Roma ospiterà il 29 marzo il G8 sui temi dell’occupazione e del lavoro. La riunione sarà estesa ad un totale di 14 Paesi - si tratterà, dunque, di un G14 che coinciderà quasi con il G20 dei Capi di Stato e di Governo in programma a Londra. E’ un evento importante che merita la massima attenzione e che un dovrebbe risolversi in monologhi alterni e in comunicati densi d’auspici ma privi di programmi concreti.
I problemi dell’occupazione e del lavoro minacciano di durare molto più a lungo di quelli della crisi finanziaria e della stessa recessione. Nel numero di dicembre di “Strategic Analysis”, un saggio di Wynne Godley, Dimitri Papadimitriou e Gennaro Zezza documenta che, nonostante la manovra espansionista in atto (e che sarà verosimilmente accentuata da Obama) il saggio di disoccupazione Usa (oggi al 7,2% della forza lavoro) arriverà al 10% entro il 2010. Il fenomeno dell’isteresi (ossia del trascinamento o del lasso temporale tra ripresa dell’economia e quello dell’occupazione) oggi appare più grave di quello che avvenne dopo la recessione del 1979-82 per due ragioni concomitanti: a) lo spessore della contrazione del pil e del commercio; e b) l’integrazione economica internazionale. Lo afferma, con ricchezza di dati e di analisi, Rajarshi Majumber in un saggio di spessore nell’ultimo fascicolo del 2008 dell’”Indian Journal of Labour Economics”. In questo quadro, peggiorano, in tutto il mondo, le condizioni di lavoro: salari, precariato, ammortizzatori. Nel prossimo decennio, il tema centrale delle politiche economiche nazionali ed internazionali sarà la ripartizione del pil tra i redditi da capitale e da lavoro – una situazione analoga a quella in cui Usa ed Europa furono alla fine degli Anni 60.
Le risposte che in giugno potrà dare la conferenza annuale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil) saranno deboli se non arriveranno segnali forti dal G8-G14 lavoristico-occupazionale di fine marzo a Roma. L’Italia, che ha il compito di presiedere la riunione, sarà tanto più in grado di fornire indirizzo quanto meglio mostrerà di avere la propria casa in ordine. Per questo motivo, è cruciale il buon esito del confronto in atto su contrattazione e ammortizzatori – confronto da estendere alla previdenza (sia alla definizione dei nuovi coefficienti sia al ripensamento dei tempi della transizione da metodo retributivo a metodo contributivo – in Svezia realizzato in 3 anni mentre in Italia se ne sono previsti da 18 a circa 30, includendo nel computo le pensioni di reversibilità.
Un’Italia con il welfare ben equilibrato potrebbe proporre un piano internazionale per l’occupazione, analogo al World Employment Program lanciato dall’Oil negli Anni 70 (quando le crisi petrolifere facevano temere una crisi mondiale dell’occupazione) , supportato da una più rigorosa, e meglio monitorata, applicazione delle convenzioni internazionali sul lavoro al fine di contenere il “dumping sociale”.
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