Due
condizioni per far funzionare il piano Draghi
GIUSEPPE PENNISI
Riuscirà la manovra varata dalla Banca centrale europea a rilanciare le economie dell’Eurozona? È raro che da sole le politiche della moneta riescano a fare da molla a sistemi economici complessi se non accompagnate da politiche di bilancio, dei redditi, della regolazione e quant’altro. Tuttavia, è stato messo in campo non solo un bazooka ma una gamma di strumenti articolati ed innovativi, specialmente i prestiti a lungo termine «di scopo» finalizzati agli investimenti aziendali. Ci sono due aspetti essenziali che determineranno se l’insieme delle misure Bce coglierà nel segno. Il primo è come uscire dalla cosiddetta «trappola della liquidità». Il secondo consiste nell’esigenza di ritoccare il meccanismo di pagamenti intra-europei, in gergo Target 2, ossia il sistema automatico di trasferimenti e saldi in tempo reale.
Ci sono pareri discordi sulla «trappola della liquidità », il fenomeno secondo cui, anche a ragione di essersi scottati le dita nella crisi finanziaria, chi ha liquidità (sia banca o impresa) non la cede, mentre chi la cerca non trova chi è disposto a fargli credito. L’opinione generale è che nel Nord Europa il fenomeno sia limitato, anche a ragione delle dimensioni d’impresa (si cede liquidità con una certa serenità a colossi industriali dell’export mondiale). Nel Sud Europa, e in Francia, la trappola è una tenaglia anche per le imprese di successo sul mercato mondiale: entrano in gioco elementi non economici, studiati dall’economia comportamentale e dalla neuroeconomia, basati sul grado di fiducia. I prestiti a lungo termine «di scopo» dovrebbero essere l’arma dell’artiglieria Bce contro la trappola: è, però, un cannone come quello di Navarone – mai provato. Funzionerebbe se accompagnato, come fatto negli Stati Uniti, dall’impegno a tenere i tassi bassi (e a penalizzare chi tesorizza) sino a quando nell’Eurozona il tasso di disoccupazione arriverà ad un livello accettabile (ad esempio, dall’attuale 11,8% al 7%). Per scoprire i misteri del Target 2 occorre rivolgersi o a scritti accademici di Hans Werner Sinn (consigliere di Angela Merkel) o ai rapporti della Federal Reserve Usa (più eloquenti dei bollettini mensili Bce). La piattaforma telematica è meno asettica di quel che sembra: i saldi dei pagamenti con Paesi al di fuori dell’Eurozona (ad esempio per acquistare auto coreane o mazze da golf giapponesi) vengono effettuati con liquidità prestata automaticamente (ed obbligatoriamente) dai Paesi in attivo – in gran misura dalla Bundesbank. Ciò ha l’effetto di fare da canale di trasmissione della politica tedesca ai Paesi in deficit. Nei tre anni 2008-2011, documenta la Fed, le banche centrali di Germania, Olanda e Lussemburgo hanno prestato 1.000 miliardi di euro al Sud-Europa (compresa la Francia). Nel 2012-2013, invece, appena 600, verosimilmente in quanto l’austerità ha ridotto redditi, consumi e import. Questo punto, solo apparentemente tecnico, deve essere tra le priorità del semestre in cui l’Italia presiederà gli organi di governo Ue.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nessun commento:
Posta un commento