La
cultura rende almeno in Austria. Viaggio al festival estivo di Salisburgo
(strapieno di giovani)
agosto 5, 2015
Giuseppe Pennisi
All’interno
del festival un programma per celebrare i 90 anni di Pierre Boulez, uno dei
maggiori musicisti contemporanei
I numeri
del festival estivo di Salisburgo (18 luglio-30 agosto) sono impressionanti. In
sei settimane, 14 produzioni di opere (tra nuovi allestimenti e riprese,) ossia
quanto l’intera stagione lirica di un teatro di medie dimensioni in Italia; sei
lavori di prosa (di cui uno, il dramma mistico Jederman di Hugo von
Hofmannsthal che viene ripreso ogni anno dal 1920 – data di creazioni
del Festival – cambiando allestimento ogni 5-10 anni; circa 80 concerti tra
sinfonica (la migliori orchestre del mondo), cameristica e contemporanei. Circa
800 mila biglietti richiesti – con prezzi che vanno da 415 euro a poltrona (per
i posti migliori per le opere liriche più ambite) a 25 euro (per numerosi
concerti cameristici). Soltanto 500 mila saranno soddisfatti.
Oltre 600 giornalisti accreditati, comprese le troupe televisive. Un budget
naturalmente molto vasto, ma finanziato solo per un terzo dal settore pubblico;
i restanti due terzi vengono da sponsor, biglietteria e associazioni di “amici
di Salisburgo” sparse in tutto il mondo.
LA
CULTURA RENDE. E non si tratta che il festival principale della
città; accanto a quello estivo c’è un Salisburgo “off” di iniziative
collaterali. Prima si svolgono tre altri festival “ufficiali”. A cavallo
tra fine dicembre ed inizio gennaio, c’è un festival mozartiano, a cui segue il
festival di Pasqua e quello di Pentecoste. Inoltre, la stagione lirica
ordinaria comprende 18 titoli, tanti quanto il Teatro dell’Opera di Roma,
compresa la stagione estiva a Caracalla ed i balletti. La cultura rende: al
ministero federale delle Finanze a Vienna, si mostrano studi econometrici da
cui si deduce che la musica e le arti visive (con pertinenti indotti di turismo
colto) sono una delle determinante perché il piccolo Land quasi circondato
dalla Baviera sia cresciuto, in questi anni difficili, a ritmi più sostenuti
delle media austriaca.
I
90 ANNI DI BOULEZ. Il festival estivo ha un tema che
fa da filo conduttore al cartellone. Quest’anno il tema – ci dice la presidente
della manifestazione Helga Rabl-Statler – è “Signori e servi, potenti ed
umili, oppressione è protesta – una contrapposizione binaria che è la sfida del
nostro tempo”. In effetti, anche opere liriche tradizionali come Il
Trovatore, Ernani, ed Il Cavaliere della Rosa vengono lette in
questa ottica. In una settimana passata a Salisburgo ho visto di tutto ma
ritengo utile concentrarmi in questa nota su un tema poco affrontato dalla
stampa italiana: il programma per celebrare i 90 anni di Pierre Boulez, uno dei
maggiori musicisti contemporanei. Il festival dedica nove concerti a
Pierre Boulez, uno per decennio della sua operosa e rivoluzionaria esistenza
che speriamo duri ancora a lungo. Nella settimana passata a Salisburgo ne ho
ascoltati due. Un terzo, l’integrale dei lavori per piano eseguiti da
Pierre-Laurant Aimard e Tamara Stefanovich, lo ho ascoltato, in anticipo,
all’inizio di giugno al Teatro Alighieri nell’ambito del Ravenna Festival.
RADIO
VIENNA. Un’orchestra destrutturata in otto ensemble (quattro
sul palco e quattro sui lati della sala) è anche la caratteristica del primo
concerto: Rituel in memoriam di Bruno Maderna pour orchestra en huit
group. Lo ha eseguito l’orchestra sinfonica di Radio Vienna diretta dal
trentacinquenne Cornelius Meister (a memoria, senza partitura sul leggio).
È una marcia funebre di circa 50 minuti basata su una melodia di sette note che
termina in mi bemolle; la melodia è introdotta da un ensemble di oboi e ripresa
con variazioni dagli altri. Il significato è che le diseguaglianze terminano
con la fine dell’avventura umana. Per questo motivo Meister accompagna la
composizione di Boulez con la “prima sinfonia” di Mahler, in cui un ruolo
importante ha il ricordo della morte di un boscaiolo (un umile avrebbe
detto Alessandro Manzoni).
TEMA
DI FONDO. Il tema di fondo del festival è a tutto tondo nel
secondo concerto di musica contemporanea da me ascoltato: Sylvain Cambreling,
alla guida del complesso Klagenforum di Vienna, accosta Couleurs de la
Cité Célesta di Olivier Messiaen con Jour, Contre Jourdi
Gérard Grisey (il caposcuola della “musica spettrale”), Vereichnete
Sput (tracciato precario) di Matthias Pintscher e Explosant
Fixe di Piezze Boulez. Opere composte tra il 1963 ed il 2005 e che
sono state eseguite non in una delle sale del festival ma nella Collegiata
dell’Università. Sia Grisey sia Boulez sono stati allievi di Messiaen.
Pintscher, unico non francese tra i compositori della serata, è stato allievo
di Grisey e Boulez. Un panorama quindi di musica contemporanea “dello spirito”
di impronta francese. Il Klagenforum è specializzato in questo genere.
Non è questa la sede per indicare contenuti e date degli altri concerti
di musica contemporanea che hanno come elemento unificante Boulez. Non è
neanche appropriato trattare di altri spettacoli (il concerto di Sokolov, la
nuova edizione di Le Nozze di Figaro, Norma con Cecilia Bartoli)
ascoltati durante il mio soggiorno nella città austriaca.
PIENO
DI GIOVANI. Occorre, però, sottolineare che, nonostante i prezzi
elevati, i concerti di musica contemporanea sono affollati da giovani. Jörg
Widmann sostiene che una delle ragioni per cui in certi paesi (ad esempio in
Italia) è poco frequentata sta nel fatto che è poco eseguita e, quindi, poco
conosciuta. MiTo, ormai imminente, non è un’occasione per eseguirne di
più. E perché non riprendere l’idea del compositore Marcello Filotei di
sponsorizzare, anche con finanziamenti privati (quali le Fondazioni bancaria),
un complesso da camera dedicato alla musica sacra contemporanea? Costerebbe
poco e avrebbe un grande valore nell’anno del Giubileo della Misericordia.
Foto www.salzburgerfestspiele.at
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