Il Rossini “semiserio” convince solo a
metà
PESARO
Sono due le caratteristiche del Rossini Opera
Festival, trentaseiesima edizione, che si svolge a Pesaro fino al 22 agosto. È
innanzitutto una manifestazione di transizione poiché ci sono importanti
avvicendamenti nel gruppo dirigente, nuove regole comportano una programmazione
triennale e la crisi economica ha avuto effetti negativi su imprese e banche
locali che hanno tradizionalmente supportato l’evento. Poi va detto che il Rof
è quasi interamente dedicato a opere “semiserie”, genere che univa il
drammatico, il patetico e il comico ed è stato molto in voga in Francia e
Italia, dall’epoca napoleonica al 1830-40 quando si eclissò dalle preferenze
del pubblico e da quelle degli impresari. La rassegna presenta, come sempre,
tre opere e numerosi concerti (oltre alle attività dell’Accademia rossiniana):
quest’anno, tra le opere, c’è un unico nuovo allestimento – La
gazzetta (un’opera buffa ma basata su una commedia
borghese, semiseria di Carlo Goldoni) inserito tra La gazza ladra, opera inaugurale (nella produzione del 2007 firmata Damiano
Michieletto) e L’inganno felice (nella
produzione che nel 1994 aprì al regista Graham Vick e allo scenografo e
costumista Richard Hudson le porte del Festival e dei teatri italiani).
L’Inganno felice (nell’allestimento
1994) è la vera sorpresa: fresco come 26 anni fa, grande successo quando fu
composto (se ne contano circa 250 edizioni tra Europa ed Americhe dal 1816 al
1868, quando pare sparì dai cartelloni). È un breve racconto sulla vittoria del
bene sul male con una partitura melodica e “numeri musicali” adatti a voci
giovani. Alla prima al Rof 2015, a 90 minuti di opera hanno fatto seguito 15 di
ovazioni. Bella la scena ispirata alla pittura inglese di inizio Ottocento,
ottimi i cinque cantanti (Mariangela Sicilia, Vassilis Kavayas, Carlo Lepore,
Davide Luciano e Giulio Mastrototaro). Delicata la bacchetta di Denis Vlasenko
alla guida di un’orchestra di giovani.
Il Rof 2015 è stato inaugurato il 10 agosto con
La gazza ladra, opera poco eseguita anche a ragione della
sua durata (circa quattro ore). Tre, gli aspetti salienti: ottimo cast vocale,
una concertazione (Renzetti) lenta e maestosa che ha fatto sembrare lo
spettacolo ancora più lungo; una regia (Damiano Michieletto) ammuffita nel giro
di pochi anni. Ricordo un lavoro giovanile di Michieletto molto azzeccato
Il barbiere di Siviglia a Jesi e un’ottima The
greek passion di Bohuslav Martinue in prima italiana al
Teatro Massimo di Palermo. L’allestimento de La gazza ladra rende un’opera semiseria truculenta e grand-guignolesca anche a
ragione dei bizzarri costumi (dove dominano il nero ed il viola). L’11 agosto
La gazzetta è stata una boccata di aria fresca. Tratta da
una commedia di Carlo Goldoni (già messa in musica da Jommelli, Anfossi,
Farinelli e Rossi) narra la consueta vicenda del genitore che vuol decidere per
i figli in materia di matrimonio ed è sbeffeggiato. La commedia goldoniana da
cui è tratta è un quadro di vita borghese semi- serio ma l’opera (commissionata
del Teatro dei Fiorentini nella capitale del Regno delle Due Sicilie), ha come
protagonista un “buffo napoletano”, alle prese con le buone maniere parigine.
Quella del Rof 2015 è la prima messa in scena integrale in Italia grazie al
ritrovamento di un quintetto considerato perduto. L’allestimento (scene di
Manuela Gasperoni, costumi di Maria Filippi) è semplice e facilmente
circuitabile su altri palcoscenici. La regia di Marco Carniti è spigliata.
Enrique Mazzola concerta con brio l’orchestra del Teatro Comunale di Bologna.
Molto buono il cast, specialmente Nicola Alaimo, Hasmik Torosyan e Maxim
Mironov.
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