Con
“L’inganno felice” il Rossini Opera Festival chiude in bellezza
14 - 08 - 2015Giuseppe Pennisi
Riproponendo l’allestimento del
1994 (gli anni d’oro del Festival in quanto c’era ancora molto Rossini da
scoprire o riscoprire) di un atto unico di novanta minuti, la sezione “Opera”
del Rossini Opera Festival (ROF) 2015 ha chiuso davvero in bellezza. Ovazioni
di 15 minuti per uno spettacolo vintage con la regia di Graham
Vick e le scene ed i
costumi di Richard Hudson, allora
giovanissimi.
D’altronde anche Rossini era giovane (20 anni) ma esperto donnaiolo, quando nel 1812 compose
“L’inganno felice” , un’operina sul tema della moglie di “uomo possente”
diffamata e costretta ad un lungo esilio in una miniera (in quanto salvata
dalla morte da un capo-squadra minatore) ma in cui tutto si ricompone negli
ultimi numeri musicali, il cattivo è punito ed i due coniugi vivranno uniti
ancora per numerosi anni. Una storiella banale, ma con una partitura magnifica,
in parte fatta da auto-imprestiti da precedenti opere rossiniane ed in parte da
anticipi prelibati di lavori futuri.
L’opera era stata messa in scena
nel 1994 a Pesaro per la prima volta in tempi moderni. Eppure, nel 1812 il suo
debutto veneziano era stato un trionfo. Era stata ripresa in tutte le maggiori
città europee (anche Varsavia) ed oltreoceano era stata apprezzata a New York,
Buenos Aires, Montevideo, Santiago e Vera Cruz. Tra il 1812 ed il 1868 si
contano circa 240 allestimenti, per ciascuno dei quali esistono prove
documentarie (locandine, manifesti, programmi sala).
Successivamente il silenzio sino
al 1994 a ragione dei cambiamenti di gusto del pubblico illustrati in un
precedente articolo di questa testata. Anche nel 1994, però, la partitura non
era completa: mancava un quintetto, presente nel libretto, ritrovato per caso e
proposto per la prima volta all’Opéra Royale de Wallonie a Leigi.
A chiusura del primo ciclo del
Festival si è avuta la versione integrale de “L’inganno felice”. Vicke Hudson non hanno mandato a Pesaro i loro collaboratori ma sono venuti
personalmente a curare la ripresa. La scena unica ricorda i pittori della
cosiddetta epoca vittoriana, in particolareLawrence Alma -Tadema, Edward John Poynter e John William Waterhouse. Anche i
costumi sono vittoriani, con l’eccezione di quelli dei militari, ispirati
invece alla pittura francese. Colori sobri per rappresentare una costa ruvida
(dove c’è la miniera di ferro) e sul cui sfondo (mare aperto) un battello
traversa la scena da sinistra a destra durante l’ora e mezza dello spettacolo.
Alla bacchetta un ventiquattrenne
russo Denis Vlasenko; in buca un’orchestra sinfonica G. Rossini composta principalmente da ragazze e ragazzi. Ottimi i cinque cantanti (Mariangela Sicilia, Vassilly
Kavaya, Carlo Lepore, Davide Luciano e Giulio Mastrototaro), anche essi
tutti giovani (unico veterano: Carlo Lepore).
In breve uno spettacolo dolce, di
buoni sentimenti e fatto con maestria. Merita di essere visto non solo a Pesaro
e riprendere la tournée interrotta nel 1868.
Un’anticipazione: l’anno prossimo
il ROF 2016 programma “La donna del lago”, “Il Turco e Ciro in Babilonia”.
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