Oggi Silvio Berlusconi ed Umberto Bossi, s’incontrano per esaminare le prospettive dell’aeroporto di Malpensa - argomento di rilievo per il forte impegno di spesa pubblica già rivolto allo scalo nei pressi di Varese. Parafrasando il titolo di un film di Eriprando Visconti, ancora oggetto di culto, si tratta di “una storia milanese”. L’antagonismo e la competizione non è tra Fiumicino e lo scalo alle porte di Busto Arsizio, ma tra due “partiti” nel capoluogo lombardo e dintorni – quello, per semplificare, “di Malpensa” e quello del “Milan City Airport”, ossia della promozione di Linate ad un aeroporto analogo al National Airport di Washington (a un quarto d’ora di taxi dalla Casa Bianca e dal Congresso).
I due partiti si confrontavano già negli Anni Ottanta. Allora guidavo il nucleo di valutazione degli investimenti pubblici; gli amici lombardi sanno quanto ci s’impegnò per il “passante” ferroviario tra Malpensa ed centro del capoluogo Ufficialmente la strategia era di fare diventare Malpensa un “hub” europeo; ufficiosamente (e non solo) leaders politici di Milano e della stessa Regione Lombardia premevano per la trasformazione di Linate in “Milan City Airport”. Lo scontro era così aspro che convinse i notoriamente pervicaci olandesi di Klm a pagare una salata penale ad Alitalia al fine di sciogliere un’alleanza per molti aspetti “naturale”: la compagnia olandese aveva la flotta, l’organizzazione e la tecnologia ma non una base di domanda interna ed il suo “hub” Schiphol alle porte di Amsterdam non poteva essere ampliato, mentre Alitalia aveva il mercato interno e l’”hub” di Malpensa rivolto verso l’Europa. Gli enti locali della Lombardia – molti dei quali con amministrazioni favorevoli al “Milan City Airport” – hanno frapposto ostacoli d’ogni sorta allo sviluppo di Malpensa: da vincoli paesaggistici e storici per frenare l’infrastruttura all’inquinamento acustico (con i decibel da tenersi al di sopra di un certo livello per far fruire i comuni dell’indennizzo ma non troppo alti per non disturbare gli abitanti). Pullulavano, inoltre, altri scali lombardi per il “low cost” Ancora un anno fa, due economisti milanesi (non certo collaterali al centro destra) Tito Boeri e Andrea Boitani, criticavano “i limiti ed i misfatti” di Malpensa su Lavoce.Info dell’8 gennaio 2008.
Chi s’intende di trasporto aereo sa che, sotto il profilo organizzativo e tecnico, è arduo pensare alla coesistenza tra un “hub” delle dimensioni di Malpensa ed un “Milan City Airport” con valenza strategica ed internazionale. Nella stessa New York, l’entrata in funzione del J.K. Kennedy Airport fece sì che il più centrale aeroporto Fiorello La Guardia diventasse base per una navetta low cost (l’Eastern Airlies shuttle) con Washington e perdesse tutte le rotte lunghe. Le anticipazioni sui voli della nuova Alitalia dal 13 gennaio mostrano che il partito del “Milan City Airport” la ha avuta vinta ancora una volta, con rotte verso tutte le maggiori capitali europee e, quindi, valenza strategia. Non sarà certo un’eventuale alleanza con Lufthansa a cambiare il quadro: gli olandesi hanno informato i loro vicini su quanto è radicato ed esteso il partito del “Milan City Airport”. Una ragione di più per indurre Colonia (sede della Lufthansa) ad andarci con i piedi di piombo.
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