giovedì 15 gennaio 2009

PER RISOLVERE LA GUERRA DEL GAS SI DEVE PASSARE DA SEBASTOPOLI, Il Velino 15 gennaio

Sono stati riaperti i rubinetti del maxi-gasdotto che, attraversando l’Ucraina, approvvigionata parte dell’Ue (e dell’Italia) di metano. E’ difficile, però, pensare che una soluzione duratura e stabile sia quella di affidarsi ad ispezioni internazionali- nel caso specifico da parte di tecnici dell’Ue. La soluzione trovata è un’incoraggiante indicazione del risveglio dell’Ue su questi temi (dopo anni di letargo in cui la Commissione e l’Ue come tale non volevano né fare le necessarie pressioni su Kiev perché modernizzasse il proprio settore energetico né smettere di farsi la concorrenza , tra singoli Stati dell’Unione, nel corteggiare Vladimir Putin e gli oligarchi che lo contornano. La storia economica, però, insegna che soprattutto in materia di energia le ispezioni sono, nel migliore dei casi, un palliativo temporaneo. E’ anche illusorio pensare che i principali percorsi alternativi (in varie fase di realizzazione) diminuiscano la dipendenza dell’Ue e dell’Italia dall’ex-Impero sovietico all’Ue. In primo luogo, le due condotte promosse da Mosca, il Northern Stream (di particolare interesse per la Germania) ed il Southern Stream , eviterebbero il passaggio attraverso l’Ucraina ma l’Europa resterebbe tributaria del gas russo (e dei conflitti all’interno del Cremlino e tra Cremlino e altri oligarchi). In secondo luogo, anche dopo la messa in funzione del Nabucco (il gasdotto, promossa da Use ed Ue, che dovrebbe portare gas dell’Asia Centrale, principalmente dall’Azebarjan, all’Europa), il 40% dell’import europeo di gas continuerebbe a provenire dalla Russia. In parole povere, nessuno di questi progetti sostituisce i cento miliardi di metri cubi di gas che ora attraversano l’Ucraina. Ne ho trattato di recente in sede più propriamente tecnica.
Altre misure sono o costose o tali da offrire risultati unicamente nel medio-lungo periodo. La più immediata è l’aumento delle scorte: è misura dispendiosa e non risolutiva, specialmente per i Paesi meno prosperi. All’inizio di gennaio, la Bulgaria, la Croazia e la Bosnia avevano i serbatoi vuoti. L’interruzione degli approvvigionamenti (anche se di solo pochi giorni) ha colpito ben 18 Paesi europei. L’Ue può fare progressi integrando meglio le proprie condotte di metano e scambiandosi più efficacemente informazioni, ma è difficile pensare che le compagnie nazionali (spesso in regime di monopolio) passino dall’opacità alla trasparenza. E’ inoltre essenziale svilupparne gli impianti di liquificazione del gas naturale, ma tutti sappiamo come e quanto vi si oppongano le comunità locali. Il percorso verso il nucleare, il solare e l’eloico non darà risultati a breve termine.
A questo punto, occorre trovare una soluzione più resistente. Ciò può essere fatto tramite un compromesso geopolitico con risolti sul piano energetico. La flotta russa ha delle sue basi più importanti a Sebastopoli ; l’accordo per giungere ad un contratto di fitto ventennale è stato raggiunto nel 1997, dopo un negoziato lunghissimo. Michael J. Strauss del Centre d’Etudes Diplomatiques et Stratégiques rileva, correttamente, che per una base militare un contratto di fitto ventennale è molto breve (chiaro segnale della fiducia reciproca tra i due Paesi). Rappresenta comunque un’”opzione”, in effetti un’”opzione call” per l’Ucraina (da esercitarsi tra otto anni). La teoria ci dice che “opzioni” semplici possono diventare “composte” ed essere di vantaggio a tutte le parti in causa . Strauss è un politologo ed uno stratega non un economista con dimestichezza in “opzioni reali”.

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