu Lupu, artista antidivo apprezzato dal pubblico di tutto il mondo.
A nomi di prestigio internazionale è affidato il concerto inaugurale dell’1 settembre: Daniel Borenboim dirigerà la Staatskapelle Berlin nella Rapsodia n. 2 in re maggiore op. 11 di Enescu, nel Concerto per pianoforte n. 4 di Beethoven e nella Sinfonia n. 1 in la bemolle maggiore op. 55 di Elgar. E, fiore all’occhiello, ci sarà il solista romeno Radu Lupu, artista antidivo apprezzato dal pubblico di tutto il mondo.
Giuseppe Pennisi
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