L’economia romana sta reggendo bene la crisi dell’economia internazionale. Secondo la Banca Mondiale, nel 2009 si avrà, per la prima del 1980, una contrazione del commercio. I 20 istituti econometrici del “consensus” prevedono (nelle stime diramate il 31 dicembre) una flessione del pil dell’area dell’euro dello 0,9% e per l’Italia dell’1,1%. Un’inchiesta condotta tra gli imprenditori del Lazio (e pubblicata l’ultimo giorno del 2008) stima, invece, che la produzione resterà immutata a Roma e provincia (rispetto all’anno scorso), nonostante la caduta nelle altre province del Lazio e la flessione generalizzata dell’export. Stabili anche gli investimenti non perché la mano pubblica si sostituisca al privato, ma grazie alla spinta degli imprenditori (specialmente nella chimica, telecomunicazioni, trasporti e meccanica), nonostante la riduzione di margini operativi e di utili. Inevitabile, l’aumento della cassa integrazione, in forte rialzo, pur se il calo dell’occupazione sarà contenuto; sul dato della cig incide quanto previsto negli accordi Governo-parti sociali per il riassetto dell’Alitalia.
Un altro aspetto molto positivo,e poco notato, è l’impegno nel sociale (e del culturale) delle Fondazioni bancarie, in particolare della Fondazione Roma. Un’analisi di fine 2008 dimostra che nell’anno appena iniziato manterranno un flusso di 70 milioni di euro (in tutto il Lazio ma oltre due terzi indirizzati a Roma e provincia), una vera e propria ancora per alleviare le implicazioni della crisi mondiale sulle fasce più deboli della popolazione.
Come spiegare la retrocessione in termini d’indice di “qualità della vita” pubblicato da un quotidiano di Milano ed utilizzato, strumentalmente, da alcuni politici dell’opposizione? Un’analisi attenta del dato prova che la retrocessione è imputabile soprattutto alla criminalità (computata peraltro sino a metà 2008), frutto di tre lustri di lassismo verso gruppi sociali (italiani e stranieri) ad alta propensione all’illegalità ed ai reati. Una strategia di “tolleranza zero” dovrebbe dare presto buoni risultati.
Quali lezioni si apprendono dalla buona tenuta relativa di Roma nella crisi mondiale? Liberiamoci della leggenda metropolitana secondo cui Roma (al pari di altre capitali) resta a galla a ragione dell’alta proporzione di pubblico impiego: Berlino, Londra e Parigi sono travolte dalla crisi (con tassi di disoccupazione che superano il 10% ed, in un caso, toccano il 20% di chi cerca lavoro). Roma resiste – affermano analisi della Luiss Guido Carli – a ragione del suo capitale umano; le imprese con una dotazione “forte” di capitale umano superano le difficoltà meglio delle altre. Ciò conferma l’ipotesi che Il Tempo sostiene da mesi: il futuro di Roma è nell’alta tecnologia grazie anche alla rete delle sue 13 università e di centri ed istituti di ricerca e del contributo che può dare ad industria e servizi innovativi.
Quali insegnamenti per le politiche pubbliche? Attivare questa rete, supportarla con infrastrutture, promuovere la sicurezza. Queste le priorità per l’anno appena iniziato.
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