martedì 4 agosto 2015

Salisburgo, cento titoli, un’ouverture spirituale e un confronto di civiltà in Avvenire 2 agosto



Festival.
Salisburgo, cento titoli, un’ouverture spirituale e un confronto di civiltà
GIUSEPPE PENNISI
SALISBURGO
Da alcuni anni, il festival di Salisburgo (18 luglio-31 agosto), pur offrendo oltre cento titoli in sei sale (gli spettacoli iniziano anche la mattina), ha una “cornice” in cui inserire il cartellone. Inizia con un “ouverture spirituale” (in questa edizione la musica sacra cristiana e messa a confronto con quella induista). Ciò per ricordare che il festival nacque per iniziativa di due cattolici, Hugo von Hofmannsthal e Richard Strauss, nel 1920, ed il dramma sacro inaugurale ( Jeder-mann – Ognuno di noi, di Hofmannsthal) viene replicato ad ogni festival (quest’anno è in scena un nuovo allestimento, quasi la tren- tesima produzione dal 1920). In Die Eronberung von Mexico (La Conquista del Messico) di Wolfang Rihm, “compositore in residenza” al Teatro dell’Opera di Roma, l’ineguaglianza non riguarda solo i “conquistatori” spagnoli e gli Atzechi ridotti in schiavitù ma le differenze di potere tra generi. Il dramma ha due soli protagonisti: Cortez (un baritono) e Re Montezuma (un soprano drammatico). Tra loro ci sono monologhi alterni, e uno struggente duetto finale che avviene dopo la morte di ambedue. Un filo di speranza dopo due ore e venti di rappresentazione cruda e violenta. Potrebbe svolgersi nel Messico del Cinquecento oppure in qualsiasi altra epoca. Regia (Peter Konwitschny), costumi e scene ( Johannes Leiacker) e video (dellaFettfilm) situano il dramma in un condominio di alta borghesia europea ai giorni nostri. Ambiente elegante, un divano letto, un quadro di Felix Kahòp ( La cerva ferita),computer e iPad, cellulari, una terrazza ed enorme parcheggio, con alcuna auto in pessime condizioni e una Ferrari di proprietà del “macho” protagonista. Cortez, (interpretato da Bo Skovus) e Montezuma (Angela Denoke) esprimono mondi differenti e non si stabilisce tra loro un effettivo equilibrio. Gli spagnoli uccidono il Re Atzeco, ma gli Atzechi, in rivolta, fanno strage degli spagnoli (e Cortez si suicida). I due protagonisti si ricongiungono in un estatico duetto finale: la speranza di un mondo migliore. L’orchestra (48 elementi) diretta da Ingo Metzmacher è situata, oltre che in buca, in varie parti della sala in modo da avvolgere gli spettatori, con l’ausilio sia di strumenti etnici latino-americani sia di “live electronics”. Spettacolo senza dubbio duro ma affascinante. Resta la domanda: è possibile un incontro tra civiltà e tra generi? La risposta di Rihm sembra essere che è fattibile unicamente tra anime.
Un’orchestra destrutturata in otto ensemble (quattro sul palco e quattro sui lati della sala) è anche la caratteristica di Rituel in memoriam di Bruno Maderna pour orchestra en huit group, composto da Pierre Boulez (di cui si celebrano i 90 anni e nelle sei settimane del festival viene eseguita quasi l’opera integrale). La esegue l’orchestra sinfonica di Radio Vienna diretta dal trentacinquenne Cornelius Meister (a memoria, senza partitura sul leggio). È una marcia funebre di circa 50 minuti basata su una melodia di sette note che termina in mi bemolle; la melodia è introdotta da un ensemble di oboi e ripresa con variazioni dagli altri. Il monito è che le diseguaglianze terminano con la fine dell’avventura umana. Per questo motivo Meister accompagna la composizione di Boulez con la “prima sinfonia” di Mahler, in cui un ruolo importante ha il ricordo della morte di un boscaiolo.
Nell’ampia sezione dedicata alla musica contemporanea, il tema di fondo è a tutto tondo nel concerto in cui Sylvain Cambreling, alla guida del complesso Klagenforum di Vienna, accosta Couleurs de la Cité Célesta di Olivier Messiaen con Jour, Contre Jourdi Gérard Grisey (il caposcuola della “musica spettrale”), Vereichnete Sput (tracciato precario) di Matthias Pintscher e Explosant Fixe di Piezze Boulez. Opere composte tra il 1963 ed il 2005 e che sono state eseguite non in una delle sale del festival ma nella Collegiata dell’Università. Sia Grisey sia Boulez sono stati allievi di Messiaen. Pintscher, unico non francese tra i compositori della serata, è stato allievo di Grisey e Boulez. Un panorama quindi di musica contemporanea “dello spirito” di impronta francese. Il Klagenforum è specializzato in questo genere. Perché in Italia, dove è nata la musica sacra, né il ministero né una fondazione non si fanno promotori di un complesso di musica religiosa contemporanea?
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