lunedì 9 giugno 2014

Due condizioni per far funzionare il piano Draghi in Avvenire 11 giugno



Due condizioni per far funzionare il piano Draghi


GIUSEPPE PENNISI
R
iuscirà la manovra varata dalla Banca cen­trale europea a rilanciare le economie del­l’Eurozona? È raro che da sole le politiche della moneta riescano a fare da molla a sistemi e­conomici complessi se non accompagnate da po­litiche di bilancio, dei redditi, della regolazione e quant’altro. Tuttavia, è stato messo in campo non solo un bazooka ma una gamma di strumenti ar­ticolati ed innovativi, specialmente i prestiti a lun­go termine «di scopo» finalizzati agli investimen­ti aziendali. Ci sono due aspetti essenziali che determine­ranno se l’insieme delle misure Bce coglierà nel segno. Il primo è come uscire dalla cosiddetta «trappola della liquidità». Il secondo consiste nell’esigenza di ritoccare il meccanismo di pa­gamenti intra-europei, in gergo Target 2, ossia il sistema automatico di trasferimenti e saldi in tempo reale.

Ci sono pareri discordi sulla «trappola della liqui­dità », il fenomeno secondo cui, anche a ragione di essersi scottati le dita nella crisi finanziaria, chi ha liquidità (sia banca o impresa) non la cede, mentre chi la cerca non trova chi è disposto a far­gli credito. L’opinione generale è che nel Nord Eu­ropa il fenomeno sia limitato, anche a ragione del­le dimensioni d’impresa (si cede liquidità con u­na certa serenità a colossi industriali dell’export mondiale). Nel Sud Europa, e in Francia, la trap­pola è una tenaglia anche per le imprese di suc­cesso sul mercato mondiale: entrano in gioco e­lementi non economici, studiati dall’economia comportamentale e dalla neuroeconomia, basa­ti sul grado di fiducia. I prestiti a lungo termine «di scopo» dovrebbero essere l’arma dell’artiglieria Bce contro la trappola: è, però, un cannone come quello di Navarone – mai provato. Funzionereb­be se accompagnato, come fatto negli Stati Uniti, dall’impegno a tenere i tassi bassi (e a penalizza­re chi tesorizza) sino a quando nell’Eurozona il tasso di disoccupazione arriverà ad un livello ac­cettabile (ad esempio, dall’attuale 11,8% al 7%). Per scoprire i misteri del Target 2 occorre rivolgersi o a scritti accademici di Hans Werner Sinn (consi­gliere di Angela Merkel) o ai rapporti della Fede­ral Reserve Usa (più eloquenti dei bollettini men­sili Bce). La piattaforma telematica è meno aset­tica di quel che sembra: i saldi dei pagamenti con Paesi al di fuori dell’Eurozona (ad esempio per ac­quistare auto coreane o mazze da golf giappone­si) vengono effettuati con liquidità prestata auto­maticamente (ed obbligatoriamente) dai Paesi in attivo – in gran misura dalla Bundesbank. Ciò ha l’effetto di fare da canale di trasmissione della po­litica tedesca ai Paesi in deficit. Nei tre anni 2008-2011, documenta la Fed, le banche centrali di Ger­mania, Olanda e Lussemburgo hanno prestato 1.000 miliardi di euro al Sud-Europa (compresa la Francia). Nel 2012-2013, invece, appena 600, ve­rosimilmente in quanto l’austerità ha ridotto red­diti, consumi e import. Questo punto, solo appa­rentemente tecnico, deve essere tra le priorità del semestre in cui l’Italia presiederà gli organi di go­verno Ue.

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