FESTIVAL Bucarest
come Salisburgo
BUCAREST
In Italia, pochi sanno che, nella pletora di
festival musicali che salutano la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, una
delle occasioni più prelibate è quella che si tiene ogni due anni, ha il
proprio cuore a Bucarest e vi partecipano orchestre e complessi di tutto il
mondo. È la manifestazione intestata a George Enescu. Giunta alla ventunesima
edizione e curata da Ioan Holender (a lungo alla guida della Staatsoper di
Vienna), si apre oggi e fino al 20 settembre sarà collegata ad un concorso
riservato a giovani musicisti di tutto il mondo. Il festival si è saputo
imporre per l’eccellenza delle proposte artistiche e l’efficienza del modello
gestionale. A proposito dell’edizione del 2007, ad esempio, il “Guardian” ha
scritto: «Il potente festival di Salisburgo adesso ha un rivale». Il
“Telegraph” ha aggiunto, in merito all’edizione 2011, che «il festival mostra
come la musica classica possa superare le barriere di linguaggio e storia ».
Nel 2011 e nel 2013 sono stato alla manifestazione per alcuni giorni ogni volta
e sono stato sorpreso dal vero e proprio bagno di gioventù, non solo romena ma
giunta da tutta Europa per ascoltare la grande musica seguendo un programma che
può sembrare estenuante: gli spettacoli iniziano alle 11 del mattino e spesso
l’ultimo alza il sipario alle 22.30.
Dal 1958, quando tre anni dopo la morte di
George Enescu la manifestazione (biennale) è iniziata, parte dei musicofili che
hanno seguito le ultime settimane del festival estivo di Salisburgo viaggiano
alla volta dell’Est – verso la Romania, dove si danno appuntamento le maggiori
orchestre sinfoniche ed i maggiori complessi cameristici (nonché una selezione
di teatri lirici e di ensemble di musica contemporanea. Quest’anno si può
ammirare il nuovo Gran Palazzo della Musica, oltre al delizioso Atheneum Romeno
ed al bel Teatro dell’Opera di fine Ottocento, nonché altri luoghi dedicati
alla musica (sei a Bucarest: ma il festival si tiene anche in altre città). Il
programma è così intenso che si può anche in pochi giorni avere un panorama
delle tendenze musicali di tutto il mondo. I romeni dedicano notevolissime
risorse ad un festival che per loro ha rappresentato l’affer-mazione di una
nazione e di una cultura nazionale di matrice latina, circondata da Paesi
slavi, anche negli anni più neri dello stalinismo e della dittatura di
Ceausescu. Inoltre, il festival è stato, negli anni più duri del comunismo, una
valvola si sfogo per la “musica dello spirito”: in Romania la Chiesa ortodossa
ha sempre avuto numerosi devoti, anche quando gli edifici di culto venivano
trasformati in musei dell’ateismo.
La prima edizione è iniziata con un lavoro di
Bach eseguito da Yehudi Menuhin. In anni successivi, vennero eseguiti , per la
prima volta, in Romania, Vox Maris del
compositore romeno Iosif Conta, il Requiem di
Mozart e la Missa brevis. Alcuni musicisti
romeni sostengono che fu il contenuto “spirituale” di parte della
manifestazione, e non solo le ristrettezze finanziarie dell’epoca, a far sì che
nel 1973 il festival venisse ridotto ad una unica settimana. Durante il regime
di Ceasaescu – i tiranni sanno di essere deboli – il festival non venne
annullato (come avrebbero voluto alcuni duri e puri del “cerchio magico” del
Palazzo Presidenziale, l’edificio più grande del mondo), ma diventò regionale.
Veniva, tuttavia, frequentato da appassionati dell’Europa occidentale e degli
Stati Uniti non solo per ascoltare musicisti romeni di fama mondiale (quali
Radu Lupu, Stefan Ruha, Ludovics Bacs, Mircea Brediceanu, Cornel Traiscu ed
altri), ma anche per assaporare la musica dell’Europa orientale, da quella di
tendenza tradizionale come Schnitte sia soprattutto quella di orientamento
avanzato (pochi ricordano, ad esempio, che Dmitri Šostakovic, all’inizio del
secolo scorso, è stato uno dei padri del jazz, o che nel 1979 il festival
ospitò complessi di musica elettronica polacchi, giapponesi e tedeschi, che
nella edizione 1985, prima ancora della caduta del Muro di Berlino, 76 giovani
compositori romeni presentarono 80 lavori contemporanei, e che viene conferito
a Bucarest il premio dell’Unione Europea a musicisti della nuova generazione).
L’edizione 2015 ospiterà 3.000 artisti, di cui
2.500 stranieri e 500 romeni, che si esibiranno nell’ambito di 52 concerti e
otto opere. Il cartellone spazia dal barocco alla musica del XXI secolo e
include 22 composizioni di George Enescu. Si terranno inoltre altri numerosi
appuntamenti all’aria aperta, anche nella forma di “Olimpiade culturale”. Tra i
momenti centrali del festival figurano i concerti delle maggiori orchestre
sinfoniche quali i Berliner Philharmoniker, i Wiener Philharmoniker, la London
Symphony Orchestra, l’Orchestra reale del Concertgebouw di Amsterdam, la
Staatskapelle di Dresda, la San Francisco Symphony Orchestra, la Filarmonica di
San Pietroburgo, l’Orchestra filarmonica d’Israele, nonché di solisti come
Murray Perahia, David Garrett, Maria João Pires, Renaud e Gautier Capuçon. Tra
le opere, oltre al Wozzeck di Alban Berg in una nuova produzione del Teatro
Nazionale di Bucarest (con, tra l’altro, Michael Volle ed Evelyn Herlitzius e
la bacchetta di Leon Hussain), il festival Enescu propone Elettra di Richard Strauss, affidata alla Bayerische Staatsoper e al romeno
Radio Academic Choir. Del cast internazionale fanno parte Elena Pantakrova,
Anne Schwanelwilms, Agnes Baltas e René Pape; concerta Sebastien Weigle.
Figurano rari titoli operistici appartenenti al
barocco italiano: Catone in Utica di Leonardo
Vinci interpretato dall’Orchestra “Il pomo d’oro” alla guida del romano
Riccardo Minasi (classe 1978), tra i più apprezzati violinisti e direttori
della scena internazionale, e le opere del periodo veneziano di Claudio
Monteverdi, Il ritorno di Ulisse in patria e
L’incoronazione di Poppea. Ad
interpretare queste ultime due partiture sarà il complesso britannico Academy
of Ancient Music, specialista di musica barocca che predilige gli strumenti
d’epoca e un approccio che mira a riportare in vita lo stile esecutivo
dell’epoca.
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Musica
Si apre oggi nella capitale romena la XXI
edizione della rassegna internazionale intitolata a George Enescu: oltre
tremila artisti si esibiranno in 52 concerti e otto opere che spaziano dal
barocco al contemporaneo
La manifestazione è stata, negli anni del
comunismo, una vetrina per la musica dello spirito In cartellone, quest’anno,
Berliner Philarmoniker, «Wozzeck» di Berg ed «Elettra» di Strauss
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