Le stime della Commissione Europea suggeriscono che la recessione dell'economia reale italiana sarà molto più pesante di quanto si pensasse solo poche settimane fà. Il Tempo lo aveva annunciato già in dicembre fornendo anche alcune spiegazioni. Tuttavia, la pubblicazione dei dati di Bruxelles impone di tornare sul tema e di sollevar pure un interrogativo.
In primo luogo, le previsioni della Commissione sono il risultato di una modellistica econometrica assodata , anche se, in passato, si è mostrata meno affidabile di strumenti come Multimod e Link (utilizzati rispettivamente dal Fondo monetario e dalle Nazioni Unite) nel quantizzare il breve e medio periodo. Sarebbe, però, futile entrare in un dibattito econometrico, tale da interessare unicamente gli econometrici e qualche altro addetto ai lavori. Oscar Wilde amava affermare che le previsioni sono difficili se riguardano il futuro. La recessione , però, c'è e morde. Lo sanno settori come la metalmeccanica e distretti industriali come quelli del Veneto, dell'Emilia-Romagna e del'Adriatico,ossia di Marche e d' Abruzzi (mentre Toscana e Lazio sono, per il momento, appena sfiorate). La ragione della pesantezza della contrazione dell'economia reale è paradossalmente la stessa che ha consentito al settore finanziario di restare relativamente al riparo dello tsumani abbattutsi sul resto del mondo. Un'economia finanziaria densa di vincoli e di norme prudenziali è stata una difesa della tempesta finanziaria. I vincoli e le restrizioni hanno invece agito come elemento che ha aggravato l'andamento dell'economia reale. Su questo quadro si staglia, poi, come l'ombra di Banco, l'aumento della pressione tributaria voluto dal Governo Prodi; hanno già espresso un giudizio di merito gli elettori. A tale giudizio, non c'è nulla da aggiungere.
In secondo luogo, occorre chiedersi come uscirne, come fare ripartire l'economia italiana. E' questo il tema centrale di politica economica. Un saggio recente di Edmund Phelps, che conosce a fondo il nostro Paese, afferma che gli stimoli di bilancio e di politica monetaria (anche ove fossero fattibili) non avrebbero effetti sufficienti. Il traino può essere fornito principalmente da una forte iiniezioni di liberalizzazioni. Teniamo presente che in una fase in cui molti Governi nazionalizzano (o irizzano) siamo riusciti a privatizzare Alitalia e la rete pubblica di sale cinematografice e stiamo portando in porto le privatizzazioni di Cinecittà Studios e di Tirrenia. Per incidere occorre operare in materie che sono di competenza di Regioni, Province e Comuni più che delle autorità centrali di Governo. Una conferenza nazionale potrebbe forse dare l'impulso. Oppure una sessione speciale nell'ambito del dibattito parlamentare sul federalismo.
Veniamo, infine, all'interrogativo: perché la Banca d'IItalia ha anticipato di qualche giorno le previsioni della Commissione Europea, verosimilmente a sua conoscenza da tempo in seguito sia ad una prassi consolidata (e salutare) di consultazioni sia dell'amicizia personale tra il Direttore Generale agli Affari Economici e Finanziari dell'Esecutivo di Bruxelles, Marco Butti, e i piani alti di Palazzo Koch (oltre che in Via Gerusalemme 7 a Bologna)? Nella nota birreria "La Morte Subite" della capitale belga si maligna che c'era chi voleva fare il Pierino, strizzando un occhio a chi oggi è all'opposizione. Sono pettegolezzi a cui non dare importanza. Molti italiani, però, qualche spiegazione vorrebbero averla.
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