martedì 18 agosto 2015

Il Rossini “semiserio” convince solo a metà in Avvenire 18 agosto



Il Rossini “semiserio” convince solo a metà
PESARO
Sono due le caratteristiche del Rossini Opera Festival, trentaseiesima edizione, che si svolge a Pesaro fino al 22 agosto. È innanzitutto una manifestazione di transizione poiché ci sono importanti avvicendamenti nel gruppo dirigente, nuove regole comportano una programmazione triennale e la crisi economica ha avuto effetti negativi su imprese e banche locali che hanno tradizionalmente supportato l’evento. Poi va detto che il Rof è quasi interamente dedicato a opere “semiserie”, genere che univa il drammatico, il patetico e il comico ed è stato molto in voga in Francia e Italia, dall’epoca napoleonica al 1830-40 quando si eclissò dalle preferenze del pubblico e da quelle degli impresari. La rassegna presenta, come sempre, tre opere e numerosi concerti (oltre alle attività dell’Accademia rossiniana): quest’anno, tra le opere, c’è un unico nuovo allestimento – La gazzetta (un’opera buffa ma basata su una commedia borghese, semiseria di Carlo Goldoni) inserito tra La gazza ladra, opera inaugurale (nella produzione del 2007 firmata Damiano Michieletto) e L’inganno felice (nella produzione che nel 1994 aprì al regista Graham Vick e allo scenografo e costumista Richard Hudson le porte del Festival e dei teatri italiani).
L’Inganno felice (nell’allestimento 1994) è la vera sorpresa: fresco come 26 anni fa, grande successo quando fu composto (se ne contano circa 250 edizioni tra Europa ed Americhe dal 1816 al 1868, quando pare sparì dai cartelloni). È un breve racconto sulla vittoria del bene sul male con una partitura melodica e “numeri musicali” adatti a voci giovani. Alla prima al Rof 2015, a 90 minuti di opera hanno fatto seguito 15 di ovazioni. Bella la scena ispirata alla pittura inglese di inizio Ottocento, ottimi i cinque cantanti (Mariangela Sicilia, Vassilis Kavayas, Carlo Lepore, Davide Luciano e Giulio Mastrototaro). Delicata la bacchetta di Denis Vlasenko alla guida di un’orchestra di giovani.
Il Rof 2015 è stato inaugurato il 10 agosto con La gazza ladra, opera poco eseguita anche a ragione della sua durata (circa quattro ore). Tre, gli aspetti salienti: ottimo cast vocale, una concertazione (Renzetti) lenta e maestosa che ha fatto sembrare lo spettacolo ancora più lungo; una regia (Damiano Michieletto) ammuffita nel giro di pochi anni. Ricordo un lavoro giovanile di Michieletto molto azzeccato Il barbiere di Siviglia a Jesi e un’ottima The greek passion di Bohuslav Martinue in prima italiana al Teatro Massimo di Palermo. L’allestimento de La gazza ladra rende un’opera semiseria truculenta e grand-guignolesca anche a ragione dei bizzarri costumi (dove dominano il nero ed il viola). L’11 agosto La gazzetta è stata una boccata di aria fresca. Tratta da una commedia di Carlo Goldoni (già messa in musica da Jommelli, Anfossi, Farinelli e Rossi) narra la consueta vicenda del genitore che vuol decidere per i figli in materia di matrimonio ed è sbeffeggiato. La commedia goldoniana da cui è tratta è un quadro di vita borghese semi- serio ma l’opera (commissionata del Teatro dei Fiorentini nella capitale del Regno delle Due Sicilie), ha come protagonista un “buffo napoletano”, alle prese con le buone maniere parigine. Quella del Rof 2015 è la prima messa in scena integrale in Italia grazie al ritrovamento di un quintetto considerato perduto. L’allestimento (scene di Manuela Gasperoni, costumi di Maria Filippi) è semplice e facilmente circuitabile su altri palcoscenici. La regia di Marco Carniti è spigliata. Enrique Mazzola concerta con brio l’orchestra del Teatro Comunale di Bologna. Molto buono il cast, specialmente Nicola Alaimo, Hasmik Torosyan e Maxim Mironov.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Nessun commento: