Festival.
Salisburgo, cento titoli, un’ouverture spirituale e
un confronto di civiltà
GIUSEPPE PENNISI
SALISBURGO
Da alcuni anni, il festival di
Salisburgo (18 luglio-31 agosto), pur offrendo oltre cento titoli in sei sale
(gli spettacoli iniziano anche la mattina), ha una “cornice” in cui inserire il
cartellone. Inizia con un “ouverture spirituale” (in questa edizione la musica
sacra cristiana e messa a confronto con quella induista). Ciò per ricordare che
il festival nacque per iniziativa di due cattolici, Hugo von Hofmannsthal e
Richard Strauss, nel 1920, ed il dramma sacro inaugurale ( Jeder-mann –
Ognuno di noi, di Hofmannsthal) viene replicato ad ogni festival
(quest’anno è in scena un nuovo allestimento, quasi la tren- tesima
produzione dal 1920). In Die Eronberung von Mexico (La
Conquista del Messico) di Wolfang Rihm, “compositore in residenza” al Teatro
dell’Opera di Roma, l’ineguaglianza non riguarda solo i “conquistatori”
spagnoli e gli Atzechi ridotti in schiavitù ma le differenze di potere tra
generi. Il dramma ha due soli protagonisti: Cortez (un baritono) e Re Montezuma
(un soprano drammatico). Tra loro ci sono monologhi alterni, e uno struggente
duetto finale che avviene dopo la morte di ambedue. Un filo di speranza dopo
due ore e venti di rappresentazione cruda e violenta. Potrebbe svolgersi nel
Messico del Cinquecento oppure in qualsiasi altra epoca. Regia (Peter
Konwitschny), costumi e scene ( Johannes Leiacker) e video (dellaFettfilm)
situano il dramma in un condominio di alta borghesia europea ai giorni nostri.
Ambiente elegante, un divano letto, un quadro di Felix Kahòp ( La cerva
ferita),computer e iPad, cellulari, una terrazza ed enorme parcheggio, con
alcuna auto in pessime condizioni e una Ferrari di proprietà del “macho”
protagonista. Cortez, (interpretato da Bo Skovus) e Montezuma (Angela Denoke)
esprimono mondi differenti e non si stabilisce tra loro un effettivo
equilibrio. Gli spagnoli uccidono il Re Atzeco, ma gli Atzechi, in rivolta,
fanno strage degli spagnoli (e Cortez si suicida). I due protagonisti si
ricongiungono in un estatico duetto finale: la speranza di un mondo migliore.
L’orchestra (48 elementi) diretta da Ingo Metzmacher è situata, oltre che
in buca, in varie parti della sala in modo da avvolgere gli spettatori, con
l’ausilio sia di strumenti etnici latino-americani sia di “live electronics”.
Spettacolo senza dubbio duro ma affascinante. Resta la domanda: è possibile un
incontro tra civiltà e tra generi? La risposta di Rihm sembra essere che è
fattibile unicamente tra anime.
Un’orchestra destrutturata in
otto ensemble (quattro sul palco e quattro sui lati della sala) è anche la
caratteristica di Rituel in memoriam di Bruno Maderna pour orchestra en
huit group, composto da Pierre Boulez (di cui si celebrano i 90 anni e
nelle sei settimane del festival viene eseguita quasi l’opera integrale). La
esegue l’orchestra sinfonica di Radio Vienna diretta dal trentacinquenne
Cornelius Meister (a memoria, senza partitura sul leggio). È una marcia
funebre di circa 50 minuti basata su una melodia di sette note che termina in
mi bemolle; la melodia è introdotta da un ensemble di oboi e ripresa con
variazioni dagli altri. Il monito è che le diseguaglianze terminano con la fine
dell’avventura umana. Per questo motivo Meister accompagna la composizione di
Boulez con la “prima sinfonia” di Mahler, in cui un ruolo importante ha il
ricordo della morte di un boscaiolo.
Nell’ampia sezione dedicata alla
musica contemporanea, il tema di fondo è a tutto tondo nel concerto in cui
Sylvain Cambreling, alla guida del complesso Klagenforum di Vienna, accosta Couleurs
de la Cité Célesta di Olivier Messiaen con Jour, Contre Jourdi
Gérard Grisey (il caposcuola della “musica spettrale”), Vereichnete
Sput (tracciato precario) di Matthias Pintscher e Explosant
Fixe di Piezze Boulez. Opere composte tra il 1963 ed il 2005 e che
sono state eseguite non in una delle sale del festival ma nella Collegiata
dell’Università. Sia Grisey sia Boulez sono stati allievi di Messiaen.
Pintscher, unico non francese tra i compositori della serata, è stato allievo
di Grisey e Boulez. Un panorama quindi di musica contemporanea “dello spirito”
di impronta francese. Il Klagenforum è specializzato in questo genere. Perché
in Italia, dove è nata la musica sacra, né il ministero né una fondazione non
si fanno promotori di un complesso di musica religiosa contemporanea?
© RIPRODUZIONE
RISERVATA
Copyright © Avvenire
Powered by TECNAVIA
Nessun commento:
Posta un commento