OPERA/
Viva i giovani: Carmen a Roma
Pubblicazione:
martedì 24 giugno 2014
La Carmen a
Roma
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NEWS ROMA
Secondo
i sondaggi periodicamente condotti dal sito ‘Operabase’, il portale più seguito
dai melomani e dai professionisti, Carmen è stata per decenni l’opera
più ascoltata e forse più vista al mondo. Soltanto di recente è stata superata
dal Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart, ma si è trattato di un
breve interludio. Nel 2011, Carmen era di nuovo in testa, superata però
da La Traviata nel 2013. E’, comunque, una delle opera più viste e più
ascoltate, anche grazie alle versioni cinematografiche, principalmente quella
di Otto Preminger negli Anni Cinquanta e quella di Francesco Rosi negli Anni
Ottanta. Sino a tempi recentissimi, la si presentava nell’edizione messa a
punto per l’Opera di Vienna nel 1875 dal mesteriante Ernest Guiraud che aveva
non solo musicato le parti parlate ma rimaneggiato, malamente,
l’orchestrazione.
Nell’allestimento
in scena a Roma, viene offerta come la compose Bizet: l’orchestrazione è
l’originale, più ruvida di quella taroccata da Guiraud, ma più affascinante.
Tuttavia date le difficoltà di dizione del cast internazionale, le parti
parlate sono accompagnate (dalla partitura di Guiraud) come Bizet si era impegnato
a fare nel contratto con Vienna che non poté assolvere a ragione della
sua prematura improvvisa morte. Non ha nulla del colore “verista” delle
“Carmen” che imperversavano sino alla fine degli Anni Ottanta. Da un lato,
richiama i madrigali polifonici (il quintetto del secondo atto) e, dall’altra,
è protesa verso un espressionismo che mai prese radici in Francia, ma creò una
grande scuola in Germania. La messa in scena di Emilio Sagi ci porta in una
Spagna lontana dal technicolor ma grigia, marrone e bianca (intramezzata da
rossi scuri); un clima, quindi, espressionista più che folkoristico. L’azione,
inoltre, è situata non a metà Ottocento ma negli immediatamente precedenti la
guerra civile in un’atmosfera, quindi, macera e pregna di tensione.
Lo
spettacolo viene dal Municipal di Santiago del Cile. Quindi, è concepito per
poter essere spostato da un palcoscenico ad un altro. Semplicissima la scena;
una costruzione fissa che , con tele dipinte, luci ed un minimo di attrezzeria,
nonché soprattutto luci, diventa di volta in volta una piazza di Siviglia, la
taverna di Lilas Pastias, una sierra, e lo spazio antistante la Plaza
de Toros. Molto belli i costumi di Renata Schusstein. Efficaci le danze di
Nuria Castejon.
Notissima
la vicenda: alla “femme fatale” Carmen, divoratrice di uomini e distruttrice di
se stessa, viene giustapposto Don José, buon ragazzo della Navarra, ma
traditore della sua dolce Micaela prima di venire lui stesso tradito dalla
protagonista con il torero Escamillo. La concertazione di Emanuel Villaume è
curata nel dettaglio, piena di vigore e di “tinta”. Tiene i tempi molto
meglio di quella di Barenboim ascoltata alla Scala. Intercetta a pieno le
finezze dell’orchestrazione originale (che delizia l’assolo del flauto
nell’intermezzo!). Il coro diretto da Roberto Gabbiani è , come sempre, molto
professionale. Deliziose le voci bianche curate da José Maria Sciutto.
Erano
stati annunciati mostri sacri come Anita Rachvelishvili (lanciata da
Daniel Barenboim e Emma Dante alla Scala) e Alexsandr Antonenko (l’’Otello’ preferito
da Muti). Hanno dato forfait per malattia (o forse per il contenimento dei cachet.
Quale che sia la ragione, meglio così. Ho espresso le mie perplessità su Anita
Rachvelishvili quando debuttò nel ruolo il 7 dicembre 2009 alla Scala .
Alexsandr Antonenko è un ottimo Otello, ma il ruolo di Don Josè richiede una
vocalità differente, molto più dolce e molto più sfumata, ed una tessitura che
arrivi al ‘sì naturale’. Ambedue, poi, hanno difficoltà con il francese,
specialmente con le gutturali di cui è pieno il testo.
Sono
stati sostituiti da due giovani strepitosi: Clémantine Margaine, perfetta nel
ruolo sia come attrice sia come cantante, e Dmytro Popov, un ucraino di scuola
francese che è sì un tenore spinto ma dal fraseggio morbido ed in grado sia di
ascendere ad acuti spericolati sia di discendere ad un registro relativamente
più basso. Si sono meritati applausi a scena aperta ed ovazioni alla fine. Di
grande livello, Eleonora Buratto nel ruolo di Manuela. Buono Kyle Keteksen in
quello di Escamillo. Gli altri, numerosi, hanno dato prova di essere una
compagnia affiatata che ha avuto buona presa sul pubblico.
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