SOSTIENE PEREIRA
Beckmesser
Quando uscirà questa nota, il cartellone
della prossima stagione del Teatro alla Scala (e forse delle prossime due
stagioni, secondo la buona prassi iniziata da La Fenice) sarà stato pubblicato.
Dopo circa dieci anni in cui il Sovrintendente e Direttore Artistico è stato il
francese Stéphane Lissner, inizia una fase in cui alla guida dell’istituzione
sarà l’austriaco Alexander Pereira. Come è noto, la prima parte della carriera di Pereira è stata con
un’azienda italiana, la Olivetti. La musica, ed il teatro in musica (è stato
anche attore), sono , però, sempre state le sue passioni . Dopo alcuni anni
come Segretario Generala della Konzerthaus di Vienna, dal 1991 al 2012 ha
trasformato il teatro dell’opera di Zurigo da una scena essenzialmente di
secondo piano, ove non provinciale, della lirica europea in uno dei maggiori
centri di produzione e di innovazione. Da Zurigo ha assunto la carica di
Sovrintendente e Direttore Artistico del Festival di Salisburgo , il più
importante festival di musica classica a livello mondiale estendendone durata e
contenuti.
In interviste, conferenze e
conversazioni private, Pereira ha, in questi ultimi mesi, indicato quali sono i
suoi piani per La Scala nei prossimi tre anni, Portare da 55 (ultimo triennio)
a 64 i titoli aumentando da 13 a 22 le nuove produzioni in prima esecuzione;
dare spazio alla musica contemporanea (ed a prime mondiali); portare a Milano
il meglio di quanto prodotto in altri tra i maggiori teatri. Questo ultimo
punto- e più specificatamente il progetto di fare arrivare alla Sala del
Piermarini- alcuni titoli che , durante la sua gestione, hanno avuto un grande
successo a Salisburgo, ha dato luogo a polemiche prima ancora che assumesse
l’incarico. Sono polemiche strumentali sia perché nessun teatro di prestigio
sopravvive senza importare produzioni di grande livello da altri teatri di
qualità sia perché, come è stato documentato, i costi delle produzioni già
presentate a Salisburgo sono stati in gran misura ammortizzati e, di conseguenza,
La Scala le avrà a prezzi stracciati. E’ ormai obsoleta la distinzione che
spesso alcuni esponenti dei sindacati del settore fanno tra teatri ‘di
produzione’ e teatri ‘di circuitazione’. Tutti i grandi teatri debbono sia
produrre sia ‘circuitare ’, come d’altronde La Scala fa da sempre.
I punti nodali sono a) se le strutture
della Scala riusciranno a reggere il previsto aumento delle nuove produzioni
(nonché della alzate di sipario – in pratica la ‘stagione’ durerà tutto l’anno
con una pausa in agosto) e b) se la Scala avrà le risorse finanziarie per
alimentare questo programma.
Il primo punto richiede probabilmente un
riassetto interno delle strutture. Non le conosco in modo da poter esprimere
un’opinione, ma amici milanesi in stretto contatto con il teatro sostengono che,
come molte altre istituzioni pubbliche e private, La Scala è afflitta da una soffocante burocrazia. Se
questa è la situazione, uno dei primi compiti di Pereira sarà quello di
riorganizzare l’azienda.
In merito al secondo punto, Pereira è
consapevole che le risorse dello Stato, della Regione e della Provincia per la
Scala non potranno aumentare a ragione della situazione di finanza pubblica del
Paese. Non potranno crescere più di tanto quelle degli sponsor italiani.
Quindi, ha lanciato una campagna di ‘ fund raising’ a livello internazionale
per creare circoli di ‘amici della Scala’ negli Usa, in Asia e via discorrendo
. Qualcuno ha arricciato il naso. Senza dubbio, se la quota di finanziamento
pubblico scende e quella del privato sale, cambiano gli equilibri in materia di
chi ha quanta voce in capitolo. Tuttavia, come dice un vecchio proverbio, non
si può avere la botte e la moglie ubriaca.
Quindi sostengo quanto sostiene Pereira.
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