SCENARIO/ Tsipras e il "salto mortale" che tenta Renzi
Pubblicazione: lunedì 24 agosto 2015
Alexis Tsipras (Infophoto)
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NEWS Economia e Finanza
Rimettendo il mandato da Presidente
del Consiglio (e premendo per elezioni per il 20 settembre; probabilmente si
svolgeranno più tardi, se non altro per motivi procedurali), Alexis Tsipras ha
effettuato un doppio salto mortale: si è sganciato da quel Syriza che lo ha
eletto in modo plebiscitario (e che si sta spaccando in due o anche tre
soggetti politici) e si pone alla guida di un polo di sinistra moderata
(peraltro ancora in formazione); ciò dopo aver risposto in do maggiore con un
sonoro no alle richieste delle "istituzioni" e averle poi accettate, ingoiate,
tutte quando il "suo" popolo al referendum si era opposto.
Dopo otto mesi di "tormentone
greco" verrebbe la voglia di commentare: "Sono fatti suoi o al
massimo loro (dei greci) poiché a noi interessa solamente che applichino le
riforme e rimborsino l'Himalaya dei debiti" (una quota dei quali
sono con lituani e slovacchi i cui tenori di vita sono molto più bassi della
media in Grecia). Tuttavia, restare a guardare e non prendere posizione sarebbe
irresponsabile per tre ordini di motivi:
1) Nonostante i sondaggi (alla
persona non a soggetti politici ancora in formazione) siano favorevoli a
Tsipras, non è affatto scontato che vinca le elezioni con un programma che è in
effetti l'opposto di quello con cui le ha vinte il 25 gennaio 2015. Potrebbe
essere sconfitto e il programma di riforme (che appena sfiora l'economia reale
e non tocca il debito) subire rallentamenti e modifiche, portando di nuovo
tutte le parti in causa al tavolo dei negoziati.
2) A differenza del gennaio-luglio
2015 (quando c'è stata calma piatta sui mercati internazionali), dalle
mini-svalutazioni della Cina le piazze sono in subbuglio. Gli analisti
finanziari differiscono sul fatto che la settimana borsistica terminata il 21
agosto sia stata la peggiore dal 2011 o dal 2012. In questo contesto, le
vicende greche e le nuove elezioni - afferma Marcel Fratzcher dell'Istituto
Tedesco di Ricerca Economica a Berlino - aggiungono incertezza a un quadro già
denso di rischio. Occorre spiegare che in economia e finanza rischio e
incertezza sono concetti molto differenti. Il primo si può stimare facendo
ricorso a tecniche più o meno complesse di calcolo delle probabilità, mentre la
seconda è difficilmente stimabile perché riguarda l'intero contesto economico.
L'incertezza delle elezioni greche concerne sia il programma concordato con i
creditori, sia la possibile aggiunta - si legga con cura il documento del Fondo
monetario internazionale - di misure per l'economia reale ed il debito, sia il
pericolo di contagio. Ciascuno di questi elementi ha variabili consistenti: ad
esempio, il contagio è ben diverso se riguarda la Spagna o l'Italia o la
minuscola Malta.
3) Il Governo Renzi fa trapelare una
notevole ammirazione per Tsipras. Ha già compiuto una sterzata al centro e la
stessa proposta (poi rientrata) di Partito della Nazione avrebbe trasformato il
Partito Democratico in una macchina "acchiappa-voti" al di là di
ideologie e visioni politiche all'insegna del "potere-per-il-potere".
Il "cerchio magico" creato dieci anni fa nei dintorni di Grosseto e
ora a Palazzo Chigi, nonostante neghi di programmare elezioni prima del termine
ordinario della legislatura, pensa a un doppio salto mortale alla Tsipras,
nell'eventualità che l'ingarbugliata vicenda della riforma istituzionale si
avviluppasse ancora di più. In caso di una vittoria di Tsipras, il Governo
italiano andrebbe alle urne accusando i "conservatori" di destra e di
sinistra di bloccare le riforme invocate dalla stessa Unione europea.
Quindi la mossa di Tsipras ci
riguarda da vicino. C'è, però, un aspetto importante che in Italia viene
ignorato. Vi ha dedicato un ampio articolo John O'Sullivan su The
National Review, il settimanale intellettuale dei conservatori Usa.
La soft letf (ossia il centro-sinistra) è rimasta scioccata
dallo scoprire, grazie all'ampia copertura giornalistica e televisiva ricevuta
dal "caso greco", che "un'unione fiscale" (o solamente un
più stretto coordinamento delle politiche di bilancio) e ancor di più una trasnfer
union (un'unione che trasferisce risorse da chi lavora e produce a chi
non rimuove vincoli strutturali fonte di reddito per corporazioni) implica
una cessione molto forte di sovranità, schiaccia le decisioni democratiche
nazionali, e tratta gli Stati debitori come dipendenze coloniali. Ci
rifletta la sinistra al caviale dell'ultima spiaggia.
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