venerdì 30 gennaio 2009

UN NUOVO ALLESTIMENTO DI LOHENGRIN SALPA DA PALERMO, Musica-web 29 gennaio

Il nuovo allestimento di “Lohengrin” di Richard Wagner sarà forse ricordato come la migliore inaugurazione di questa stagione 2008-2009. Ha debuttato il 24 gennaio a Palermo dove si replica sino all’inizio di febbraio prima di salpare per il Carlo Felice di Genova, che lo coproduce, ed altri teatri. Tanto Hugo De Ana (regia, scene, costumi e luci) quanto Günther Neuhold (direzione musicale) seguono le indicazioni di Wagner, il quale proprio con “Lohengrin” diede corpo alle proprie idee in materia di riforma di teatro in musica. I tempi musicali sono quali prescritti nella partitura (non “dilatati” come nel “Don Carlo” scaligero od “affrettati” come nell’”Aida” romana). Le restrizioni finanziarie e il progresso tecnico inducono De Hana a utilizzare una scena unica (nonché, per parte delle masse costumi d’una produzione della Scala d’una ventina d’anni fa). Grazie ad un abile gioco di luci e di proiezioni c’è quanto richiesto da Wagner: dalla nebbiosa pianura d’Anversa alla Cattedrale per le nozze tra Lohengrin ed Elsa, alla stanza nuziale. Non mancano i duelli e la navicella trainata da un magico cigno bianco. E’ un allestimento tradizionale, ma a costi contenuti e facilmente trasportabile per poter essere utilizzato in numerosi teatri. Ciò può non piacere a chi è alla ricerca dell’innovazione in qualsiasi nuova produzione. In questa fase di bilanci molto stretti, invece, è, a mio parere, un merito.
“Lohengrin” si svolge su tre piani paralleli che s’intersecano l’uno con l’altro: un affresco storico-politico (con toni marcatamente patriottici), una parabola metafisico-religiosa (imperniata sulla salvazione, in un Medio Evo in cui la cristianizzazione è recente e ci sono seguaci dei culti pagani), ed un dramma d’amore coniugale (con venature psicoanalitiche). Sotto il profilo drammaturgico e musicale non è facile mantenere l’equilibrio tra questi tre elementi anche perché la musica è marcatamente diatonica nell’affresco storico-politico, cromatica nel contrasto tra il cristianesimo e paganesimo ed ancorata alle opere prussiane di Spontini nella vicenda amorosa. Neuhold e De Hana riescono nell’intrapresa anche perché ben coadiuvati dal resto della compagnia.
In primo luogo, l’orchestra ed il coro (supportato quest’ultimo dal coro Orpheus di Sofia) danno un’ottima prova. In secondo luogo, un cast internazionale in cui prevalgono le due protagoniste femminili: Martina Serafin (la purissima Elsa) che canta regolarmente il ruolo a Vienna ed in Germania (ed in Italia già ascoltata in questa parte a Bologna nel dicembre 2002) e Marianne Cornetti (la perfida Ortruda seguace della magia nera del paganesimo teutonico). Zoran Tedorovich è un tenore spinto serbo abituato principalmente al repertorio verdiano (che canta al “Met” di New York). Debutta in ruoli wagneriani: ha un buon timbro ed ha retto bene il difficilissimo terzo atto. Serghei Leiferkus è efficace nella parte di Federico (marito fellone d’Ortruda). Pure gli spettacoli meglio riusciti hanno punti deboli: il Re ed il Messaggero, personaggi relativamente secondari, lasciano vocalmente a desiderare.

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