Il caso
delle 2.200 «contabilità speciali»
GIUSEPPE PENNISI
Potrebbe una brava massaia gestire la propria famiglia con 254 conti correnti, molti con regole o prassi differenti gli uni dagli altri? Probabilmente avrebbe difficoltà di ogni sorta per fare quadrare il bilancio domestico. Questo era il numero delle 'contabilità speciali' del ministero dei Beni culturali nel 2012; le raccomandazioni del Consiglio Nazionale – il più autorevole organo di alta consulenza del ministero – non servirono a nulla. Studiando la foglia di un albero, però, si comprende meglio il bosco. Il 'caso' Beni culturali ha riaperto una questione antica. La settimana scorsa si è appreso che le 'contabilità speciali' in vigore sono circa 2.200, tutte create per motivi 'eccezionali' e molte ora alla base di indagini giudiziarie recenti (Mose, Expo, Pompei e via discorrendo). Non sono distribuite pro-quota tra i vari dicasteri; in effetti, Via del Collegio Romano ne ha più del 10% del totale. Dalla legge 478 del 1978 sino alla legge 196 del 2009 (passando per le leggi 362 del 1988 e 208 del 1999), Governi e Parlamenti hanno tentato di mettere paratie forti alle 'contabilità speciali'. In certi casi (emergenze, calamità naturali, tutela di alcuni aspetti del patrimonio culturale ed ambientale) possono essere necessarie per velocizzare interventi. A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca: la diffusione dello strumento (spesso accompagnato da deroghe alle procedure di evidenza pubblica e gara per appalti e commesse), induce a pensare che è urgente non una sforbiciata ma una drastica riduzione. In Francia – si ricordi – le 'contabilità speciali' sono autorizzate eccezionalmente da un comitato di ministri e possono essere mantenute «esclusivamente in caso di perfetto equilibrio tra entrate e spese». Nei Paesi di tradizione anglosassone, sono sconosciute; se del caso, si utilizzano strumenti analoghi ai decreti legge da convertire con normali procedure parlamentari.
La situazione causa imbarazzo in un semestre in cui l’Italia ha l’onore e l’onere di presiedere gli organi di governo dell’Unione europea. Da lustri, il resto dell’Ue si chiede come si faccia a gestire efficacemente ed efficientemente un bilancio con 2.200 'contabilità speciali' ed auspica che il nodo si risolva con il passaggio al bilancio di cassa, previsto dalle legge 196 del 2009, la cui attuazione è stata ritardata in quanto accavallatasi con le norme sul pareggio di bilancio. Il fenomeno è peggiorato e oltre 35 anni di tentativi per eliminarlo sono passati invano.
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Sono conti ad hoc creati per motivi eccezionali, di cui il nostro Paese ha fatto abuso. Inutili gli interventi normativi per limitare il fenomeno
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