Quei calcoli e investimenti sbagliati del
Partito che hanno frenato la crescita
Alla base delle tensioni finanziarie, ci sono anche
investimenti errati della Cina. Non solo delle famiglie che, appassionate da
secoli del gioco d’azzardo, utilizzando la Borsa come un grande Bingo. Ma anche
delle autorità di Governo.
Per quanto le statistiche cinesi siano da prendere con le
molle, i dati disponibili confermano che gli investimenti pubblici o
parastatali sono stati concentrati nell’area di Pechino e di Shanghai e nel Sud
. Ad una crescita del Pil globale cinese attorno al 7% per il 2015 ne
corrisponde una del 12% circa nel Centro e nel Nord e una stimata attorno al
2%, proprio là dove si è investito di più. Indicatore eloquente di distorsione nella
valutazione.
Quando nel 2009 i gestori di Kynikos, uno dei maggiori fondi
d’investimento Usa, si accorse che a Pechino, Shanghai e nel Sud si costruivano
appartamenti per 5,6 miliardi metri quadri (per avere un’idea, l’Italia ha una
superficie totale 301,340 km quadrati), ridusse drasticamente la propria
esposizione in Cina. L’edilizia ha un rapporto incrementale basso tra
investimento e prodotto. Inoltre, gli standard erano sbagliati: per rendere,
mediamente ciascun appartamento si sarebbe dovuto vendere a un prezzo di
100.000 dollari, mentre il reddito medio delle famiglie è di 10.000 dollari
annui. Sono stati inventati mutui ultracentennali (come in Giappone) ma non
hanno fatto presa. Esistono quartieri fantasma e banche che attendono si essere
rimborsate.
La politica di matrice comunista ha imposto forti interventi
della Banca centrale per ricapitalizzare istituti e imprese sull’orlo del
fallimento: il debito pubblico giapponese è cresciuto da 7 trilioni di dollari
equivalenti nel 2007 a 28 a metà 2014. Secondo Kenneth Rogoff dell’Università
di Harvard il debito è ora pari al 282 % del Pil; quello della Grecia, a
raffronto, è una bazzecola.
All’inizio del 2015 in occasione dell’assemblea dell’American
Economic Association, l’ex ministro del Tesoro Henry Paulson jr. è stato di
ghiaccio: Per l’economia reale cinese il giorno del Giudizio si sta
avvicinando. Gli investimenti all’estero sono andati un po’ meglio. Durante la
crisi finanziaria nel Nord America e in Europa, la Cina ha fatto incetta di
miniere in svendita: ora controlla il 40% del rame ed il 50% del ferro mondiale
(e può inciderne sui prezzi). Ossessionata da fame atavica, ha acquistato
enormi terreni in Africa ed America Latina. Sono investimenti con lunghi
periodi di gestazione (prima di rendere) e con un forte grado rischio poiché se
si sbaglia il 'pacchetto tecnico' (dosaggi di concimi e fertilizzanti) va tutto
in fumo.
Giuseppe Pennisi
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