domenica 29 giugno 2014

I debiti del giovane Matteo Renzi in Formiche del 30 giugno



I debiti del giovane Matteo Renzi
30 - 06 - 2014Giuseppe Pennisi
Il presidente del Consiglio sta sottovalutando il problema del debito pubblico italiano? Dubbi, numeri e informazioni non troppo rassicuranti che arrivano pure dall'Argentina...
Al termine del Consiglio Europeo della settimana scorsa, un diplomatico francese (che vuole restare anonimo) ha sussurrato a un collega olandese che “il Presidente del Consiglio italiano si comporta come chi ha accettato un eredità con beneficio d’inventario ed è convinto che il notaio stia ancora lavorando a fare somme e sottrazioni”.
Il riferimento al debito pubblico dell’Italia è chiaro. Si è svegliato, dopo mesi di letargo, lo stesso Corriere della Sera che ieri ha passato in rassegna alcune ipotesi di abbattimento formulate di recente, dato che le misure sino ad ora proposte (cessione di parte delle azionariato di spa pubbliche) si limiterebbero a scalfire il problema.
Perché se ne parte adesso? Durante il Consiglio europeo, è scoppiata la bolla del debito dell’Argentina. La Repubblica sud-americana starebbe per aggiungere un accordo con i propri creditori, ma una sentenza della Corte Suprema Usa ha stabilito che i detentori di titoli argentini emessi negli Stati Uniti (con le guarentigie della normativa federale americana) sono tutelati da eventuali “sconti”. Ci sarebbero, quindi, due classi di creditori (e una miriade di azioni giudiziarie).
Come ricordato su Formiche.net del 21 giugno, il Fondo monetario considera l’Italia tra i Paesi a più alto rischio di contagiare il resto dell’area dell’euro nell’eventualità di una crisi del debito sovrano. Proprio quanto sta avvenendo a proposito dell’Argentina suggerisce che il detonatore è già sul punto di esplodere. E dal “cono sud” dell’Emisfero Occidentale, colpire chi in Europa è più debole e più contagioso.
Lo staff del Fondo monetario ha lavorato febbrilmente a nuove direttive che l’istituzione finanziaria internazionale più e meglio preposta a queste tematiche dovrebbe portare al proprio Consiglio d’Amministrazione prossimamente. Sarebbe interessante sapere, nell’interesse della trasparenza, se i cinque seggi del Consiglio del Fondo occupati da Stati dell’Unione Europea (UE) intendono prendere una posizione univoca o se andranno in ordine sparso. Oppure almeno quali sono le istruzioni che sono state inviate al rappresentante dell’Italia.
Le proposte del Fondo sono chiare. In sintesi, si possono riassumere in due punti: maggiore equità nelle ristrutturazioni (dal 1970 ne sono avvenute ben settanta) e l’impiego, per quanto possibile, di reprofiling (allungamento delle scadenze mantenendo invariato valore nominale dei titoli ed interesse) ad uno stadio iniziale, prima che il debito diventi “insostenibile” e si debba ricorrere a ristrutturazione frettolose (e caotiche).
Secondo studi recenti di Paolo Manasse (Università di Bologna), di Guido Tabellini (Università Bocconi) e di Mario Baldassarri (Università di Roma), nonostante il Presidente del Consiglio pensi che si sia ancora alla fase dell’inventario, questo stadio è già stato superato. Nel maggio 2012, a conclusioni simili era giunto il Cnel (che Renzi vuole sopprimere) al termine di una rassegna delle varie proposte allora in campo: lo documenta ampiamente il sito dell’istituto. Poche mesi dopo, l’associazione Astrid ha formulato una sintesi di proposte puntuali al Governo Monti.
Accantonare un problema o non parlarne non vuol dire risolvere il nodo. Se esplode la bolla del debito, mentre si pensa che sia ancora in corso l’inventario, il trambusto sarà tale che per diversi mesi nessuno si occuperà di Senato e di legge elettorale. Scatterà lo SOS, si salvi chi può.

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